Ferma il mondo, io ci sto bene di Furio Colombo

Ferma il mondo, io ci sto bene AMERICA: «SLOW GROWTH», INQUIETANTE FENOMENO SOCIALE Ferma il mondo, io ci sto bene E' la filosofìa di chi vive «nel posto giusto» - Si diffonde nei dintorni di Los Angeles e New York, ma anche di Chicago, Boston, Atlanta - Si blocca l'edilizia per proteggere zone privilegiate da nuovi arrivi - Così si previene la scarsezza d'acqua e di verde, gli ingorghi, l'accumulo dei rifiuti, la criminalità - Costosi paradisi da cui molti si trovano esclusi NEW YORK — «E' il più importante fenomeno socioeconomico del dopoguerra», ha scritto William Trombley, esperto di 'affari urbani» del Los Angeles Times. «Le conseguenze? Solo in questa città quarantamila famiglie sono costrette a vivere nei garages», gli risponde Jay Mathews, corrispondente da Los Angeles del Washington Post. Un esempio di questo fenomeno viene narrato dal New York Times (ma la storia questa volta si svolge a New Rochelle, periferia di New York): «La signora Jo Ann Boahene è rimasta sola con i due bambini a vivere nella casa "condannata". E' restata perché non trova un'altra abitazione e ha paura, la notte. A mano a mano che gli altri inquilini hanno accettato l'ingiunzione di sfratto, gli appartamenti sono stati murati. Quando la Boahene e i bambini se ne saranno andati, l'intero edificio sarà distrutto e l'area diventerà un grande parcheggio. E' l'ultimo edificio di un intero quartiere scomparso, destinato a essere sostituito da una zona a prato o a parcheggio». «n nostro impegno è garantire il futuro»,/a sapere dalla costa californiana Kenneth Toping, direttore per la pianificazione urbana di Los Angeles. «E' un classico caso di scontro fra chi ha e chi non ha», gli risponde dallo Stato del New Jersey l'economista Joel Singer. Le due parolechiave di questa storia sono slow growth e I.C.O. Slow growth è allo stesso tempo una moda, una cultura, un movimento politico, la carriera di alcuni (gli uomini politici che hanno deciso di cavalcare la nuova spinta), l'improvviso vantaggio di altri (chi già possiede una casa nella zona giusta) e-il punto di raccordo fra la •sinistra» verde e la 'destra» di conservazione. Si tratta di impedire la crescita urbana e suburbana, di bloccare la costruzione di nuove case, di vietare l'arrivo di nuove famiglie. E, se possibile (come nel caso della signora Boahene), spingere fuori dagli ambienti urbani un certo numero di persone giudicate in 'Soprannumero». I.C.O. è la sigla composta con le iniziali delle parole 'Interim Control Ordinance», ed è lo strumento che evita rischiose consultazioni elettorali, referendum e dibattiti politici imbarazzanti. Si tratta di decreti amministrativi che i vari municipi votano, contagiandosi l'uno con l'altro. Infatti se una città adotta un I.C.O, per contenere la propria crescita, subito tutte le città vicine usano lo stesso strumento per evitare l'arrivo di coloro che non trovano più posto nell 'area che per prima ha scelto la via delle restrizioni. I focolai Il fenomeno ha due grandi epicentri, che, visti su una carta geografica, assomigliano ai focolai di un'infezione o alle onde di un movimento tellurico. Il primo focolaio, e il più grande, è intorno a Los Angeles (in parte minore intorno a San Francisco). Il secondo è sulla sponda occidentale del fiume Hudson, quella vasta area dello Stato del New Jersey che ha sempre fatto da immensa camera da letto alla gente che lavora a New York e che, per ragioni di reddito, a New York non può vivere. Ma segnali del genere cominciano a venire dalle aree urbane che gravitano intorno a Chicago, a Boston, ad Atlanta, a Denver, e provvedimenti tipo I.C.O. si sono già estesi a catena in zone tuttora idilliache e prevalentemente agricole, come l'Oregon e lo Stato di Washington. La nuova ideologia che sembra percorrere come un fremito intellettuali e classe media, i centri delle città e le periferie, i villaggi di casette bianche e i grattacieli a schiera, esige che si ponga un freno, anzi un limite alla crescita. Le ragioni sono l'insufficienza o l'impurità dell'acqua, la mancanza di verde, la congestione delle strade, l'impossibilità di costruire fognature adeguate, la mancanza di servizi per l'eliminazione delle scorie, i limiti alla disponibilità di energia stabiliti dalla diffidenza per gli impiànti nucleari, l'impossibilità di parcheggiare le auto, il rischio di criminalità, il timore che, crescendo, ogni area urbana si agganci ad un'altra, dando luogo a zone metropolitane troppo vaste di cui nessun sindaco, nessuna polizia possono essere responsabili. Il primo reclamo si è affacciato come rivendicazione ecologica. Non c'è il verde e ne soffrono i vecchi e i bambini. Basta con la costruzione di nuove fabbriche. Le fabbriche sono state spinte altrove, ma perché la gente vorrebbe andare a vivere intorno alle fabbriche? La gente vuole venire nelle zone 'preservate», e la pressione aumenta. Il secondo reclamo è appaiso sotto le vesti di una ragione civica: manteniamo una dimensione umana alla nostra città, al nostro villaggio. Se permettiamo altre costruzioni, ci sarà troppa gente, saranno necessari troppi servizi, dovremo pagare nuove tasse e vivremo peggio. Un pugno Afa come porre un limite alla costruzione di case? Il terzo reclamo si è presentato con il volto della rivendicazione