Ferrari, missione quasi incompiuta di Cristiano Chiavegato
Ferrari, missione quasi incompiuta FORMULAI I problemi alla centralina e il maltempo hanno frenato le prove a Jerez Ferrari, missione quasi incompiuta Percorsi pochi chilometri - C'è troppa confusione nel team di Maranello che ancora non fa gruppo La vettura di Barnard piace ai piloti ma il motore resta sotto accusa, soprattutto ai regimi alti DAL NOSTRO INVIATO JEREZ — Hanno fatto i bagagli in fretta e furia per tornare a Maranello, sotto la pioggia battente. C'è stata anche un po' di sfortuna in queste prove della Ferrari in Spagna: un tempo favorevole avrebbe permesso di lavorare di più, di raccogliere dati approfonditi. Invece i chilometri percorsi sono stati pochi, troppo pochi, l'acqua ha bloccato i test ed i guai tecnici hanno fatto il resto. Qualche nota positiva c'è stata comunque. La nuova vettura di Bamard, la 640, cioè il modello definitivo, è piaciuta ai piloti, il telaio — secondo Berger e Mansell — è ottimo, l'aerodinamica efficace. Sotto accusa, invece, ancora il motore, il nuovo 12 cilindri. Un fattore negativo però (questa è l'impressione generale) riguarda la squadra. Si sente ancora la mancanza di un uomo guida, di un tecnico capace di coagulare le forze, di mettere insieme idee e possibilità. A nostro avviso un compito molto difficile attendo il presidente della Ferrari, l'ing. Piero Fusaro, che sta cercando soluzioni valide. In realtà esistono pochissime scelte a disposizione. La Formula 1 non è un campo dove si può improvvisare, ci vogliono esperienza specifica ed anche carisma. Gli uomini innestati nel team sono certamente fra i migliori a disposizione, tuttavia hanno bisogno di tempo a disposizione per crescere, per capire. Ed il tempo stringe. La presenza di John Barnard resta un ostacolo quasi insuperabile, n progettista inglese non ha le doti umane per fare gruppo. Lui pensa, si chiude nella motorhome, parla qualche volta con il suo vice Kimball, scambia qual¬ che opinione con Ascanelli, ma agli altri collaboratori rivolge appena qualche cenno, come se non esistessero. Ed è chiaro che con questo modo di agire gli sfaldamenti sono inevitabili. E' certamente un tecnico capace, ma non un «faro» cui rivolgersi nei momenti critici. E del resto, anche quando Barnard era alla McLaren, il filo deila matassa era nelle mani di un altro, un vero manager competente, venuto dalla gavetta. Era Ron Dennis il punto di riferimento del team. Tornando alle prove, ieri mattina Gerhard Berger, prima di partire, ha fatto un'analisi della situazione: «Da quanto ho potuto appurare — ha dichiarato l'austriaco — la 640 è una monoposto super, molto migliore di quella di cui disponevamo lo scorso anno. Anche il cambio non mi dispiace. Ci sono ancora dei problemi di affidabilità, ma se saranno risolti prima di Rio de Janeiro, potremmo anclie essere competitivi. C'è comunque molto lavoro da fare-. Berger non va oltre, non desidera forse infierire. Ma sembra chiaro che sotto accusa è ancora il motore. Ci sono stati anche per il propulsore dei piccoli progressi. Castelli e Massai hanno colmato il vuoto a basso regime, ora però pare che manchino ancora i cavalli in alto ed un po' di potenza. Per battersi ad armi pari con la McLaren-Honda, la Ferrari dovrà mettere a punto un motore più elastico e progressivo, capace di sfruttare bene il cambio a sette marce, di far uscire più veloce la vettura dalle curve lente. E qui sarà necessario intervenire sulle strutture interne, nelle mappature, nelle centraline elettroniche che ormai con¬ dizionano tutti i risultati. A Jerez la missione è rimasta quasi incompiuta, ed è mancato un confronto più significativo con i rivali. Anche McLaren e Wllliams-Renault però hanno avuto i loro guai: Prost un giorno ha aspettato diverse ore che i tecnici riuscissero a mettere in moto il motore. SI è capito quindi ciò che già si sapeva, e cioè che la la Ferrari ha ancora molta strada da percorrere per arrivare ai traguardi prefissati. Sotto un certo aspetto il campanello d'allarme suonato a Jerez, soprattutto in merito all'esigenza di fare ulteriori sforzi per trovare compattezza, è da considerare come un evento positivo, ammesso che sia possibile correre al ripari. Il campionato mondiale è ormai alle porte, dal 26 marzo la parola passerà alla pista. Cristiano Chiavegato
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