Neppure l' Urss accende Zavarov

Neppure l'Urss accende Zavarov Il bianconero non convince a Roma nelle file della nazionale sovietica Neppure l'Urss accende Zavarov Boniek, Rocca e Castagner d'accordo: «Ha bisogno di riposare un po'» ■ Ma Sacha nega: «Ho scoperto di avere ancora un sacco di energie» ROMA — «E nell'Urss vedremo Zavarov, il piccolo e simpatico Sacha». Gli altoparlanti dello stadio Flaminio diffondono la voce di un imbonitore da circo che introduce la sfida fra Palermo e nazionale sovietica come se si trattasse di un numero» da baraccone. A prestar fede alle sue parole, e ancor più al tono con !! quale le pronuncia, sembrerebbe quasi che in campo stia per entrare un buffo orsacchiotto e invece è lui, il nostro Alessandro, il corpo affogato dentro una maglietta rossa, imbiancata sul petto dalla scritta «CCCP» e lungo la schiena da un inatteso «11». Zavarov fa un piccolo scatto, poi frena le gambe e fa correre gli occhi intorno agli spalti: sono deserti, ad eccezione di una chiazza di tifosi giallorossi che, non appena lo vedono, incominciano a fischiare. Sacha l'orsacchiotto, a dispetto del numero di maglia, fissa il suo domicilio nel cerchio di centrocampo e da 11 parte per qualche rilassante passeggiata che si interrompe sempre al limite dell'area di rigore altrui ed è seguita da rapidi ritorni a casa. Nel primo tempo Alessandro non scarica neanche un tiro, effettua due inutili lanci, tocca in tutto una decina di palloni, e sull'ultimo (al 45') riesce addirittura ad inciampare e a cadere per terra, suscitando i fischi e le ilarità assortite degli ultras giallorossi, che vedono in lui quello che tifosi e giocatori bianconeri non riescono ancora a scorgere: l'uomo-simbolo della Juventus. n secondo tempo di Sacha è, per lunghi tratti, più noioso e avvilente del primo, ma si ravviva negli ultimi venti minuti, quando Zavarov, incurante della malevola colonna sonora del pubblico, confeziona il primo assist decente e manda in gol la testa di Belanov (neanche un applauso), abbozza un tiro al volo dal limite che atterra molto lontano dalla porta (fischi) , si lancia in una corsa di quaranta metri per andare a raccogliere un cross di Gorlucovich con un colpo di tacco esteticamente bello ma dagli esiti appena mediocri (ululati). Il giudizio finale non può discostarsi di molto da quello con cui vengono normalmente etichettate le sue esibizioni juventine: in lui la fiamma del talento divampa soltanto a tratti, subito spenta da una secchiata di fiacchezza, indolenza, mancanza di personalità. L'unica differenza, rispetto alla versione in bianconero, è rappresentata dagli schemi di Lobanowski: in questa squadra Zavarov gioca a memoria; è la rotelllna più preziosa, ancorché usurata, di una macchina perfetta, capace di sopperire alle carenze di manutenzione di qualsiasi ingranaggio, anche se si tratta di un -pezzo» importante come Sacha. 'Mandatelo in vacanza; questo lo slogan più gettonato nei commenti dei 'guardoni» illustri della tribuna del Flaminio. Zlbl Boniek, il figlio dell'Est che ha preceduto Ales- Sandro nell'avventura torinese, sentenzia dietro agli occhiali scuri: 'Se -ha è stanco, fategli fare le ferie». Poi, aggiunge, sornione: «Se giocasse nell'Inter, anziché in una Juventus piena di guai, forse i suoi problemi d'ambientamento sarebbero risolti... Certo, potrebbe impegnarsi di più, ma se è vero che guadagna le misere cifre che ho letto, ha tutto il diritto di giocare così». Rocca, cittì dell'Olimpica, si avvolge in un frasario diplomatico, ma poi ammette anche lui che il russo «è affaticato: Castagner, allenatore cassintegrato con voglie granata, affonda il coltello nella piaga: -E' esaurito, nella testa più che nel fisico, stressato dalla mancanza di vacanze ma anche dall'impatto col nostro campionato. Corre, corre ma senza innestare mai quel cambio di marcia che lo aveva reso famoso». E Sacha? Lui sorride, lontano dalle critiche, come sospeso in un sogno: -Ho fatto il compito che Lobanowski mi aveva assegnato. Sono felice, perché ho finalmente scaricato la tensione accumulata in questi mesi italiani. No, vi assicuro che non sono stanco: ho appena scoperto di avere ancora un'enorme riserva di energie». E, nel dirlo, serra il pugno e gonfia l'avambraccio, come un Braccio di Ferro che ha finalmente ingoiato la sua razione di spinaci. Massimo Gramolimi

Luoghi citati: Palermo, Roma, Urss