sociale: basta, è stato detto, con l'ingordigia dei costruttori, con la loro sfrenata voglia di arricchirsi. Chi possiede una sola casa ha il diritto di essere lasciato in pace con il suo piccolo giardino e il suo unico albero. Ciascuna delle tre ragioni, sacrosante e sincere, però ne nasconde altre. Le fabbriche sono state rifiutate da chi aveva già risolto il problema del proprio reddito e della stabilità economica della propria famiglia, e non voleva correre il rischio di un'invasione di disoccupati attratti dalla costruzione di una nuova fabbrica Il secondo reclamo nascondeva il desiderio di preservare a ciascuna piccola città suburbana una certa •purezza». I nuovi arrivati potrebbero essere meno desiderabili. Potrebbero essere di altri gruppi etnici e culturali. Quanto all'opposizione nobile e fiera contro le nuove costruzioni, consciamente o no, essa si sovrappone a due altre ragioni. Il valore della mia casa aumenta se nessuno costruisce una casa qui accanto. E la qualità della mia vita è migliore se faccio in modo che ci sia meno gente. Nel tessuto sociale americano è come se qualcuno avesse battuto un pugno su un delicatissimo puzzle (equilibri e armonizzazioni di tanti strati e livelli economici, di diversi rapporti con l'avventura e la stabilità del lavoro, di gruppi razziali più e meno fortunati) e avesse fatto saltare in aria tutti i pezzi. Un vento furioso di ansia e di incertezza ha mischiato l'ecologia e l'egoismo, la paura e il privilegio, ma anche il meglio e il peggio a carico di ciascuna delle ;<arti. Un esempio sul versante degli esclusi è semplice. La signora Boahene e i suoi figli vivono la sgradevole avventura di abitare in una casa di troppo. Dopo di loro, la casa sarà abbattuta per impedire che altri vengano ad abitare al loro posto, sarà spianato il terreno, ci saranno verde e parcheggi per migliorare un poco la vita di tutti a spese della famiglia Boahene. Ma nella zona di New Rochelle nessuno vive di rendita. Se chiude una fabbrica, se qualcuno perde il lavoro, ce la farà a mantenere la casa, a pagare le spese, a continuare la vita, come accadeva in passato? Se non ce la fa (e gli avvicendamenti fra lavori sicuri e periodi di disoccupazione sono molto frequenti) lo attende lo stesso destino della signora appena espulsa. Viene spinto fuori dalla zona sicura» e, se la morsa della slow gTOWth continua, non sarà ammesso in un'altra. Descritta con le parole incoraggianti della nuova ecologia, slow growth si può tradurre cosi: 'Andiamo avanti piano e con buon senso». Vista sul posto, la slow growth è la benedizione di alcuni e la condanna di altri, ciascuno incluso o escluso dalla zona 'buona» dello sviluppo armonioso. Ma il beneficio dei privilegiati sembra non tener conto delle ondate continue di benessere e malessere che si avvicendano nel mercato del lavoro americano (un lavoro sì perde facilmente, un altro lavoro si trova facilmente ma il più delle volte il nuovo lavoro è altrove e al prezzo di ricominciare da capo). Al contrario, il danno dell'esclusione tende a diventare stabile perché, intanto, sotto la spinta della nuova diffusissima inclinazione morale, la popolazione cresce, i bambini nascono, dentro e fuori dal matrimonio, e nessuno, specialmente nelle zone 'd'ordine» che alle nascite sono favorevoli, sembra disposto a tenerne conto. C'è un altro dato che spaventa i più giovani, il famoso 'indice medio del costo della casa» che in America ha raggiunto i duecentomila dollari (circa duecentocinquanta milioni di lire). Le banche calcolano che solo il diciassette per cento dei nuovi occupati possa 'meritare» prestiti per questi costi. 2 bisogna notare che siamo in un periodo di piena occupazione. Esclusi C'è un continuo cadere all'infuori dai giardinetti ecologici della slow growth e c'è sempre qualcuno pronto a prendere il posto lasciato libero, qualcuno che, a sua volta, è sempre nel rischio di perderlo. Tutto ciò rende più aspra la divisione fra gente che lavora e gente che non lavora più. I pensionati che non hanno accumulato grandi risparmi sono quasi certi di non poter restare nella zona 'buona» in cui è impedita ogni crescita, perché di anno in anno salgono i costi, della manutenzione, delle assicurazioni, e sono costi che un pensionato non può più pagare. Ai ghetti di coloro che non sono mai riusciti a entrare fi più vasti restano quelli neri) si aggiungono i ghetti degli anziani, la cui -caduta infuori» non conosce margini di recupero. Manca — dicono in tanti, da chi si occupa di economia a chi si occupa di edilizia — il tentativo di trovare un punto di accordo fra la crescita economica di tutto un Paese — che non si può arrestare e che non sembra affatto sul punto di finire — e la nuova filosofia dello sviluppo 'bloccato». Qualcuno si è ricordato di un vecchio spettacolo di varietà che ha avuto un grande successo a Broadway negli Anni 60. Era del comico inglese Anthony Lewis e si intitolava Fermate il mondo, voglio scendere!. Quando il comico gridava quella frase, in sala tutti ridevano. Adesso? Furio Colombo Los Angeles. La metropoli ricoperta da un velo di smog. Sul blocco della crescita per migliorare la vivibilità concordano «sinistra» verde e «destra» conservatrice

Persone citate: Anthony Lewis, Jay Mathews, Jo Ann Boahene, Joel Singer, Kenneth Toping, Manca, William Trombley