Massari «Non più film, ma gatti» di Ugo Buzzolan

Il cartoon d'autore aspetta spazio in tv Rai e private puntano solo sui prodotti giapponesi Il cartoon d'autore aspetta spazio in tv Bella (ma notturna) la rassegna curata da Nichetti su Italia 1 Quanto cinema d'animazione passa sul video nel giro di una settimana, nessuna statistica è in grado di accertarlo; circolano cartoons sulle emittenti pubbliche, e ancora di più sui network e sulle private minori: ma a che livello? è la qualità? Anche in Italia questo è l'anno di Roger Rabbit, e il felice film di Zemeckis sembra trionfare nell'ambiente più favorevole. Ma è proprio cosi? Mi limito alla tv, non sto ad osservare che in Italia sono carenti, o assenti, i festival di animazione, e i locali dove poter proiettare animazione. Restiamo in tv: a parte il pesante riciclaggio, per cui alcuni serial e alcuni pezzi vengono ripetuti sino al rigetto, c'è da dire che la programmazione dei cartoons è in pratica esclusivamente finalizzala ad una platea di bambini; non entra nella testa di nessun responsabile della Rai o delle privale che il genere possa intrigare anche la platea adulta: quindi target infantile, e quindi — salvo casi rarissimi — importazione massiccia a suon di dollari di cartoons giapponesi che ormai hanno invaso il mercato surclassando gli americani per imponenza di produzione e di distribuzione in ogni angolo del mondo. Va bene, per ora non si può fare a meno del prodotto giapponese (e qui ci sarebbe da aprire un lungo discorso sulla schematicità se non sulla rozzezza di certe storie classiche rimanipolate dalla macchina industriale nipponica, e sull'eccessiva violenza e truculenza di certe fiabe fantascientifiche e no); e non se ne può fare a meno al punto che, coni 'è noto, la Rai ha investito miliardi nella produzione giapponese di una super-colossale Bibbia a cartoons. Ma esiste anche un altro cinema d'animazione, quello d'autore, di cui sabato scorso si è avuta eccezionalmente sul video un'ampia rassegna — purtroppo notturna — presentata da Maurizio Nichetti. La rassegna, curata da un competente (e autore) quale Guido Manuli, non è stata promossa dalla televisione pubblica, bensì da Italia 1 cui va il merito di avere spezzato — sull'animazione d'autore — un silenzio tv che durava, credo, da anni. Si sono viste brevissime cose splendide provenienti dall'Ungheria, Canada, Ju¬ goslavia, Belgio, Stati Uniti, e dall'Italia con opere dello stesso Manuli, di Bruno Bozzetto, di Giulio Gianini ed Emanuele Luzzali, di Walter Cavazzuti, di Osvaldo Cavandoli e di Maurizio Forestieri: un incalzare incessante di idee, trovate, fiction fulminante e metafore, il tutto espresso tra realtà ed incubo, tra farsa e tragedia, tra umorismo e horror, tra amara riflessione e poesia e attraverso segni caricaturali nervosi e guizzanti al di fuori della patinata grafica convenzionale. Italia 1 ripelerà 'La notte dei cartoni»? Ce lo auguriamo; con una replica magari in ora più accessibile. E intanto si può e si deve girare l'invito alla Rai: una volta — quando l'ossessione dell'indice di ascolto non prendeva alla gola — la Rai mandava in onda fior di animazione d'autore nazionale e internazionale, e nei programmi della sera. Perché non riprendere l'iniziativa? Si darebbe una mano ad un estroso cinema negletto e si offrirebbe al pubblico spettacoli di qualità insolita che servirebbero, insieme, da divertimento e da salubre massaggio cerebrale. Ugo Buzzolan

Luoghi citati: Belgio, Canada, Italia, Stati Uniti, Ungheria