Anche a Firenze un caso Mangiagalli

Anche a Firenze un caso Mangiagalli Il Movimento per la vita denuncia un aborto gemellare dopo il quarto mese di gravidanza Anche a Firenze un caso Mangiagalli Urto dei feti era senza cervello - Casini: «Ma l'altro era perfettamente sano, si sarebbe salvato» - Il primario del reparto ginecologia: «Una montatura, in questi casi non siamo in grado di intervenire separatamente» FIRENZE — Da Milano a Firenze. La polemica sugli -aborti facili» ha trovato da ieri un nuovo -caso» dopo quello della clinica milanese Mangiagalli: l'ospedale Sant'Antonino di Fiesole, sulle colline di Firenze. Il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini ha rivelato di aver denunciato alla procura della Repubblica l'avvenuto aborto gemellare, al termine del quarto mese di gravidanza, motivato dal fatto che uno dei due gemelli era affetto da una grave malformazione. 'Ma l'altro era perfettamente sano» ha aggiunto l'europarlamentare intervenendo domenica in Palazzo Vecchio alla manifestazione -Diritto alla vita e destino dell'Europa» organizzata dal Movimento per la vita. Immediata la risposta del primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale finito nel mirino di Casini. -E' tutta una montatura — ha risposto sdegnato il profèosor Armando Cutrera —. Si è trattato di un normale aborto terapeutico chiesto dalla madre e non un'aberrante applicazione della legge 194. E' uno scoop da rotocalco e chiederemo un'indagine della Usi 10-G anche per scoprire come è avvenuta la fuga di notizie dall'ospedale». In realtà, ancora nessuna inchiesta è stata aperta dalla magistratura. Intanto, da parte sua, il presidente della Usi 10-G dal quale dipende l'ospedale di Fiesole, il comunista Paolo Bongianni, ha dichiarato che in questa vicenda «è evidente il tentativo di mettere sotto accusa la legge 194 suscitando una campagna contro l'aborto». La vicenda denunciata dall'onorevole fiorentino Casini risale a qualche mese fa. La gestante in questione al termine del quarto mese di gravidanza si era sottoposta all'ecografia, un esame di routine per le donne incinte. Per lei è stato l'inizio di un incubo, che l'ha portata anche a tentare il suicidio e che si è concluso con la decisione di interrompere la gravidanza. La donna, a dicembre dell'anno scorso, si è recata all'ospedale di Careggi per sottoporsi all'esame. Tragica la diagnosi: uno dei due gemelli portati nel grembo era affetto da anencefalia, gli mancava, cioè, una parte del cervello e sarebbe andato incontro a morte sicura entro pochi mesi dalla nascita. La dia¬ gnosi non era valida per l'altro gemello. 'Noi — ha chiarito ieri il primario dell'ospedale di Fiesole — siamo intervenuti su richiesta della donna, alla sedicesima settimana di gravidanza, praticando un aborto terapeutico perché, come prevede la legge 194, il caso presentava un grave rischio psichico per la madre». Non si poteva salvare il feto sano? -In questi casi — ha sostenuto il professor Cutrera — non siamo tecnicamente in grado di intervenire separatamente. Almeno non per ora anche se a Londra so che sono in corso alcuni esperimenti in questo senso». L'accusa dell'onorevole Casini è chiara: praticando l'aborto si è ucciso anche il feto sano. 'Come Movimento per la vita — ha precisato Casini — chiediamo soltanto che la legge sull'aborto sia applicata integralmente rispettando le sue norme». In pratica, dietro l'accusa, c'è il sospetto che l'interruzione volontaria della gravidanza venga utilizzata in senso eugenetico e razzista, cioè per effettuare una certa selezione. Con il passare delle ore la polemica trova sempre nuovi argomenti. Al professor Cutrera, che si dichiara convinto che sia in corso una vera e propria caccia alle streghe sul tema dell'aborto, il presidente del Movimento per la vita ribatte che in questo caso bisognava lasciare fare alla natura. -Secondo quanto mi hanno assicurato il professor Mancuso, primario di ostetricia e ginecologia dell'Università Cattolica e il suo collega, professor Carenza della "Sapienza" di Roma — sostiene Casini — la malformazione del feto anencefalo non avrebbe comportato disturbi al gemello sano». La tesi è chiara: portando in fondo la gravidanza il bambino malformato sarebbe morto ma quello sano si sarebbe salvato. Tutto così certo? Non si può proprio dire. Sulla vicenda la professoressa Maria Luisa Giovannucci, responsabile del servizio di genetica umana del Meyer, l'ospedalino dei bambini di Firenze, non si vuole pronunciare. 'In questi casi il problema cruciale è quello della diagnosi — ha risposto — poi è la donna che deve scegliere se portare avanti la gravidanza o abortire». s. s.

Luoghi citati: Europa, Fiesole, Firenze, Londra, Roma