«Walesa, attento alla rabbia dei minatori»

«Walesa, attento alla rabbia dei minatori» Lo sciopero selvaggio a Belchatow, il futuro della Tavola rotonda: parla Bratkowski, uno dei delegati «Walesa, attento alla rabbia dei minatori» «Oggi quelli che protestano sono cinici e hanno voglia di vendicarsi, sarà difficile farli ragionare» - «Solidarnosc non ha esperienza politica, rientrare nel sistema può essere un rìschio» - «Nel partito il conflitto tra falchi e colombe è ancora aperto» dal nostro inviato VARSAVIA — Si estende lo sciopero spontaneo iniziato lunedi nella miniera di Belchatow, presso Lodz, malgrado la presenza di due inviati di Walesa. La miniera rifornisce una vicina centrale elettrica che assicura il venti per cento di energìa del Paese e che ormai ha riserve per soli due giorni. Ottomila minatori chiedono venga distribuito un consistente aumento salariale promesso nel dicembre scorso. Il portavoce Urban ha duramente condannato lo sciopero, affermando che mete in pericolo la tavola rotonda in corso a Varsavia. Un appello della direzione perché fosse ripreso il lavoro ha ricevuto risposta negativa. Della situazione polacca parliamo con Stefan Bratkowski. uno dei 57 esponenti designati dai tre partiti di potere (comunista, contadino e democratico) e dall'opposizione a partecipare alla tavola rotonda di Unità Nazionale iniziata da tre giorni. Cinquantaquattro anni, avvocato, fa parte dei 25 delegati di Solidarnosc allo storico incontro in qualità di esnerto non iscritto all'ex sindacato libero. — Signor Bratkowski, nel coro generale di consensi che hanno salutato l'avvio della tavola rotonda, l'assenza di voci discordanti adombra l'ipotesi che i giochi siano già chiusi, che il compromesso di fondo sia ormai raggiunto lasciando irrisolte soltanto le questioni marginali. •E' giusto, ma solo in parte. Il governo e l'opposizione non avevano altra scelta che sedersi uno dinanzi all'altro. Per farlo ambedue sono stati costretti ad accettare alcuni compromessi, però lo spartiacque è ancora tutto da guadare. Si dice che nessun argomento sarà tabù fuorché mettere in discussione il sistema socialista della Polonia né la sua appartenenza al blocco orientale. Ma mi domando chi avrà il coraggio di sollevare la questione del rimpatrio dei soldati russi che stazionano nel nostro territorio, o di un'eventuale riduzione delle forze armate polacche, stimate attorno a 700 mila uomini. Le riforme di cui tanto si parla valgono anche per loro. L'importante è di non accentuare le divisioni specie quando voteremo in maggio per il rinnovo del Parlamento in quelle che qualcu¬ no prematuramente definisce elezioni senza confronto. Sono convinto che il pluralismo democratico verrà rispettato, e si tratta di un enorme passo in avanti per la Polonia». — E' vero che alcuni Paesi occidentali hanno condizionato la concessione di ulteriori crediti alla controparti-. la della legalizzazione di Solidarnosc? «So che forti pressioni sono state esercitate in tal senso. D'altra parte la catastrofe economica che incombe sulle nostre teste non consentirà alternative. Non si può pretendere di normalizzare nulla senza ripristinare la credibilità della dirigenza statale, a patto tuttavia di dimostrarla con realizzazioni concrete». — Parliamo dello scenario che restituirà Solidarnosc ai crismi della legittimazione. Non sarà per caso un'arma a doppio taglio? ■•Certo, chi entra nel sistema deve condividerne le responsabilità. Temo tuttavia che l'opposizione non sia preparata a questo compito, è troppo sindacalizzata, manca di esperienza politica. Risolvere i conflitti aziendali che riguardano qualche migliaia di persone diventerà uno scher¬ zo da dilettanti, altra musica sarà escogitare scuole di pensiero a livello nazionale». — Lech Walesa rischia quindi grosso se non saprà controllare i suoi seguaci? «Dovete smettere di paragonare la situazione attuale con gli entusiasmi degli anni '80, Allora : giovani che scioperavano ai cantieri navali del Baltico erano i figli del babyboom pronti al dialogo, disposti alla riconciliazione. Oggi rappresentano la generazione nata nella depressione demografica, quella che fischia i capi storici. Sono sfiduciati, hanno fame e molta rabbia in corpo. Vanno matti per le tesi oltranziste di Andrzej Gwiazda (il principale antagonista di Walesa). Sono cinici, privi di scrupoli, addirittura crudeli nella voglia prepotente di vendicarsi degli affronti subiti dalla polizia segreta. Sarà difficile farli ragionare». — Però anche il presidente Jaruzelski ed il primo ministro Rakowski non hanno vita facile in seno al partito... «Per me le maggiori resistenze all'intesa si annidano purtroppo nel cuore del potere comunista. I dissidi emersi in seno all'ultimo Plenum lo confermano. La partita resta insomma aperta nonostante i segnali incoraggianti che giungono da Mosca. Un esempio? L'attualità delle parole pronunciate un anno fa dal rettore dell'università ci Varsavia Bialkowski all'allora vice presidente americano Bush durante la sua. visita nella capitale polacca. "Il partito si divide in due gruppi: il primo costituito da coloro che non intendono mollare di un centimetro, il secondo che è disposto a regalare qualche unghia". Quei vecchi signori mi fanno veramente paura». — Per quanto tempo dunque il malumore popolare saprà resistere ed attendere? «Come uomo di legge per natura sono ottimista. Ho pazienza, la massa invece no e così abbiamo proprio in questi giorni i minatori che si rifiutano di lavorare con la prospettiva di allargare l'ondata di scioperi. Una spia molto allarmante di quanto la situazione sia incerta. Prevedo di conseguenza l'insorgere di pericolose tensioni sociali in autunno, se non addirittura prima, a meno che la bacchetta magica della tavola rotonda non produca il miracolo». Piero de Garzarolli

Luoghi citati: Mosca, Polonia, Varsavia