Nei guai il «re dello sprint» di Giuliano Marchesini
Nei guai il «re dello sprint» Sequestro Celadon, Marino Basso coinvolto nell'inchiesta su una truffa Nei guai il «re dello sprint» Comunicazione giudiziaria all'ex campione del mondo di ciclismo, amico del padre del ragazzo rapito più di un anno fa - Indizi anche a carico di un avvocato e sua moglie - Al centro delle indagini la scomparsa di ottocento milioni che facevano parte del riscatto DAL NOSTRO INVIATO VICENZA — ne agosto del '72, a Gap in Francia, levò un braccio In segno di trionfo e sfrecciò sul traguardo, davanti a Franco Bitossi. Marino Basso, esuberante vicentino, capace di volate irresistibili, diventò campione del mondo di ciclismo su strada. E' rimasto per anni una gloria dello sport veneto, simbolo di una terra generosa. Ma adesso sembra essere incorso in una maledetta «foratura»: il giudice istruttore Massimo Gerace gli ha spedito una comunicazione giudiziaria, in cui si ipotizza il reato di truffa. In mezzo c'è la vicenda angosciosa di Carlo Celadon, il figlio diciannovenne di un industriale rapito ad Arzignano più di un anno fa. Indizi anche a carico di un avvocato, Aldo Pardo, legale della famiglia del giovane sequestrato, e di sua moglie Annalisa Rigon. Si parla di 800 milioni che sarebbero spariti da una valigia contenente 3 miliardi affidata al legale perché fosse consegnata ai rapitori del ragazzo in Calabria. Marino Basso, secondo i risultati dell'inchiesta, avrebbe fatto da tramite per quell'operazione. Ma c'è, fra quelli che sono stati i suoi tifosi che portavano gli striscioni al lati delle strade del Giro d'Italia, chi non è affatto disposto a credere che Marino abbia potuto compiere un gesto del genere. -Esuberante si — dicono —, truffatore no-. Eppure c'è quella comunicazione giudiziaria, nella quale si avanza il sospetto che l'ex campione del mondo abbia tratto dal dramma di Carlo Celadon un -profitto», insieme con il legale. Carlo Celadon, un ragazzone alto un metro e novanta, giocatore di pallacanestro, fini in balia dei banditi il 25 gennaio dello scorso anno. Suo padre. Candido, aveva fatto installare una serie di congegni a protezione della villa di Arzignano, incalzato dal timore dei sequestri di persona. Ma non era bastato: i rapitori riuscirono a penetrare nella villa -bunker» e a ghermire Carlo dopo aver immobilizzato il custode. Poi la lunga angoscia della famiglia Celadon. La ricerca del con¬ tatto con i banditi, le trattative estenuanti, che avrebbero condotto al pagamento di un riscatto di 5 miliardi. Ma Carlo non è ancora tornato a casa. E ora, al crescere dell'ansia per questo ragazzo, s'aggiunge una vicenda amara che sta dietro i provvedimenti adottati dal giudice vicentino. L'avvocato Pardo dice di non saper ancora nulla di una comunicazione giudiziaria a suo carico. Conferma, comunque, di avere avuto in consegna quei 3 miliardi che avrebbe dovuto portare ai rapitori di Carlo. Ai primi di ottobre andò all'appuntamento, sull'Aspromonte. Ma, inspiegabilmente, i banditi non si fecero vivi. Poco più tardi il legale tenne una conferenza stampa, durante la quale si fece interprete delle trepidazioni della famiglia Celadon. Ma i contatti con i rapitori erano interrotti. Così Aldo Pardo tornò indietro, restituì a Candido Celadon la valigia con il denaro. H riscatto lo avrebbero pagato, nella notte tra il 24 e il 25 ottobre, i due fratelli di Carlo. mio —«uìce il legale — ero uscito di scena. Avevo riconsegnato i soldi a Candido Celadon, e lui li aveva contati. E una sera che venne a pranzo da me volle persino rilasciarmi una ricevuta». Ma, secondo quanto si dice, fu proprio l'industriale a presentare una denuncia alla magistratura, mettendo in moto quell'inchiesta che ha finito per coinvolgere anche l'ex campione mondiale di ciclismo. Ma come è entrato Marino Basso in questa storia che, se confermata, sarebbe tanto squallida? L'ex «re dello sprint» avrebbe avuto una parte nel tormentato caso di Carlo Celadon perché cugino di una cliente dell'avvocato Pardo e amico del padre del ragazzo rapito. Si sa, spesso nel mondo industriale si cercano legami con qualche grande personaggio dello sport, a volte per una spon¬ sorizzazione e a volte per una semplice passione sportiva del titolare dell'azienda. Cosi dev'essere stato anche per il rapporto tra Candido Celadon e il trionfatore di Gap. E quale miglior tramite, per tentare di ottenere la liberazione di Carlo? La vicenda del ragazzo prigioniero dei banditi s'è trascinata attraverso appelli, speranze e delusioni. Le lacrime del padre, che in un messaggio televisivo ripeteva: 'Vi prego, ridatemi mio figlio». L'intervento del vescovo di Vicenza, Pietro Nonis, che si offrì in ostaggio in cambio di Carlo. E, di recente, • jia fiaccolata ad Arzignano, gente che è sfilata per il paese per chiedere la liberazione del ragazzo. Avrebbe dovuto fare la sua parte, in questa specie di mobilitazione, anche Marino Basso. Ma l'ex campione del mondo, secondo il giudice, avrebbe clamorosamente mancato un traguardo così umanitario. Giuliano Marchesini
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