Shevardnadze strappa a Pechino il supetvertice e qualche insulto di Fernando Mezzetti

Shevardnadze strappa a Pechino il supervertice e qualche insulto I retroscena del confronto prima dell'annuncio della visita di Gorbaciov Shevardnadze strappa a Pechino il supervertice e qualche insulto «Si è parlato anche di Sihanuk»: un viceministro cinese l'ha smentito pubblicamente DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — L'annuncio del vertice Deng-Gorbaciov per il 15-18 maggio diramato simultaneamente nelle due capitali domenica notte è stato preceduto da una schermaglia di oltre trenta ore nelle quali rincontro è sembrato perfino in forse. Il contrasto è sul futuro assetto politico della Cambogia. Pechino chiede ai russi di far fare al Vietnam in Cambogia ciò che essi non hanno voluto o potuto fare direttamente in Afghanistan: il dissolvimento del governo installato con l'invasione, sostituito da una coalizione delle varie fazioni. Le differenze hanno portato a una inusuale schermaglia diplomatica, affiorata pubblicamente sabato, rivelando due elementi: da una parte, l'ansia di Gorbaciov di avere il vertice, sintesi d'un successo di politica estera con cui supplire ai problemi interni, così come sono stati i vertici con Reagan; dall'altra, in un quadro inter¬ nazionale pronto per la Cambogia, la determinazione cinese di sfruttare fino al limite questa necessità del Cremlino e di non cedere ad esso la palma della distensione tra i due Paesi. Non a caso, l'agenzia Nuova Cina metteva in risalto quel che aveva detto Deng incontrando Shevardnadze: e cioè che «;7 formale inizio della normalizzazione dei rapporti cino-sovietici si avrà quando io incontrerò Gorbaciov-. Gli interrogativi sull'incontro che suggellerà l'inizio d'una nuova fase dei rapporti Cina-Urss sono sorti sabato dopo la partenza di Shevardnadze per il Pakistan. Incontrato Deng a Shanghai, il ministro degli Esteri sovietico annunciava il vertice per metà maggio senza specificarne la data. A lui si contrapponeva poco dopo il viceministro degli Esteri cinese Tian Zengpei, affermando che il periodo indicato da Shevardnadze era solo una proposta che la Cina avrebbe preso in considerazione. E arrivava perfino a dire -se e quando un vertice avrà luogo-. Il vice ministro ha inoltre confutato un'affermazione di Shevardnadze, secondo il quale nei colloqui non era stata discussa l'ipotesi d'un suo incontro con Sihanuk, in questi giorni a Pechino. Affermando che il tema è stato invece sollevato, Tian Zengpei ha in sostanza dato del bugiardo a Shevardnadze il quale avrebbe rifiutato l'incontro dicendo che il momento non era propizio. Sono state oltre trenta ore di interrogativi per le cancellerie di tutto il mondo, scioltisi infine nella notte fra domenica e lunedi, quando nelle due capitali è stato diramato l'annuncio della visita di Gorbaciov a Pechino dal 15 al 18 maggio, accompagnato da un comunicato congiunto sulla Cambogia: un documento che rivela apertamente il contrasto sulla visione del futuro assetto politico del Paese una volta completato il ritiro delle forze d'occupazione vietnamite. La Cina vuole il dissolvimento dell'attuale governo filo-vietnamita, sostituito da una coalizione di tutte le fazioni che sovrintenda al ritiro del Vietnam e organizzi le elezioni con l'assistenza di forze dell'Onu. Mosca e invece per un "organismo provvisorio di coalizione-, accanto al quale resti in carica l'attuale governo sostenuto dal Vietnam. E' l'unico elemento di disaccordo nel primo comunicato che le due parli sottoscrivono insieme da decenni. Che non è da poco però, e che può sembrare uno scherzo della storia nei rapporti fra grandi potenze. Il contrasto non è più fra Mosca e Pechino, ansiose di andare all'accordo, ma fra i clienti che essi stessi hanno foraggiato. Sono le due fazioni comuniste cambogiane, i khmer rossi e i filo-vietnamiti, a tenere in ostaggio i loro protettori. Fernando Mezzetti