SuperStef slitta, i manager si ribellano

SuperStet slitta, i manager si ribellano Il governo prende ancora tempo sul passaggio dell'Asst al gruppo Iri SuperStet slitta, i manager si ribellano DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Ancora nulla di fatto per l'Azienda dei telefoni di Stato, il governo si prende ancora una settimana. O forse più: se ne potrebbe riparlare dopo il congresso democristiano. La riforma delle telecomunicazioni, con il passaggio della Asst ali 'Iri, rimane al palo. Negli ambienti di Palazzo Chigi, tuttavia, si dà per certo che giovedì prossimo il Consiglio dei ministri definirà la questione, mentre proprio qualche ministro democristiano è pronto a giurare il contrario. Per la prima volta i dirigenti della Stet protestano pubblicamente contro i ritardi che attribuiscono "alle indecisioni politiche.» Una grande confusione. Si rifanno ì conti di un'operazione che doveva essere a costo zero e strada facendo si è scoperto che centinaia di miliardi spuntavano come funghi a causa di calcoli approssimativi; si pensava ad una SuperStet, ad una maxifu¬ sione per cancellare le inutili e dannose sovrapposizioni nei servizi telefonici, e via via si è optato per una struttura meno impegnativa in grado di salvare poltrone preziose. Allora una SuperSip, così gradita a democristiani e socialisti? Nessuno è più in grado di metterci la mano sul fuoco: in compenso si è lasciato che in Borsa fossero avviate le scorribande senza nome. Una situazione sulla quale batte anche la protesta dei dirigenti della Stet: da una parte l'Ili che approva una strategia, dall'altra governo e maggioranza che la smontano pezzo a pezzo, in silenzio. Chi rischia grosso, quanto meno' in immagine, è il ministro delle Poste, Mammì, che da mesi promette l'approvazicne del disegno di legge, presentato tempo addietro ai suoi colleghi, e poi si deve ricredere non appena oltrepassa il portone di Palazzo Chigi. L'incontro di giovedì sera tra Io stesso Mammì e il collega delle partecipazioni statali, Fracanzani, non ha risolto tutti i problemi che assillano l'operazione. "L'approvazione dei due disegni di legge (il secondo riguarda la riforma del ministero delle Poste, ndr) costituisce un processo complesso e si procede per passi successivi, però alla fine bisogna pure andare in porto», ha dichiarato l'esponente repubblicano. -Sul piano tecnico vi sono alcuni problemi da approfondire. Sono problemi noli che stanno all'interno del provvedimento e che riguardano tanto il-porsonale quanto la valutazione dei beni», ha commentato Amato. «/I disegno di legge sarà approvato alla prossima riunione», ha comunque pronosticato il responsabile del Tesoro. Un intento che non tutti i ministri sembrano condividere e che fa prendere forza alla voce di uno slittamento a dopo il congresso democristiano in calendario per sabato prossi¬ mo. Un elenco dei punti aperti è stato fatto dal ministro della Funzione pubblica, Cirino Pomicino.secondo cui c'é ancora da discutere 'Sul diritto di opzione concesso ai dipendenti per il passaggio o meno nell'area delle partecipazioni statali, sulla natura giuridica delle aziende delle poste, sulla valutazione dei costi pensionistici». Un punto, quest'ultimo, che secondo Mammì è già stato superato nel senso che l'onere spetterà al Tesoro per gli anni pensionistici già cumulati, e per il resto alla Stet. n costo complessivo, ha precisato per l'ennesima volta Mammì, sarà di 3400 miliardi nel caso passino all'In tutti i 18.000 dipendenti dell'Azienda dei telefoni di stato e delle aziende dei servizi. Intanto la Fim-Cisl, anche dopo l'incontro con i dirigenti dell'Iti e della Stet, non ha sciolto le riserve sulla scelta del colosso americano quale futuro partner di Italtel.

Persone citate: Cirino Pomicino, Fracanzani, Mammì

Luoghi citati: Roma