Dilettante avvista una supernova di Piero Bianucci
Dilettante avvista una supernova Dilettante avvista una supernova Una supernova è stata scoperta nella galassia M 66 da un astronomo dilettante italiano, Federico Manzini, intorno alla mezzanotte del 30 gennaio. La stella esplosa ha raggiunto una luminosità eccezionale: oltre un miliardo di volte la brillantezza del nostro Sole. M 66 è una galassia a 38 milioni di anni luce di distanza, nella costellazione del Leone. Anche un noto astronomo dilettante australiano, padre Evans, ha avvistato la supernova, circa 12 ore prima di Manzini. Ma la Smithsonian Institution di Cambridge (Usa), che ha i) compito di stabilire le priorità in queste scoperte, ha riconosciuto ufficialmente anche il merito dell'astrofilo italiano, in quanto la differenza nel tempo di avvistamento è inferiore alle 24 ore e l'Australia, trovandosi a oriente dell'Europa, risulta favorita. Manzini, 36 anni, docente di ginnastica medica a Inve¬ runo e titolare di una rubrica sul mensile «l'astronomia», ha compiuto la scoperta a Sozzago (Novara) con il suo telescopio, uno strumento a specchio da 33 centimetri di diametro, e ora sta seguendo l'evoluzione della supernova sia visualmente sia fotograficamente. Si tratta, fra l'altro, di una supernova atipica: in base a una foto del 21 gennaio ottenuta da astronomi professionisti, risulta che ha avuto un aumento di luminosità piuttosto lento, passando, in 13 giorni, dalla magnitudine 17 alla 12,8. Le prime analisi compiute all'Osservatorio di Asiago indicano che la supernova scoperta da Federico Manzini appartiene al Tipo I A cioè alla categoria più luminosa. La supernova apparsa due anni fa nella Grande Nube di Magellano era invece di Tipo B. Data la maggior distanza, la supernova di M 66 non solleverà il clamore che ha ac¬ compagnato per mesi quella della Grande Nube di Magellano. Si tratta tuttavia ugualmente di una scoperta di grande interesse scientifico, in quanto, pur trovandosi a una distanza 200 volte maggiore, la supernova di M 66 è pur sempre tra le più vicine che siano state individuate negli ultimi anni. M 66 è una galassia che si presenta come una girandola composta da 50 miliardi di stelle. Studiata per la prima volta da Mechain nel 1780 e poi da Messier, fa parte di un gruppo di quattro galassie, una delle quali, la M 65, le è particolarmente vicina. Una stella esplode, trasformandosi in una supernova e aumentando per breve tempo di circa un miliardo di volte la sua luminosità, quando esaurisce il suo combustibile nucleare: il venir meno della fonte di energia causa il collasso della stella, che crolla su se stessa nella parte più intema e deflagra nei suoi strati più superficiali. Ciò che rimane dopo il collasso è un piccolo nucleo ad altissima densità, formato da neutroni. Se il collasso continua, si può formare un «buco nero». Soltanto le stelle particolarmente massicce muoiono in modo cosi spettacolare. Quelle di medie dimensioni, come il Sole, dopo un lento periodo di espansione, si contraggono in una stella nana di colore bianco. Se la massa originaria è il doppio di quella solare (e oltre) si ha invece la morte esplosiva dell'astro. Le fasi del collasso però sono ancora terna di discussione tra gli astrofisici, e il comportamento della supernova apparsa nella Grande Nube di Magellano ha portato, finora, più domande che risposte. Si pensava, per esempio, che il collasso durasse pochi secondi. Ora invece pare che possa durare alcune ore, ma il processo fisico non è stato chiarito. Piero Bianucci
Persone citate: Federico Manzini, Manzini, Mechain, Messier
Luoghi citati: Asiago, Australia, Cambridge, Europa, Novara, Sozzago, Usa
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