I conti allegri delle Fs

Dopo lo scandalo «lenzuola d'oro», nuove accuse al vecchio staff Dopo lo scandalo «lenzuola d'oro», nuove accuse al vecchio staff I conti allegri delle Fs Peculato: ordine di comparizione per l'ex presidente Ligato e i suoi consiglieri di amministrazione - Stipendi aumentati, carte di credito a spese dell'Ente e rimborsi fuorilegge ROMA — Il vecchio -staff» dirigenziale delle Ferrovie dello Stato, già coinvolto nell'inchiesta sulle «lenzuola d'oro», è finito nuovamente sotto accusa per le centinaia di milioni dell'Ente che gli ex consiglieri di amministrazione e l'ex presidente Lodovico Ligato si sarebbero "concessi» (in aumenti di stipendio, rimborsi spese e carte di credito a carico dell'Ente) senza l'autorizzazione del ministero dei Trasporti. Ieri il sostituto procuratore della Repubblica, Vittorio Paraggio, ha firmato venti ordini di comparizione con i quali ha messo sotto accusa per peculato i dirigenti, gli amministratori e i revisori dei conti. Le persone imputate sono: l'ex presidente delle Ferrovie Ligato, l'ex vicepresidente Luigi Misiti, l'ex direttore generale Giovanni Coletti, gli ex consiglieri di amministrazione Antonio Caldoro, Giulio Caporali, Fabio Maria Ciuffini, Giovanni d'Ippolito, Alfredo Li Vecchi, Guido Mazzuolo, Pietro Merli Brandini, Ruggero Ravenna, Gaspare Russo, Bruno Trezza, Carlo di Palma, Gualtiero Corsini, Francesco Baffigi, Giuseppe Manzari, all'epoca avvocato generale dello Stato, Mario Aniello, Mario di Lauro e Domenico Mucci, rispettivamente presidente e membri del collegio revisori dei conti. Sotto accusa sono state messe dal pubblico ministero alcune delibere con le qua¬ li dirigenti e amministratori si aumentavano emolumenti e si attribuivano indennità particolari o rimborsi straordinari. Con la delibera numero ventitre del 5 marzo di tre anni fa il consiglio aveva autorizzato lo staff ad avvalersi per le spese di rappresentanza di carte di credito a carico dell'ente per una spesa mensile di un milione a testa, aumentata poco dopo a sedici milioni mensili con un'altra delibera del ventitré luglio successivo. Il magistrato specifica le somme che. per rappresentanza, i dirigenti avrebbero speso. Misiti avrebbe utilizzato la carta di credito per 14 milioni e 800 mila lire, Baffigi per 22 milioni, Caldoro per 37 Nessuno vuol parlare dei due fermati In Sardegna, ha ur milioni. Caporali per 35 milioni, Ciuffini per 44 milioni, Mazzuolo per 23 milioni, Ravenna per 44 milioni e cinquecentomila lire. Russo per 18 milioni, Trezza per 26 milioni, Corsini per 35 milioni, Manzari per 28 milioni e novecentomila lire, Coletti per 31 milioni, Di Palma per 36 milioni. Un'altra delibera «incriminata» è la numero settantadue del nove aprile 1986 con la quale, con effetto retroattivo a partire dal primo gennaio, si stabilì che i rimborsi di missioni comprendessero anche una diaria di duecentocinquantamila lire il giorno. Anche in questo caso il dottor Paraggio elenca le cifre: Ligato 20 milioni, Misiti urtato uno scoglio 37 milioni, Baffigi 32 milioni, Caldoro 11 milioni e cinquecentomila lire, Ciuffini 40 milioni. Li Vecchi 12 milioni, Corsini 27 milioni, Manzari 10 milioni, Coletti 15 milioni. Proprio il direttore generale Coletti deve rispondere di peculato per aver destinato somme dell'Ente di cui aveva il possesso all'adeguamento di emolumenti destinati a lui, al presidente, ai consiglieri e ai revisori nella misura del 63 per cento rispetto a quelli fissati dal ministero dei Trasporti. Ciò a decorrere dal primo maggio 1986. Il presidente passò quindi da un compenso di 145 milioni a 236, il vicepresidente e il direttore generale da 105 a 171, i consiglieri da 70 a 114 milioni.

Luoghi citati: Ravenna, Roma, Sardegna