Arrivano i tagli di Bush di Ennio Caretto

Arrivano i tagli di Bush Il presidente punta a ridurre il deficit a 92 miliardi di dollari Arrivano i tagli di Bush Il contenimento del passivo è indispensabile per far scendere i tassi - Il Congresso vorrebbe un aumento delle tasse, la Casa Bianca invece insiste per drastiche riduzioni delle spese Dal nostro corrispondente WASHINGTON — Frenata l'ascesa del dollaro con i massicci interventi coordinati delle banche centrali degli ultimi giorni, impostata la soluzione della gravissima crisi delle Casse di Risparmio, il presidente Bush si lancia a capofitto nella battaglia del bilancio, battaglia che Reagan in otto anni di espansione economica ha regolarmente perso. Dalle anticipazioni di ieri, la partenza dell'erede critico della reaganomics sembra buona: il bilancio del '90 è tutto da negoziare col Congresso, ma punta a una drastica riduzione del suo cronico deficit, dagli attuali HO160 miliardi a «-soli- 92 miliardi di dollari. Bush presenterà il suo programma nei particolari quest a sera alle 21, le 3 di domattina in Italia, in un discorso alle Camere riunite in assemblea plenaria. L'occasione è solenne rna nessuno attende ricette miracolose. Si sa che le novità del presidente sono in sostanza due; il congelamento del bilancio della difesa in termini reali — le spese militari cresceranno appena della stessa percentuale dell'inflazione — e il recupero di alcuni servizi sociali a spese di altri. Non si prevedono nuove tasse né nuove imposte indirette: Bush ha rinviato al '91 la ventilata sovrattassa sulla benzina per non violare gli impegni assunti nella campagna elettorale. Complessivamente, le uscite rimarranno quasi al livello stabilito da Reagan, 1150 miliardi, un record. Ma al loro interno, Bush intende sovvertire l'ordine di precedenza. Reagan aveva previsto un aumento in termini reali del 2 per cento del bilancio della difesa nel '90, e uno ancora superiore il biennio successivo: Bush ha abolito il primo, con un risparmio di 6 miliardi di dollari, e limiterà il secondo all'I per cento. Reagan aveva tagliato le spese per l'istruzione, l'infanzia, i senzatetto: Bush le ha aumentate, sacrificando altri settori dipendenti dai comuni come i trasporti pubblici. La Commissione al Bilancio della Camera ha dichiarato che il programma di Bush è-una sfida allo statu quo-, e ha elogiato taluni accorgimenti tecnici del presidente, come la creazione di aree esentasse nei centri urbani disastrati per rilanciarne l'industria; o come la riduzione del prelievo fiscale sui profitti da capitale, dal 28 al 15 per cento, per incentivare gli investimenti. Ma ha reso chiaro che avanzerà controproproste e che i negoziati saranno protratti. L'obiezione principale rivolta a Bush è che le proiezioni sono troppo ottimiste, sebbene egli contempli una crescita del prodotto nazionale lordo più modesta di quella di Reagan e interessi più elevati. La differenza sostanziale tra il presidente e il Congresso è che il secondo ritiene necessario un aumento delle tasse per ridurre ij deficit del bilancio. Non osa proporlo in prima persona, vorrebbe che Bush prendesse l'iniziativa. Ma per il '91 esso medita o la sovrattassa sulla benzina, o misure più dure, come l'adozione di un'imposta nazionale sulle vendite del 5 per cento, con un gettito di 82 miliardi di dollari annui (questa imposta attualmente è solo statale o locale). Se il presidente fallirà l'obiettivo del '90, dovrà fare qualche concessione al Congresso nel '91, anche senza ricorrere a una -stangata». n G7 ha reso chiaro che il deficit del bilancio americano va risanato il più presto possibile, per consentire ai tassi d'interesse di scendere, alleviando gli oneri sui paesi più indebitati. Nella riunione dello scorso venerdì a Washington, i partner degli Stati Uniti hanno sollecitato il ricorso allo strumento fiscale e alle riforme strutturali, affermando che lo strumento monetario è ormai inadeguato. Il ministro del tesoro USA Brady ha risposto positivamente, chiedendo però in cambio l'apertura dei mercati europeo e giapponese ai prodotti statunitensi, negoziati con la CEE sulla sua integrazione economica, e una maggior partecipazione alleata alle spese della difesa della Nato. Ennio Caretto George Bush

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