Cani, padroni e musageti di Guido Ceronetti

Cani, padroni e musageti LETTERE DALL'ITALIA ■ FONOGRAFI IN MOSTRA A VENEZIA Cani, padroni e musageti Palazzo Fortuny presenta «Archeofon», una rassegna di raccoglitori e trasmettitori meccanici del suono, creati tra 1888 e 1934 - Cilindri magnetici, grammofoni a tromba, apparecchi radio, radiofonografi - Il fantasma di Edison e la celebre immagine-sigla col cane della Voce del Padrone VENEZIA — Peccato, peccalissimo, la mostra veneziana detta Archeofon (bel nome, ma troppo impegnativo) a Palazzo Fortuny, è muta. Quei raccoglitori e trasmettitori meccanici del suono, fonografi a cilindro e a tromba, apparecchi radio, radiogrammofoni, tra 1888 e 1934, li si può soltanto vedere, non ascoltare... Li si potrebbe, anzi, realmente vedere solo potendone, qualcuno, ascottare. Ogni mezz'ora ci dovrebbero essere dieciquindici minuti di ascolto di uno degli strumenti esposti, variando apparecchio e programma- questo sarebbe davvero mostrarli, rompendo la vetrina blindata del silenzio, altrimenti c'è poco guizzo, vedi ben conservale mummie da collezione. Fatele cantare, prima che la mostra chiuda (5 marzo)! Un fonografo deve girare e cantare: verrebbe motta più gente! Voci: di Tamagno, di Caruso, di Mistinguett... Programmi EIAR, dalle Phonola, dalle Philips... E Sarah Bemhardt, e Kubelik e Petrolini... Flebilità sonore, puntine che raschiano... Ho abbastanza in me immaginazione sonora e tempo assimilato per ascoltare le voci mentre passo tra gli strumenti muti, ma quanta più emozione se da un angolo uscissero, soffocate come sospiri, un'aria, una canzone, un segnale, una... tutto quel che abbiamo messo insieme, in un centinaio d'anni, per surrogare meccanicamente la sempre più inafferrabile e meno creduta Resurrezione dei Morti! Fare i morti meno tali: è lì uno dei grandi sottosuoli ignorati e sibillini del secolo XIX, cosi padre e pedagogo di questo come mai un secolo riuscì ad esserlo di più, del successivo. La resurrezione dei morti in surrogato è la non-totale estinzione dei morti, il loro comunicare ancora attraverso il medium meccanico coi vivi: il principio astratto da cui scorrono fotografia e fonografia è facile da stanare, ed è torvo e commovente ad un tempo. Il miserabile che siamo non volendo morire del tutto si aggrappa a delle macchine in cui immagine e voce restano immuni da morte; e tuttavia in questa protervia materialistica sono sparsi dei doni, respirano lacrime e fiori. Basta riflettere un attimo e tutto lo sterminato apparato contemporaneo di riproduzione all'infinito del suono e dell'immagine diventa un punto, uno solo: quello. Parallelamente, nel XIX, nasceva l'occultismo, lo spiritismo, la comunicazione medianica non meccanica, Allan Kardec suo profeta altro grave combattimento con Thanatos (con trucco ottimistico, ma è un rosato tenue sul bianco spettrale soggiacente) mentre la metafisica occidentale vede i suoi pozzi di trascendente, le sue cisterne platoniche disseccarsi e mette avanti, come proprio fonografo antimorte, il divenire storico, la rivoluzione permanente, l'utopia sociale, la resurrezione dei morti in figura di risorgimenti nazionali. Abbiamo altri misteri d'anima da circuire, guardando a invenzioni e inventori; è appassionante, mi ci perdo... Il segreto della telefonografìa edisoniana è la sordità totale, provocata da un bruto, in cui piombò adolescente Thomas Edison, telegrafista di vagoni postali- alla ricerca di una proiesi meccanica per l'udito, arrivò ad imprigionare la propria voce di morto e a riudirla da vivente. L'idea germinale, nell'inventore sull'altra sponda dell'Atlantico, Charles i a , d e l e e a i e e o , n e a , s a i o a a a l l 4 o n è e l , li e. Cros, personaggio più affascinante, umanamente, di Edison, si manifesta lavorando tra i sordomuti della rue Saint-Jacques, verso il 1860, e fu un atto di compassione verso i piccoli sordomuti: come insegnargli la parola, invece di ripiegare sull'alfabeto gestuale? In entrambi i casi la ricerca di una protesi è fondamentale. Nell'iconologia moderna un posto d'eccezione va dato ad un'immagine delle più fissate nella memoria collettiva, il cui significato he completamente cessato di esere percepito: il cane della Master's Voice, l'universalissima, planetaria Voce del Padrone. Cane e fonografo a tromba, non una Pubblicità, ma la sintesi perfetta del senso profondo, luttuoso, disperato di quei che fu la fonografia mecranica. Perché il Padrone è morto... Del padrone del cane non resta che la superfìcie fragilissima, a spessi solchi, di un Disco. Qualcuno ha girato la manovella e si è eclissalo: il cane, solitudine animale sconfinata in un mondo di solitudini che solo quel padrone gli popolava, è inchiodato li dalla meraviglia e resta in attesa, implorante, che il padrone esca rivivendo dal fonografo-sepoltura dal quale sta parlando, a lui proprio, e per lui. Osservo meglio: l'immagine è tra le più frequenti nella sala di Archeofon. La posizione del cane è faccia a faccia la bocca della tromba e la bocca del cane sono vicinissime, è ben più di un ascolto, è quasi un baciarsi, è un bacio — del Padrone al Cane — e il significato del mito si allarga ancora: baciato in bocca dalla Voce (mito della Bella Addormentata, di Biancaneve morta — anche Ofelia baciata da Amleto, rivivrebbe) il cane ne riceve un sussulto intenso di vita... Chi per via medianica, onirica o altra ancora, comunica coi morti a cui sia stato profondamente legato, non ne riceve depressione o diminuzione di essere, ma aiuto, onde di energia, falangi da schierare sul proprio fronte di combattimento contro le forze che tendono a distruggere il vivente, a dissolverne l'aggregato (faccenda che ingoiamo male, sempre): ed ecco il cane della Master's Voice svegliato dal suo sonno per mezzo della rivelazione fonica, in atto di accogliere una trasmissione sonora che si dilaterà in moltiplicczione vitale del mistero dell'essere, in (non c'è il minimo dubbio) amore. E la Voce del Padrone canta... Non si tratta di parola parlata II Padrone parla al cane con le parole di Radames o di Don Carlos, dalle quinte di un palcoscenico d'Opera. La prima voce di morto che il fonografo si adoperò a salvare dal naufragio e ad assicurare ai vivi fu quella dei cantanti d'opera, oggetti di culto idolatrico, depositari di essenze di popoli, teche viventi della Vibrazione che la punta magnetica scriverà sul cilindro e sul disco rotante. Se a quell'epoca ci fosse stato il Mussolini onnipotente del Trentasei-Quaranta la sua voce dal balcone non sarebbe stata tra le prime registrate: non era lui il morto da custodire, ma un altro tipo di fanatico, che correva a spe¬ gnere col sangue "l'orrendo foco-. La macchina resurrezionista, dal costo di pochi dollari e di un po'più di lire, fornisce, come prima prova della sua capacità di far rivivere i morti, delle Voci che cantano... Accennavo ai risorgimenti nazionali: è il canto a contrassegnarli. «... e il popol de'morti I surse cantando a chiedere la guerra». Se i morti non cantassero, niente resurrezione di popoli a cui -è becchino la balia», ricordate Giusti, Carducci? Basta pensarci un momento, e quell'immagine logorata dall'assuefazione pubblicitaria rivive come rara bellezza speculativa perduta nelle onde del tempo: The Master's Voice... Come disegno tecnico, ce ne furono di belli e di brutti, di umani e di disumani. Alcuni modelli esposti hanno forme mostruose... Certe volte la tromba si allunga come una proboscide, assume tracotanza di enorme Fallo: dal rapimento del Cane si arriverà, per gradi, allo stupro dell'orecchio, il mistico e filantropico apparecchio perturbato da oscure interferenze, il fascio delle vibrazioni fatto nuvola di minaccia... Un disco si presenta cosi: 'Columbia — il disco col quale non si sente il fruscio della punta». E'proprio li il guasto: nell'abolizione del fruscio. Il fruscio della puntina era il contorno di Via Lattea che separava i morti dai vivi, separazione opportuna, barriera contro Babele. In realtà la nitidezza assoluta dell'audizione è perversa- la evito, adoperando fonovalige che non hanno più ricambi Parliamo un momento del Tessa Chi va alle mostre per conto di un giornale si fabbrica poi l'articolo, quasi sempre, con l'aiuto del Catalogo. Ma sarà abbastanza chiaro che questo articolo mio non ha odore di catalogo? L'ho sfogliato appena, mi avrebbe sviato: isolati e riprodotti a colori, quegli apparecchi diventano piuttosto inquietanti... Nel catalogo difficilmente si farà menzione del Tessa invece la mostra mi ha fornito un lume filologico per chiarire un punto detta poesia I cà (Le case-p. 307 della meravigliosa raccolta Einaudi curata da Isella). R Delio, sublime evocatore, al verso 58 mette la "famiglia polida» (perbene, nel suo salotto da pranzo milanese) in ascolto del "musagete secondo», che trasmette un concerto dopo l'annuncio «... Radio Morelli Milano...». Qui la nota di Isella: «musagete: epiteto di Apollo, guida delle muse, soppiantato nella nostra epoca dalla radio» è esatta, ma ora posso farla più densa. Perché alla mostra di Palazzo Fortuny si può vederlo, in una copertina dell'Illustrazione Italiana, il Musagete di Tessa!! Le poesia tessiana è di circa il 1930, e a quell'epoca ecco là: •L'Italia presenta al mondo il Musagete Junior la nuova creazione della RADIOMARELLI». Con Junior, Tessa avrebbe chiuso male il periodo e lo chiamò -musagete secondo' che dell'apparecchio evocato fa un surrogato meccanico (sempre ritroviamo il doppio meccanico degli Dei svaniti nell'imitazione industriale) di Apollo. Questo Musagete Junior ora posso vedermelo, grazie alla cortese vetrina che espone pubblicità radiofonica in bei simboli d'epoca, ed è un mobile bruttissimo, degno veramente di una famiglia perbene, parlante ma gnucch come le case venute su •come i fong in via Bligny». Costava millequattrocentottanta lire senza basamento, il Musagete; «col basamento L. 100 in più». Si vede l'Italia sempre vittoriosa tenerlo alto sulle proprie robuste braccia e offrirlo al Mondo, e a via Moscova. Dante, Broletto, per bonificarlo tutto con le Muse dell'EIAR. Che cosa cantavano, allora, i morti del Fonografo e i vivi della Radio? Qualche straccio d'aria dì tango, difoxtrot. li ritrovo, perdendomi nella nebbia sepolcrale veneziana, pace amniotica, rotta dalle miti sirene dei vaporetti, caroliti lagunari. Guido Ceronetti Cane e fonografo a tromba: il simbolo della Master's Voice, «l'universalissima, planetaria Voce del Padrone»

Luoghi citati: Columbia, Edison, Italia, Milano, Venezia