Dono di Barre a Cossiga Liberati cento oppositori di Paolo Patrono

Dono di Barre a Cossiga Liberati cento oppositori In Somalia l'ultima tappa del breve viaggio in Africa Dono di Barre a Cossiga Liberati cento oppositori In cambio annunciato io scongelamento di consistenti crediti per Mogadiscio r DAL NOSTRO INVIATO MOGADISCIO — -Atterrando a Mogadiscio, ci possiamo già considerare a casa- dice Cossiga in un salone di Villa Somalia, sedendo accanto a Siad Barre compunto e compiaciuto. «E' la prima visita di un capo di Stato italiano e rappresenta il suggello formale e solenne a decenni di amicizia e cooperazione. Ed è anche un impegno per ia continuazione di questi rapporti specialissimi-. Ma in cambio di questa importante cauzione italiana, Siad Barre ha concesso quello che il governo di Roma e gli altri Paesi occidentali reclamavano: la liberazione di 200 prigionieri politici, fra cui l'ex ministro Jama Ali Jama, incarcerato da nove anni e diventato il simbolo di un'opposizione finora imbavagliata. E' solo il primo segnale di un processo di pacificazione intema che dovrebbe assicurare a Mogadiscio la riapertura delle linee di credito congelate a Washington, a Londra e anche a Roma dopo le denunce internazionali sulle violazioni dei diritti umani e sui massacri contro le popolazioni civili nel Nord del Paese (50.000 morti). L'annuncio del rilascio di Jama Ali Jama e di altri 96 detenuti politici è arrivato direttamente a Cossiga e Andreotti l'altra sera, durante la visita in Zambia. E' stato l'atteso segnale di benvenuto che la delegazione italiana aspettava, alla vigilia di que: sta rapida visita di lavoro in Somalia che rischiava di risultare la tappa più imbarazzante della missione in terra africana. Così ieri Cossiga ha potuto esprimere il suo compiacimento per -le importanti decisioni di clemenza» annunciate da Mogadiscio, mentre Andreotti nei colloqui con i dirigenti somali ritornava a sua volta sul tasto dei diritti umani che -sono diventati ormai una costante dette relazioni internazio¬ nali». n governo di Roma ha perciò salutato subito «il pronto riscontro all'azione diplomatica svolta dall'Italia» con lo scongelamento di 15 milioni di dollari che la settimana prossima saranno versati al Fondo monetario internazionale per alleviare la drammatica situazione debitoria della Somalia. Altri atti concreti questa .-"sita non li ha registrati, salvo lo scontato impegno a rivedersi presto (Andreotti tornerà qui nelle prossime settimane) per potenziare i rapporti di cooperazione esistenti e basati sull'impegno globale di circa mille miliardi. L'Italia è il primo Paese donatore della Somalia, ma non tutto è filato liscio in questi anni nella cooperazione tanto che ieri fonti della Farnesina hanno ammesso la necessità di 'rivedere e riorientare certi programmi» anche per rispondere alle nuove sollecitazioni somale per joint-ventures e finanziamenti privati. 'L'amicizia con la Somalia è una costante per l'Italia, non solo di un governo o di una coalizione» ha precisato Andreotti, in trasparente polemica verso chi attribuisce soltanto al partito socialista un Interesse specifico per gli affari italo-somali. Ma al di là delle frecciatine ad uso intemo, le polemiche sulla reale destinazione degli aiuti italiani non sembrano destinate ad esaurirsi in fretta. L'ex ministro somalo dell'Industria, Ali Khalig Oalaydh, in esilio, ha denunciato, fornendo particolari, • in tribunale a Milano che gran parte dei fondi finiscono nelle tasche del numerosissimo clan dei Barre. Ma il regime somalo è partito al contrattacco e con un riuscito lavoro di «pubbliche relazioni» condotto in diverse capitali europee ha ribattuto 'alle maligne insinuazioni» e alle accuse di massacri contro i civili. E ieri il ministro dell'Informazione Hamed ha minimizzato con i giornalisti italiani le conseguenze delle «misure prese per ristabilire l'ordine e la sicurezza nella Regione del Nord» e ha negato recisamente l'invio dalla Libia di armi chimiche. Al di là delle polemiche, comunque, Siad Barre ha offerto ieri a Cossiga e Andreotti l'abbozzo di una svolta che attende di essere consolidata da successive conferme. La situazione del Paese è tale che un blocco degli aiuti intemazionali segnerebbe, prima ancora della rovina della Somalia, il crollo del regime già insidiato anche dalla lotta di successione a Siad Barre. Il murales con i ritratti di Cossiga e del presidente somalo nel giardino di Villa Somalia ringiovaniva generosamente il vecchio leader di Mogadiscio, assediato dalle beghe di palazzo e dalla crisi economica. Villa Somalia, con i suoi alberi in fiore e i suoi leoni in gabbia, è un ghetto di lusso. Lasciando Mogadiscio per riprendere il DC9 che, via Abu Slmbel, lo ha riportato in serata a Roma, anche Cossiga ha potuto vedere la miseria delle bldonvilles fatte di casupole di fango e lamiere'.'* Paolo Patrono