Pesaro canta a Bianchini «Arrivederci Roma»

Pesaro canta a Bianchini «Arrivederci Roma Pesaro canta a Bianchini «Arrivederci Roma -Armata Rossa batte armata Brancaleone 82-74», e poi coretti di «Siberia, Siberia», e-arrivederci Roma- rivolti a Valerio Bianchini. Pesaro ha scaricato tutta la sua carica di sarcasmo dopo la grande delusione. Sembrava una partita facile, quasi una passeggiata, quella dei campioni d'Italia contro un'Armata Rossa decimata dagli infortuni (Goborov e Pankhrashkin, mica due fessi qualunque) e già tagliata fuori dalla qualificazione alle finali di Monaco. E invece gli otto soldati di Sergej Belov hanno giocato all'ultimo respiro, dominando in lungo e in largo, tanto da trasformare la sirena finale in un sospiro di sollievo per il pubblico. Il giorno dopo a Pesaro si respira un clima di disfatta, emergono tutti insieme problemi fino a martedì accantonati. La sconfìtta di coppa ha segnato la fine di tanti piccoli e grandi amori. Quello di Pesaro per Bianchini. innanzitutto. Valerio il grande è stato, con Walter Scavolini, il vero demiurgo della squadra campione, l'inventore di uno scudetto «impossibile». Ma ora è travolto dalle voci che lo danno sicuro coach del rilancio di Roma, l'anno prossimo. Ma a Bianchini non si perdona neppure la pervicacia nel difendere una scelta finora fallimentare, quella del play Drew. L'americano dei Los Angeles Clippers ha infilato l'altra sera l'ennesima prova scialba, contribuendo notevolmente al penoso bottino nei tiri da tre (1 su 12) che ha segnato la condanna della Scavolini. La presenza opaca di Drew, che avrebbe dovuto essere il ■ turbo» acceso nel motore dei campioni, in realtà frena una squadra che «non sa più correre» come ammette lo stesso Bianchini. Ma il problema non è soltanto l'americano. Va registrato lo scontento degli itai liani. Gracis, costretto al ruolo di guardia in marcatura, virtualmente già uscito dal giro azzurro; Minelli, Vecchiato e Silvestrìn, abbonati alla panchina. Senza contare il reparto lunghi. Magnifico e Costa, forse fuori forma, di certo poco assistiti dal gioco. Tra tutti, come ha sottolineato Walter Scavolini -si salva soltanto Zampolini», che è un po' poco per vincere una Coppa Campioni. E anzi neppure abbastanza per arrivare alle finali a quattro di Monaco, dal momento che Barcellona e Maccabi sembrano di altra categoria, e perfino l'Aris sta meglio in classifica (dopo la vittoria in Olanda) e nel calendario. Lo «spareggio» con la Jugoplastika, giovedì prossimo a Spalato (all'andata finì 8875 per i pesaresi) cade dunque nel momento peggiore. Sull'altra sponda dell'Adriatico Pesaro scorge davvero un'ultima spiaggia. c. mal.