Sicilia, caccia ai ladri d'acqua di Giuseppe Zaccaria

Sicilia, caccia ai ladri d'acqua La mappa della siccità: l'isola per ora evita l'emergenza Sicilia, caccia ai ladri d'acqua Un «commissario straordinario» ha scoperto centinaia di allacciamenti abusivi e li ha denunciati: evitati gli sprechi degli anni scorsi - >iMa il problema della gestione degli impianti resta» DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Partiamo con una buona notizia, se non altro perché, alla fine di questo viaggio nella sete del Sud, potrebbe risultare unica: la novità è che da meno di un mese Agrigento è entrata a far parte dell'Europa. Prima, dal punto di vista dei rifornimento idrico, per trent'anni era rimasta saldamente attestata su livelli centroafricani: acqua ogni settimana, a quartieri aitemi, in un frenetico via vai di autobotti, fra proteste di piazza o cortei guidati dal vescovo. Miliardi di investimenti, nuove condotte, dissalatori non erano serviti: niente da fare, quella dell'acqua pareva una maledizione. Poi è bastato che il dottor Niccolò Scialabba, 58 anni, funzionario della Regione, venisse nominato «commissario straordinario» all'approvvigionamento idrico, e come d'incanto in tre mesi la questione si è risolta. Un miracolo? Non c'è dubbio, almeno nel senso che questa volta, miracolosamente, nessuno a Scialabba ha messo i bastoni fra le ruote. Nell'86, incaricato dello stesso compito, il funzionario era stato costretto ad abbandonare Agrigento dopo pochi mesi: aveva scoperto che l'acqua mancava anche perché c'era chi la rubava, denunciando alcuni allacciamenti abusivi aveva messo nei guai burocrati e vigili. Anche questa volta è bastato razionalizzare la distribuzione, e la questione si è in gran parte risolta. Tutto questo, accade nel mezzo di uno dei più lunghi periodi di siccità che l'isola ricordi. Sulla Sicilia non piove da sei mesi, se si esclude un mezzo pomeriggio alla vigilia di Natale, eppure quello della Valle dei Templi non è un caso isolato. Certo, se il cielo si ostinerà a rimanere sereno come in questo lungo anticipo di primavera, fra uno o due mesi i problemi potrebbero tornare seri, eppure visti da Palazzo d'Orléans, sede della giunta regionale, i drammi della Sardegna, l'allarme che comincia a montare fra gli agricoltori pugliesi paiono molto, molto lontani. Nonostante la lunghissima mancanza di pioggia ecco la vera sorpresa—la situazione è eguale a quella dello scorso anno, quando non si poteva contare su grandi riserve ma neppure si intravedeva lo spettro della sete. «Naturalmente se dovesse continuare a non piovere fino all'estate, i problemi si farebbero drammatici», avverte Salvatore Sciangula, assessore de ai lavori pubblici. -Finora si può dire che la Sicilia ha retto meglio di altre regioni, anche settentrionali». E tutto perché finalmente ci si è decisi a non aspettare che la soluzione cada dal cielo. Si è capito che l'acqua, anzitutto, non va sprecata. •La Sicilia — è il parere del professor Vincenzo Liguori, docente di geologia a Palermo —non è terra arida ma un luogo in cui non si riesce a raccogliere e gestire l'acqua che c'è». In un anno normale sull'isola piovono 18 milioni di metri cubi d'acqua: una gran parte evapora, ma restano 6 milioni di metri cubi di cui, finora, si riusciva a utilizzarne poco più di uno. Tutto il resto finiva in mare. I motivi? Diversi: lo stato delle condutture, l'esistenza di dighe finanziate e mai completate, la sovrapposizione di competenze. A occuparsi del problema idrico dovrebbero essere contemporaneamente quattro assessorati, tre enti, una quindicina di consorzi d'irrigazione, cinque municipalizzate. Ma alla base di tutto c'è il fatto che parlare del «problema acqua» in Sicilia non ha senso se al liquido non si dà anche una colorazione. Per cogliere in parte l'intreccio di poteri, interessi e gelosie bisogna tener conto che di volta in volta si parla di un'acqua andreottiana (quella dell'assessore Sciangula), gullottiana (assessorato all'agricoltura), repubblicana (ente acquedotti siciliani), socialista martelliana (assessorato al territorio e alle acque reflue) o di Lauricella (acque industriali). Fino all'anno scorso l'Eas, ente per gli acquedotti, era riuscito ad accumulare solo «buchi» in organico e 50 miliardi l'anno di debiti con le banche. Le dighe restavano chiuse o inutilizzabili per mancanza di condotte. L'inversione di tendenza pochi mesi fa: lavori compiuti a tempo di record, collegamenti fino a ieri neanche ipotizzabili. "Il punto di maggior crisi si toccò in primavera — spiega Sciangula —. Palermo rischiava di ricevere acqua solo ogni 15 giorni. A Nord della città c'era la diga di Gorgia pronta da anni ma inutilizzata, a Sud l'invaso del lago Poma. Facemmo alzare le paratie della diga correndo qualche rischio, in poche settimane si raccolsero dieci milioni di metri cubi d'acqua...», H resto è consistito in un collegamento fra la diga e l'invaso che fornisce 900 litri al secondo. Di queste opere «volanti» ne sono state compiute a decine: anche Agrigento deve in parte i suoi approvvigionamenti a una condotta che collega un vecchio bacino mai utilizzato, quello del lago Leone, alla diga di Bivona. Nel frattempo marciano i lavori di completamento aelle strutture già esistenti: 2500 miliardi per il completamento di condotte e dighe entro 24 mesi, 300 alla messa a punto di nove piani di distribuzione. «Sé i lavori continuano a marciare cosi — prevede Sciangula — entro 4 anni in Sicilia il problema idrico sarà risolto». Speriamo bene. Ma intanto c'è già un'altra grossa questione che si affaccia all'orizzonte, quella dell'«autorità unica» proposta dall'assessore. Due anni fe. Sciangula ha presentato un disegno di legge per riunire in un'unica direzione la miriade di enti, consorzi, aziende comunali che distribuiscono l'acqua, n ragionamento non fa una grinza: solo una gestione centralizzata, un assessorato all'approvvigionamento idrico, potrebbe assicurare che le risorse esistenti non vadano sprecate. Ai Comuni poi (e ai consorzi privati) resterebbe il compito di distribuire le forniture casa per casa. Progetto inattaccabile, se non per un punto: una volta approvata la legge il nuovo assessore si troverebbe a gestire un potere immenso, a riunire sotto un'unica, nuova azienda di gestione, le migliaia di fontanieri, operai, impiegati, tecnici che oggi lavorano per i vari enti e consorzi Diventerebbe un vero «Signore delle acque», alla guida di un apparato fra i più estesi del Mezzogiorno. Della prospettiva si comincerà a discutere fra sole due settimane, e com'era prevedibile si annunciano forti resistenze. Non dimentichiamolo: in Sicilia c'è l'acqua andreottiana, quella di Gullotti, quella repubblicana e socialista... Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Gullotti, Lauricella, Niccolò Scialabba, Poma, Salvatore Sciangula, Scialabba, Vincenzo Liguori