Ecco le schede (inutili) raccolte dall'Antimafia
Ecco le schede inutili raccolte dall'Antimafia Pubblicate con tredici anni di ritardo Ecco le schede inutili raccolte dall'Antimafia Quattromila pagine di rapporti, informazioni, denunce anonime DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Dentro c'è di tutto: dal mitico bandito Giuliano al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dall'ex sindaco di Palermo Ciancimino, finito dopo anni sul banco degli imputati, a Cesare Terranova magistrato ed ex parlamentare comunista denunciato da Ciancimino e ammazzato in un agguato. Nelle 2750 «schede nominative» raccolte dalla prima commissione antimafia fra il 1963 e i primi Anni Settanta la confusione è completa e i ruoli invertiti. Queste schede, ora, dopo un dibattito che ha impegnato per mesi l'attuale commissione Antimafia presieduta da Gerardo Chiaromonte, sono state rese note. In un unico volume diviso in quattro tomi — complessivamente 3852 pagine — sono raccolte notizie e informazioni su 2405 persone e 345 enti. Notizie e informazioni che la prima commissione antimafia aveva organizzato in schede per comodità di lavoro da destinare all'uso interno. Tanto è vero che alla fine dell'indagine, conclusasi nel 1976 con la presentazione al Parlamento di tre relazioni (una di maggioranza e due di minoranza) la massa di dati raccolta negli anni finì nell'archivio del Senato. 'Lo schedario pubblicato oggi non si riferisce — avverte prudentemente il senatore Chiaromonte nella prefazione al volume — a persone indisiate di appartenere alla mafia o di intrattenere con essa rapporti, ma a tutte le persone per cui qualcuno, anche anonimamente, avesse insinuato che si trovassero in situazione di questo tipo'. Le schede, infatti, furono compilate sulla base di informazioni di polizia, carabinieri, guardia di finanza e su quelle raccolte autonomamente dalla vecchia commissione, ma anche sulla scorta di scritti (libri, articoli di giornali o periodici) e di informazioni anonime che in quegli anni giunsero copiose ai parlamentari chiamati a far parte dell'antimafia. Questo fu tra l'altro il motivo che indusse gli allora responsabili a non renderle pubbliche e a riporre le schede in archivio. «Se oggi — spiega Chiaromonte — si è deciso di pubblicarle, dopo un lungo e complesso dibattito interno alla commissione con una decisione adottata con votazione l'i novembre e riconfermata a maggioranza il 6 dicembre, è per motivi politici. Ma comunque non è una decisione presa a cuor leggero». Si è voluto insomma dissipare il sospetto che «un organismo politico voglia nascondere in tutto o in parte notizie che riguardano il coinvolgimento di politici in vicende di mafia'. In ogni caso, secondo Chiaromonte, questo materiale 'non può dare un contributo importante, oggi, alla lotta alla criminalità organizzata o al chiarimento dei rapporti tra mafia e politica'. DI politici, a parte i numerosissimi esponenti locali, ce ne sono tanti, di tutti i colori: dal gettonatissimo Andreotti all'ex presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, dall'attuale ministro delle Finanze Emilio Colombo a Giovanni Malagodi, ad Aldo Moro, allo stesso senatore Pafundi che presiedeva all'epoca l'Antimafia. Ma c'è anche Mariano Rumor, il defunto Ugo La Malfa, l'ex monarchico Covelli, i de Ruffini, Restivo e Pennacchini. Insieme a Gioia, Gullotti, Lima, Gunnella, c'è anche la scheda di Pio La Torre, il segretario del pei siciliano padre della legge insieme a Rognoni per gli accertamenti finanziari su mafiosi e società in odore di mafia. Veniva accusato da un anonimo ma fu ucciso pochi anni dopo, nel 1982. Fin qui i politici, almeno quelli più noti. Ci sono poi appunti che riguardano esponenti ritenuti mafiosi e imprenditori e società sospettati di avere collegamenti con la mafia. Fra i primi i nomi di Angelo La Barbera, Tommaso Buscetta, Frank Coppola, Salvatore Crimi, Vito Genovese. E di Giuseppe Albanese e Gerlando Alberti, indicati come coinvolti nel caso del giornalista Mauro De Mauro, scomparso tanti anni fa e mai più ritrovato. Nella lista delle banche e degli imprenditori ci sono infine le imprese dei Cassina e dei Vaselli, il banco di Sicilia, di Marsala, la banca Mussomeli e la banca del Popolo di Trapani. C'è anche una denuncia anonima contro l'avvocato Rosario Alessi, attuale presidente dell'Aci.
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