Gran Consiglio dei mujaheddin

Gran Consiglio dei rnujaheddin Oggi a Rawalpindi si riunisce la Shura, per un «Afghanistan islamico» Gran Consiglio dei rnujaheddin La grande assemblea tradizionalmente funziona come un organo religioso - Vistose spaccature fra i sette gruppi sunniti NOSTRO SERVIZIO Oggi, cinque giorni prima della fine formale dell'occupazione sovietica, un ampio, variopinto gruppo di afghani si riuniscono a Rawalpindi, in Pakistan, per stabilire il futuro governo del Paese. 11 raduno sarà una Shura, o assemblea consultiva. Questo particolare è importante: significa che le sue deliberazioni sono rigidamente connesse alla dottrina musulmana. La Shura è infatti un'istituzione esclusiva dell'Islam: i suoi membri sono anziani di varie comunità religiose e le sue funzioni di corpo consultivo si svolgono all'interno di una struttura religiosa I capi della resistenza antisovietica potevano convocare un tipo di incontro completamente diverso, la Jirga, tipica dell'Afghanistan. Appartiene alla tradizione laica del Paese, ma vi possono prendere parte gli anziani della comunità religiosa quanto di quella locali. Può essere convocata a qualsiasi livello — di villaggio, tribale, provinciale o nazionale — ed è la sede tradizionale per la composizione delle dispute. Tutti i maschi adulti possono assistere alla riunione e votare, anche se in genere prima del voto consultano le loro famiglie, in cui le mogli esercitano una considerevole influenza. La Jirga. essenzialmente secolare, può seguire le tendenze sociali e adattarsi alle circostanze del momento a differenza della Shura, legata all'ortodossia religiosa. Per temi di grande importanza nazionale, può essere convocata la Loi Jirga (Gran Consiglio). In questa sede i capi delle tribù locali — malik e khan — possono rappresentare 1 loro gruppi etnici. Sotto molti aspetti poteva essere più rappresentativa la convocazione di una Loi Jirga anziché di una Shura per una questione importante come il futuro assetto del governo afghano. Questa scelta, tuttavia, mal si adattava al fatto di avere vinto una Jihad o guerra santa. Ci troviamo infatti davanti a una guerra combattuta espressamente in difesa dell'Islam contro i suoi nemici. Poiché l'Unione Sovietica e il regime comunista filosovietico portavano avanti una politica antireligiosa militante, la Resistenza è stata una vera Jihad, e i suoi combattenti veri guerrieri dell'Islam o Mujaheddin. I capi dei vari gruppi della Resistenza sono tutti musulmani. L'alleanza formata da sette partiti nella città pakistana di Peshawar, vicino al confine afghano, comprende musulmani sunniti, fondamentalisti e moderati. I sunniti costituiscono peraltro la principale confessione nel mondo islamico e anche in Afghanistan, rappresentando fra il 75 e l'85 per cento della popolazione. Gli otto gruppi con base in Iran sono invece formati da sciiti, provenienti soprattutto dall'Afghanistan occidentale, gente che a differenza dei sunniti ha una tradizione religioso-politica gerarchica e autoritaria. Gli sciiti, perseguitati dalla maggioranza sunnita negli anni che precedettero l'invasione sovietica, sono divisi e frazionati quanto i gruppi con base in Pakistan, malgrado la tradizione sciita di un'autorità dottrinale unificante. Aven¬ do vinto la loro Jihad e battuto la superpotenza sovietica costringendola a una umiliante ritirata militare, i leader religiosi non pensano affatto ad ascoltare voci laiche. Certo, però, squesta Shura i sta rivelando estremamente difficile da organizzare, e del resto è stata rinviata almeno cinque volte. Si iniziò con la proposta di includervi solo sessanta uomini, ma ora Inorganico» sta crescendo a dismisura, anche perché i moderati ritengono che più aumenta meno i fondamentalisti potranno assumerne il controllo. Ha già raggiunto quota 519, ma ci sono voci secondo cui salirà fino a 539. Nel caso resti ferma a 519, si propone che ciascuno dei sette gruppi della resistenza sunnita con base in Pakistan invìi sessanta rappresentanti, mentre le dieci organizzazioni sciite che operano dall'Iran ne manderebbero dieci a testa. Difficilmente i comandanti partigiani — cioè i veri detentori della forza militare— stanno progettando di partecipare al raduno, cosicché rincontro non sarà rappresentativo delle forze effettive all'interno del Paese. Inoltre, 19 seggi sono stati riservati ai «Buoni Musulmani». Si tratta di gente che può anche lavorare, con mansioni di basso livello, nell'amministrazione di Kabul, o di membri del governo che non siano membri del filosovietico Partito democratico del Popolo dell'Afghanistan. Per esempio, Asls Zahir, ministro per l'Amministrazione locale e le Zone rurali, si trova in testa alla lista dei «Buoni Musulmani» grazie al fatto di non far parte del Pdpa. Non è chiaro se qualcuno dei 19 posti per i «Buoni Musulmani» sarà soppresso, perché la loro sicurezza nel viaggio verso il Pakistan e nel ritorno in Afghanistan non può essere garantita. Ma domani non ci saranno seggi per alcun membro del Pdpa. Questo rifiuto di coinvolgere il regime di Kabul in colloqui sul futuro del governo ha bloccato un compromesso politico in base a cui Mosca si impegnava a far lasciare il Paese, su un aereo sovietico, al governo Najibullah. Ma la natura della Jihad e la definizione di Shura rendono impossibile considerare l'idea di tenere un posto per i nemici dell'Islam». Sarebbe stato più facile, invece. con la struttura di una Jirga: proprio questa è una delle ragioni per cui i leader della Resistetiza a Peshawar hanno rifiutato le iniziali richieste di Jirga e Insistito per la Shura. Si pensa che la riunione di domani sia orientata verso l'insediamento di un governo ad interim. Le sue chances di successo non sono tuttavia buone. Innanzi tutto, le regole della Shura saranno decise dalla Shura stessa. Al momento, l'alleanza dei sette gruppi con base in Pakistan costituisce la presidenza provvisoria: l'incontro dovrebbe quindi essere presieduto da ben sette persone, in profondo disaccordo. Poiché almeno due di loro hanno detto che non accetteranno neppure un solo rappresentante sciita, riesce difficile vedere come qualcuno possa parlare a nome di tutti. Ma possono cavarsela. Se ce la faranno, dovranno prendere una decisione sul governo. Alcuni vogliono quello stesso governo ed interim che fu raffazzonato l'anno scorso per motivi rimasti indiscernibili Era in larga parte un governo di «signori nessuno», rigidamente controllato da Ahmed Shah. Quest'ultimo evidentemente pensa che la ?ua «squadra» possa ricevere l'approvazione della Shura, poiché ha richiamato a Peshawar quelli che se n'erano andati negli Usa e in Europa e, rendendosi conto dell'improponibilità della moglie caribica, si è valso del diritto di prendere fino a quattro mogli sposandone una seconda, questa volta una «buona musulmana afghana». Robin Pauley Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Ahmed Shah, Loi, Najibullah, Robin Pauley, Zahir