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Bonn vuole l'europolizia Monito per il '93: rischiosa la caduta delle frontiere Bonn vuole l'europolizia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Quando cadranno le frontiere europee, dice Heinrich Boge, il crimine rischia di trarne grossi vantaggi, la giustizia al contrario avrà qualche problema in più. Presidente del Bundeskriminalamt (Bka), la polizia federale tedesca, Boge ha espresso in un'intervista a Die Welt le sue perplessità tecniche di fronte all'Europa del '93. Il suo ragionamento è il seguente: poiché la scomparsa delle frontiere implica la scomparsa dei controlli di polizia ai transiti dall'uno all'altro dei Dodici, ogni Paese dovrà affrontare problemi aggiuntivi di sicurezza intema. n sessanta per cento degli arresti in Germania, ricorda il capo del Bka, è conseguenza dei controlli di confine. Il traguardo del '93 lascia dunque prevedere un -deficit di sicurezza» e per colmarlo bisogna preparare strumenti adeguati: si tratta infatti di rafforzare le attività delle polizie nazionali. La prospettiva lo trova -non proprio ottimista, ma fiducioso». Recentemente il Cancelliere federale Helmut Kohl ha proposto, parallelamente alla sempre più stretta integrazione fra i Dodici, la creazione di una polizia federale europea, simile all'Fbi americano. L'europolizia caldeggiata da Kohl dovrebbe darsi alcuni prioritari terreni di azione: il terrorismo, la criminalità organizzata, i traffici di droga. Qualcuno ha suggerito che questa struttura sovrannazionale anticrimine venga inizialmente organizzata attorno all'Interpol. Sarebbe un primo passo, in vista di creare una vera e propria autorità europea di polizìa. Secondo Boge questo processo è -poco realistico». E' vero che c'è già all'Interpol un ufficio regionale europeo, ma secondo il capo del Bka questo può fungere al più da centrale informativa coordinata. n problema nasce secondo Boge dai -modi diversi di intendere la sovranità nazionale» nei vari Paesi della Comunità. E anche dal fatto che le polizie nazionali sono abituate a affrontare i problemi che valicano le frontiere attraverso la cooperazione bilaterale: una europouzia integrata implicherebbe il superamento di queste abitudini collaudate. Bisogna dunque studiare un sistema di coordinamento che rispetti le sovranità nazionali: attraverso il principio della reciprocità. Primo passo: il diritto di proseguire le indagini oltre le frontiere nazionali. E' questa una proposta già lanciata dal ministro tedesco dell'Interno, Friedrich Zimmermann. Di fronte all'espatrio, in un altro Paese membro, di un cittadino oggetto di indagine, ogni polizia nazionale dovrebbe vedersi riconosciuto il diritto di seguirlo. Quanto alla prospettiva di una europolizia, essa può essere soltanto il punto di arrivo di una complessa evoluzione. Secondo il capo del Bka bisognerebbe cominciare con la creazione di un sistema di comunicazione elettronica: prima fra gli Stati firmatari dell'accordo di Schengen (Germania, Francia, Benelux), poi allargato agli altri membri della Comunità. Questo strumento informativo avrebbe la funzione di identificare rapidamente sia i ricercati, sia le merci e gli oggetti rubati. E infine il centro europeo d'informazioni giudiziarie potrebbe essere il nucleo attorno al quale organizzare in futuro una specie di polizia criminale europea. Alla base di questo processo, dice Boge, dovrebbe essere lo sviluppo di una strategia comune europea di lotta contro la criminalità. E anche un più frequente ricorso allo scambio di agenti di collegamento fra le dodici polizie nazionali della Comunità. Soltanto in questo modo, sostiene il capo del Bka, si potrà ovviare al paradosso giudiziario del '93. Esso consiste nel fatto che -mentre i malviventi trarranno soltanto nuove possibilità di azione da un'Europa unita, per noi resterà sempre al posto del vecchio confine una immaginaria barriera». Heinrich Boge dice che non c'è tempo da perdere, il '93 è vicino. Alfredo Venturi