Scolari, inchino al dio-imperatore di Fernando Mezzetti

Scolari, inchino al dio-imperatore In Giappone una riforma che rispolvera i miti nazionalistici Scolari, inchino al dio-imperatore DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Con l'avvento della nuova era imperiale (battezzata Compimento della pace), il governo giapponese ha varato una riforma dell'insegnamento scolastico di impronta fortemente nazionalistica, tesa a rafforzare l'adorazione del Tenno «al di sopra del potere umano» quale fattore di coesione e di forza nazionale. In base ai nuovi programmi, gli adulti del Duemila saranno imbevuti di re • ligiosa venerazione per l'Imperatore, di più vigorosa fierezza dell'unicità giapponese, pienamente versati nelle patrie glorie militari, ma ancora più ignari delle pagine nere della storia recente del loro Paese. Il fine ultimo della riforma è sviluppare nei futuri cittadini «una nuova percezione della loro nazione quale potenza di rango mondiale». I programmi hanno come preambolo la direttiva dell'obbligo d'una scenografia patriottica per ogni cerimonia nelle scuole: l'alzabandiera e il canto dell'inno nazionale (Cftj l'imperatore regni in eterno), con punizioni per gli insegnanti o gli allievi che si mostrassero recalcitranti a parteciparvi. E' la prima volta dalla fine della guerra che si rendono obbligatori inno e bandiera, da molti considerati simboli del militarismo nazionale, e perciò finora semplicemente «raccomandati». Più che la nazione, essi evocano storicamente il militarismo sotto la figura del Tenno, nel significato arcano e collettivo che egli incarnava prima della guerra. Ufficialmente, la riforma è improntata alla valorizzazione dei tradizionali valori morali confuciani, alla comunicazione col resto del mondo in omaggio alla con¬ clamata linea di internazionalizzazione del Paese, ed al bisogno di approfondire «il senso di identità giapponese». Ma proprio questo è il punto. Qualcuno già si chiede: i giapponesi odierni non hanno dunque un senso di identità sufficientemente sviluppato? Non si sta tentando di stimolare una coscienza nazionale che già oggi è fortissima? Non si rischia di provocare una rinascita nazionalistica, anche se non necessariamente destinata a manifestarsi in termini militari? Di impatto ancor più profondo le direttive sui programmi di storia. Già oggi nelle scuole, m gran parte anche all'Università, l'insegnamento si ferma alia guerra russo-giapponese (1904-1905), spingendosi in rari casi alla prima guerra mondiale. Ma finora almeno sulla carta esisteva la direttiva di guidare l'attenzione degli studenti sulla guerra cino-giapponese (19371945), sulla nascita del movimento nazionale cinese e sull'avanzata nipponica in Cina. Adesso si parla più genericamente di «trattare le relazioni tra il Giappone e gli altri Paesi asiatici, inclusa la Cina-, nel contesto del secondo conflitto mondiale. Sarebbe difficile contestare al Giappone il diritto di cercare le proprie radici culturali, dopo gli sconvolgimenti della guerra, della sconfitta, della rinascita e della vittoriosa rincorsa per raggiungere e superare l'Occidente. Ma i principi a cui si ispira la riforma sembrano mirare ad altro, e hanno già suscitato aspre o amare reazioni: -E'unpieno revival del sistema di educazione morale anteguerra», commenta lo scrittore Hisashi Yamanaka. Fernando Mezzetti

Persone citate: Yamanaka

Luoghi citati: Cina, Giappone, Tokyo