Sì di Gorbaciov a Deng

Shevardnadze accetta «con gratitudine» l'invito in Cina Shevardnadze accetta «con gratitudine» l'invito in Cina Sì eli Gorbaciov a Deng Lunghi convogli verso il confine: in città restano mille soldati Esodo sovietico da Kabul Il viaggio quasi certamente alla fine di aprile - Oggi il ministro degli Esteri sovietico incontra l'anziano leader di Pechino - «La normalizzazione dei rapporti con l'Urss non coinvolge le relazioni con altri Paesi» - Restano le divergenze sulla Cambogia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — n vertice Oorbaciov-Deng si farà, n ministro degli Esteri Shevardnadze ha accettato «con gratitudine', «a nome del Presidente sovietico', l'invito del presidente cinese Yang Shangkun. Oggi, al termine del colloquio fra Shevardnadze e Deng, a Shanghai, sarà noto il calendario deUa visita, la prima di un leader sovietico dal '59, quando Krusciov incontrò Mao a Pechino. Ma fonti di Mosca assicurano che il viaggio si svolgerà fra la One di aprile e l'inizio di maggio. Poco dopo la visita di Gorbaciov a Cuba e Londra, dunque, e alla vigilia di quella a Bonn. Sarà, come tutti convengono a Mosca e a Pechino, un «viaggio storico», perché segnerà la fine di un lungo dissidio, smorzato soltanto all'inizio degli Anni Ottanta, quando cominciò il disgelo favorito poi da Michail Gorbaciov. Ma sarà soprattutto, e la formula scelta per l'invito lo sottolinea, un incontro che vuole «riavvicinare due Stati vicini'-. Gorbaciov incontrerà l'«uomo forte cinese» come Presidente, e non come capo del partito di Mosca. Ciò non significa che Parla un leade il viaggio non servirà a riavviare, di fatto, anche le relazioni fra i due partiti. La stretta di mano fra Gorbaciov e Zhao. capo del partito cinese, segnerà la fine della «guerra ideologica» del passato. Ma l'insistenza sui rapporti fra «Stati» conferma che Mosca e Pechino hanno ormai un'altra visione reciproca l'una dell'altra. I dirigenti cinesi, ieri, hanno badato a sottolinearlo: -Cina e Unione Sovietica devono stabilire un nuovo tipo di relazioni fra Stato e Stato sulla base della non ingerenza nei loro affari interni», ha detto il ministro degli Esteri Qian Qichen al termine di due giorni di colloqui con Shevardnadze. I dirigenti cinesi hanno insistito inoltre che il riawicinamento con Mosca non significherà il ritorno all'alleanza «strategica», anti-occidentale, degli Anni Cinquanta: «La Cina persegue una politica estera indipendente e pacifica, e la normalizzazione dei rapporti con l'Urss non coinvolgerà le relazioni con altri Paesi», ha detto Qian Qichen. Il ministro pensava certo agli Stati Uniti, ma già il viaggio a Pechino di Bush, fra tre settimane, è un chiaro segnale in tal senso. r deir«Associazione Nessuno, a Mosca, si aspettava dell'altro. Le aperture di Gorbaciov a Pechino sono sempre state accompagnate da molte cautele e dalla riaffermazione del «rispetto» per le scelte dei dirigenti cinesi. Perché, come rincontro di Gorbaciov con il ministro Qian Qi-, chen ha mostrato, lo scorso dicembre, Mosca ha scelto una via laica verso Pechino: i rapporti fra i due Paesi hanno perso, dopo l'arrivo di Gorbaciov al potere, il carattere e i condizionamenti del lungo conflitto ideologico che aveva segnato gli anni di Breznev. Per questo il vertice di Pechino chiuderà la fase delle diffidenze reciproche di due Stati in mano a un partito e ne aprirà un'altra, quella fra due Paesi socialisti che si considerano soprattutto Stati, nei loro rapporti Restano dei problemi irrisolti, che neanche la visita di Shevardnadze ha cancellato. Ieri, il portavoce sovietico segnalava «grossi progressi» per la riduzione delle tensioni alle frontiere, ma aggiungeva che 'alcuni aspetti della questione vanno ancora discussi». E, a proposito della Cambogia, democratica» Neve e attacchi rallentano la ritirata - Gli