Forlani-De Mita, incontro nullo «Ciriaco non vuole mollare» di Marcello Sorgi
Forlani-De Mita, incontro nullo «Ciriaco non vuole mollare» E' saltato il vertice tra i capi delle correnti democristiane Forlani-De Mita, incontro nullo «Ciriaco non vuole mollare» «Potrebbe persino ricandidarsi» - Bodrato a Andreotti: fai bene il ministro, faresti bene anche altro ROMA — 'Ciriaco non molla!-. Arnaldo Forlanl era appena uscito da Palazzo Chigi, ieri sera, dopo un colloquio di un'ora e mezzo con De Mita, quando un suo amico gli si è avvicinato alla Camera per sapere com'era andata. Ma chi s'aspettava che il presidente del consiglio nazionale de fosse tornato dall'incontro con il segretario con in testa la corona di futuro leader democristiano è rimasto deluso. «Da quel che ho capito — ha raccontato Forlani — De Mita non ha affatto deciso di farsi da parte e anzi potrebbe perfino ricandidarsi. Certo, il termine per le candidature scade ventiquattrore prima del congresso e a quel momento lui dovrà decidersi a spiegarci che cosa vuol fare. Io gli ho detto: "Ciriaco, se queste erano le tue intenzioni, potevi pensarci almeno tre mesi fa, prima che la maggioranza del partito si pronunciasse contro il doppio incarico. Non a caso, proprio su quel punto, io sono stato cauto fino all'ultimo..."". La delusione di Forlani era evidente. Nervoso ma controllatissimo, era riuscito a mascherarla fino a pochi minuti prima di sbottare con il suo amico. All'uscita da Palazzo Chigi, di fronte all'assalto dei cronisti che lo aspettavano nell'atrio, il presidente del Cn de aveva parlato di un -colloquio normale, nella prassi" di ogni vigilia congressuale, 'in spirito d'amicizia e col¬ laborazione, almeno mi pare». A tradire 11 suo stato d'animo era stata qualche battuta: l'annuncio che non sarebbe stato presente al congrasso regionale della Campania, annunciato come svolta decisiva prima del congresso, con Gava, Scotti e tutti i leaders del Grande Centro schierati accanto al presidente-segretario (.'Sono già stato a Firenze e nelle Marche, per ora basta»). E la smentita dell'Incontro collegiale che il tam-tam interno de aveva già fissato per il 14 febbraio: 'Guarda un po', mi son dimenticato di chiederglielo", ha glissato Forlani, mentre Scotti, reduce da un colloquio con il sottosegretario alla presidenza Misasi, ha fatto sapere che l'incontro non ci sarà. Ma davvero De Mita ha deciso di ricandidarsi, prendendo in contropiede la de? I demitiani lo escludono, negano che il loro leader si sia rimesso in corsa: 'Secondo me non ci pensa proprio — ha spiegato il presidente dei senatori Nicola Mancino, l'ultimo che ieri sera ha parlato con il presidente-segretario —. De Mita ha posto un problema di chiarezza all'interno del partito. Questo è il nodo attorno a cui la de continua a ruotare. Quanto al colloquio con Forlani, non credo che in assenza di Andreotti si potesse arrivare a una decisione-. 'L'incontro è andato bene, se avessimo deciso qualcosa lo avremmo comu¬ nicato", ha confermato lo stesso De Mita. Questa dell'attenzione per Andreotti, dopo il risultato praticamente nullo del confronto De Mita-Forlani, è la seconda novità della giornata. Novità di clima, in mancanza di vere decisioni precongressuali, ma non secondaria per gli sviluppi che può avere sull'esito delle assise de. Da due giorni voci di Transatlantico segnalavano un riawicinamento fra gli uomini della sinistra e quelli del ministro degli Esteri: incontri fra demitiani, zaccagniniani e andreottiani di prima e seconda fila, Mastella con Pomicino, Sanza con Portatadino, Pisanu con Puja. Frasi dette a mezza bocca, per far capire che non è escluso che alla fine l'accordo vero, per realizzare -un assetto forte- e una -vera unità- della de, nascerebbe fra De Mita e Andreotti, uno al governo e uno al partito. Ieri mattina i leader della sinistra, Bodrato, Mancino, Elia, Martinazzoli, Granelli, Mattarella, si sono riuniti al Senato, per valutare gli effetti della candidatura Martinazzoli e rispondere a qualche segnale polemico della periferia (Sicilia, Campania) che chiedeva agli esponenti di punta dell'area Zac di scendere in campo e proporre altre candidature. Martinazzoli ha spiegato che la sua "indicazione» non andava intesa -contro» De Mita, che la sinistra aveva il dovere di fare una mos¬ sa per non mostrarsi rinunciataria di fronte alle inziative delle altre correnti, che lui era pronto a mettere a disposizione la sua iniziativa davanti a una vera soluzione. Ma all'uscita, Bodrato, Dell'illustrare il senso della riunione, sottolineava che -il rapporto fra sinistra e centro non comportava esclusione di altri amici. Andreotti — aggiungeva — deciderà lui la sua collocazione, nel senso che dipende da sue scelte e disponibilità personali. Andreotti ha fatto bene molte cose, con grande prestigio, grande personalità — concludeva —; è politicamente il più qualificato tra i politici italiani. Fa molto bene il ministro degli Esteri, ma credo farebbe altrettanto bene altre cose». Era, insieme, la conferma che la sinistra, d'accordo con De Mita, non farà nulla per aiutare il Centro a scegliere fra i suoi tre candidati (Forlani, Gava e Scotti), e nel frattempo, aspettando il congresso, riapre credito ad Andreotti. Un'offerta di lasciapassare per la segreteria? -Non lo so, questa è una mia grande speranza — replicava cauto Evangelisti, il braccio destro di sempre del ministro degli Esteri —; ma Giulio è in Africa e al suo ritorno valuterà lui. Io posso dire solo una cosa: noi non faremo niente, non accetteremo niente che vada contro Forlani». Marcello Sorgi
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