Un giorno nelle trincee del Giordano

Un giorno nelle trincee del Giordano Tra i riservisti israeliani che difendono i kibbutz dagli attacchi dei guerriglieri palestinesi Un giorno nelle trincee del Giordano Esiste un tacito accordo con i soldati di re Hussein, dall'altra parte del fiume, per bloccare i terroristi S'accendono le sirene: un fedayn è intercettato e ucciso mentre cercava di tagliare i reticolati NOSTRO SERVIZIO „ TEL AVIV — All'ingresso del piccolo avamposto dell'esercito israeliano nei pressi del kibbutz di Kfar Ruppin (alta valle del Giordano) un cartello arrugginito avverte i visitatori di restare nelle trincee del bunker per non esporsi «ai tiri dei cecchini nemici». Per niente allarmati i riservisti di stanza nella postazione si godono, in maglietta, il tepore dì uno smagliante sole invernale mentre nella pianura gli agricoltori israeliani rasentano con i loro trattori la riva del Giordano. Anche se formalmente sono ancora in stato di guerra i due eserciti non hanno ritenuto necessario fortificare intensamente il lungo confine che li divide; sul terreno si nota anzi un certo coordinamento per vanificare le attività della guerriglia palestinese, che entrambi giudicano insidiosa. In questi giorni la valle del Giordano ha un aspetto bucolico: le sponde del fiume sono verdeggianti per le rigogliose coltivazioni, i vivai delle aziende agricole abbondano di pesci mentre il cielo è attraversato da centinaia di uccelli migratori di decine di specie diverse. Nel vedere questo spettacolo un vecchio membro di kibbutz che oggi guida escursioni di liceali torna indietro nel tempo, agli Anni Quaranta: 'Allora potevamo condurre le vacche al pascolo oltre al fiume o far colpo sulle nostre ragazze invitandole a ripercorrere il Giordano in barca fino al Mar Morto». Ma gli anziani di Kfar Ruppin si ricordano anche dì anni successivi in cui alzavano gli occhi al cielo per stabilire in che direzione fosse diretto il prossimo bombardamento, anni in cui gli ' agricoltori si recavano nei campi con il fucile a tracolla e i rifugi del kibbutz erano una seconda casa. In seguito all'annientamento della guerriglia palestinese in Giordania ordinato da re Hussein nel «settembre ne¬ ro» del 1970, la vallata ha quindi progressivamente cessato di essere luogo di confronto militare. «Abbiamo trasformato i fucili in aratri», afferma, ammiccando per l'ovvietà della citazione, l'anziana guida. Poi indica una vicina collina dove i bambini del kibbutz hanno scritto a lettere arabe cubitali «salam», pace. Una sera, nella tarda primavera dell'anno scorso, la quiete pastorale del kibbutz è stata turbata dall'improvviso ululato delle sirene: senza porsi domande i membri dell'azienda agricola si sono riversati, come nei vecchi tempi, nei rifugi. A 300 metri da loro un giovane palestinese aveva appena guadato il Giordano', tagliato la rete elettrificata che corre lungo la parte israeliana del confine e teso un'imboscata ad una pattuglia di soldati. «Il ragazzo non aveva nemmeno 18 anni, lo hanno ucciso in meno di un minuto», affermano alcuni testimoni. Precisano che altri due membri del commando sono stati uccisi da soldati giordani mentre cercavano di ritirarsi. «Per tutta la giornata successiva — aggiunge un testimone — soldati e agenti dei servizi di sicurezza giordani hanno perlustrato i villaggi prossimi al confine, in alcuni dei quali vivono profughi palestinesi. Abbiamo sentito molli spari». Secondo gli abitanti della zona esiste una cooperazione «sotterranea» con i giordani per impedire che la guerriglia palestinese riesca a scaldare il confine. Gli israeliani ritengono che l'obiettivo primario delle infiltrazioni (rare nella vallata del Giordano, ma frequenti al confine con il Li¬ bano) sia di prendere il maggior numero possibile di ostaggi civili e condurre quindi una trattativa per liberare prigionieri palestinesi. In questi casi un indugio di qualche minuto nel dare l'allarme o nel far accorrere una pattuglia potrebbe avere conseguenze tragiche. Spesso l'incolumità degli israeliani che risiedono nelle zone di frontiera è affidata non a soldati di leva, ma a riservisti richiamati per periodi compresi da uno a due mesi all'anno. Sui gipponi che ispezionano giorno e notte ogni metro di confine, seduti dietro a pesanti mitra, vi sono impiegati di banca e negozianti, liberi professionisti e operai. «Negli anni passati abbiamo servilo in Libano e, l'anno scorso, in Cisgiordania», afferma Noam, uno dei soldati dell'avamposto; «in quelle oc- casioni si sono sviluppate accese discussioni politiche, alcuni si chiedevano cosa cifacessimo là. Qua sul Giordano abbiamo invece la sensazione di difendere la casa-. L'ingresso della postazione, dove ciascuno dei soldati ha parcheggiato la sua automobile, ricordi in effetti un condominio. Uno ha portato da casa un vecchio apparecchio tv, un altro esibisce con orgoglio il telefono a pulsanti comprato la scorsa estate a Singapore: dopo averlo collegsto a quello da campo annuncia trionfalmente agli amici di essere riuscito ad avere una linea e dì poter comunicare con la famiglia. Il lavoro dei riservisti è integrato da quello di soldatesse di leva che con strumenti sofisticati scandagliano la zona prospiciente al confine e preavvertono del sopraggiungere di persone sospette. Chi le ha viste al lavoro sostiene che l'aspetto sbarazzino (pettinature eccentriche, cuori rosa e viola cuciti con evidenza sui pantaloni della divisa) è ingannevole. Mentre la comitiva dei liceali si disperde, la vecchia guida si attarda ancora qualche minuto ad osservare il tramonto sul Giordano. Ha cercato di trasmettere alla nuova generazione l'amore che prova per questo lembo di terra, e non è apparso infastidito nel notare che alcuni dei giovani non si siano curati affatto di staccarsi dalla cuffia del -walk man- e abbiano accompagnato la sua spiegazione ondeggiandosi al ritmo della canzoncina alla moda. Un pescatore giordano attraversa intanto a nuoto il fiume per ritirare le reti tese in mattinata, poi toma intirizzito sulla sua sponda e accende veloce un falò. Ora la guida si allonatana a malincuore, e mormora: -Ah, se solo potessi offrire di nuovo alla mia Sarah una crociera fino al Mar Morto». a. f.

Luoghi citati: Cisgiordania, Giordania, Libano, Singapore