«L'Italia rompa con Botha» di Paolo Patruno

«L'Italia rompa con Botha» Il Kenya chiede a Cossiga sanzioni anti-apartheid «L'Italia rompa con Botha» DAL NOSTRO INVIATO NAIROBI — Nel Paese prediletto da frotte di turisti italiani, il presidente Cossiga ha inaugurato ieri la serie delle visite ufficiali nell'Africa subsahariana dove mai in precedenza era giunto da Roma un capo dello Stato. In un clima del tutto privo di folclore, ma non di amicizia, Cossiga (arrivato lunedì sera da Assuan) di buon mattino ha ricevuto gli onori militari davanti alla State House prima di recarsi a colloquio dal presidente Daniel Arap Moi. E tutta la giornata è stata scandita dagli appuntamenti ufficiali: corona al mausoleo del «padre della patria» Jomo Kenyatta, consueto appuntamento in un giardino botanico per piantare un alberello commemorativo, poi la colazione ufficiale, la visita al museo nazionale, quindi l'inaugurazione della centrale telefonica digitale realizzata dalla Italcom con apporti di Italtel, Siemens e Telettra. La realtà dell'Africa d'oggi è lontana dagli stereotipi, ancorata a una realtà politica ed economica drammatica. Se n'è avuta puntuale eco nei colloqui di Cossiga e Andreotti con Arap Moi e la folta delegazione kenyota. Al presidente italiano, senza molti giri di parole, l'erede di Kenyatta ha infatti indicato tre problemi pressanti. D. primo è politico, ed è la questio¬ ne dell'apartheid che ufficialmente è così balzata all'ordine del giorno di questa missione africana di Cossiga. Arap Moi ha detto che il Kenya non crede che «i cambiamenti cosmetici e le manovre tattiche del razzista Botha siano sufficientemente sinceri per salvare quel Paese da un bagno di sangue-. E ha sollecitato vigorosamente anche all'Italia -sanzioni obbligatorie totali' contro il Sud Africa razzista. TI secondo problema sollevato dal presidente kenyota è stato il dramma del debito estero, ormai insostenibile per molti Paesi africani. Il problema tocca solo in parte il Kenya, relativamente più prospero dei suoi vicini. Ma Arap Moi ha lanciato l'allarme per una situazione che è in rapido deterioramento a causa della caduta dei prezzi delle materie prime, della diminuita capacità produttiva di derrate alimentari, di fattori climatici avversi e della rapida crescita demografica. Infine, è stato il turno della cooperazione bilaterale, che il Kenya vorrebbe incrementare con un ulteriore apporto di investimenti italiani. Arap Moi ha ricordato, come tappe della cooperazione bilaterale, la strada costruita nel lontano dopoguerra dagli ex prigionieri italiani e, più recentemente, il generoso aiuto fornito in occasione della drammatica siccità dell'84. Il Kenya odierno sollecita adesso più cospicui investimenti privati, ai quali garantisce una promettente redditività, e maggiori rapporti commerciali per rilanciare un interscambio tuttora secondario, che vede l'Italia sesta nelle importazioni e ottava nelle esportazioni. Ma Arap Moi garantisce anche all'Italia che gli aiuti ricevuti sono bene impiegati, non si perdono in rivoli misteriosi come a volte capita in altri Paesi africani. E la cooperazione allo sviluppo, che già vede l'Italia sesta fra i Paesi donatori con 233 miliardi di lire, sarà ulteriormente potenziata dopo questo viaggio con un nuovo programma triennale di altri 300 milioni di dollari per progetti di irrigazione, stoccaggi urbani, pezzi di ricambio nel settore agricolo. Cossiga e Andreotti hanno ricordato la posizione antisegregazionista del nostro Paese e il capo dello Stato ha auspicato una sollecita soluzione del dramma sudafricano •non solo per motivi umanitari ma perché la pacificazione sarebbe utile a tutta la regione-. Chiusa rapidamente la tappa kenyota, oggi il «rally» di Cossiga riprende con un nuovo trasferimento nello Zambia, Paese di «prima linea» nella lotta all'apart/ieid sudafricana. Paolo Patruno