ultimi uomini dell'Armata Rossa lasceranno la capitale entro la prossima settimana - Giornalista francese ferito da un militare russo NOSTRO SERVIZIO della guerriglia a «cessare il fuoco e iniziare i negoziati». In caso contrario, «il partito democratico afghano ed i suoi alleati sono abbastanza forti per difendere se stessi e l'Afghanistan, e per assestare un colpo decisivo al nemico». Intanto, dall'Uzbekistan sovietico continuano a giungere a Kabul, stretta nella morsa della fame e del gelo, gli aerei da trasporto militari che portano viveri e carburante. Fanno 10-15 voli al giorno, e finora hanno portato nella capitale 3500 tonnellate di farina. Dopo il minaccioso discorso dell'altro ieri di Najibullah, Kabul ha nuovamente attaccato il Pakistan con una nota di protesta per l'abbattimento di un aereo da parte dei caccia di Islamabad, il 31 gennaio. Secondo l'agenzia Bakhtar, il velivolo era un Antonov-32 da trasporto, in volo da Kabul a Khost, con nove passeggeri a bordo. A causa delle cattive condizioni atmosferiche, l'aereo ha chiesto di atterrare nello scalo più vicino ma «nelle immediate viciname della frontiera Afghanistan-Pakistan, è stalo intercettato da caccia pachistani che l'hanno obbligato a cambiar rotta per poi abbatterlo con i missili». parlava soltanto di «sforzi compiuti per una soluzione rapida del conflitto». E' la Cambogia, appunto, a sollevare gli interrogativi maggiori: la Cina, che appoggia la resistenza cambogiana, e l'Urss, alleato del Vietnam, sono d'accordo sulla necessità del ritiro delle truppe vietmanite. Ma l'Urss non ha ancora chiarito, ad esempio, quale ruolo avrà il principe Sihanuk, leader della resistenza, dopo la partenza dei vietnamiti. Sihanuk era a Pechino, in questi giorni, ma rincontro con Shevardnadze che 1 cinesi auspicavano non c'è stato. Dopo l'incontro con Deng, oggi, Shevardnadze andrà in Pakistan, Paese amico della Cina e dalle relazioni difficili con Mosca, dallo scoppio della guerra d'Afghanistan. Sarà la prima visita di un ministro degli Esteri sovietico in vent'anni, e servirà forse, come lasciavano intendere fonti sovietiche, «per formulare nuove proposte di pace»: Shevardnadze potrebbe incontrare rappresentanti dei mujaheddin, e proporre una «partecipazione a titolo personale» dei comunisti al futuro governo in Afghanistan. Emanuele Novazio KABUL — Nella capitale afghana sono restati solo mille millecinquecento soldati sovietici: verranno rimpatriati, probabilmente in aereo, entro la prossima settimana e cioè prima del termine ultimo del 15 febbraio, fissato negli accordi di Ginevra. Nel frattempo, «tutte le guarnigioni sovietiche sono in marcia verso il passo di Salang», alla frontiera tra l'Urss e l'Afghanistan, come riferiva ieri mattina un articolo del quotidiano delle Forze Armate Stella Rossa. n passo è innevato e, dopo le ultime precipitazioni, a renderlo difficilmente valicabile si sono aggiunte anche le valanghe. Un primo convoglio, molto nutrito — informa l'agenzia trance Presse — ha lasciato ìa capitale giovedì notte, imboccando la strada di Salang verso le tre. Lo scortavano numerosi blindati, sotto una forte nevicata: all'alba erano caduti almeno venti centimetri in città. Oltre a rendere molto lento il cammino delle colonne, la neve rende i mezzi sovietici ancor più facilmente individuabili dai mujaheddin che tengono sotto tiro il passo. Dopo avere subito attacchi per settimane, verso la fine di gennaio l'Armata Rossa ha deciso di riprendere le offen- Kabul. Un mezzo trasporto truppe dell'esercito sovietico nel centro della capitale bianca di neve sive contro i ribelli in questa zona, ma senza riuscire a «bonificarla». Un episodio accaduto delle ultime ore ben testimonia il clima di grave nervosismo e tensione fra le truppe sovietiche: un giornalista francese è stato ferito da un colpo di fucile mitragliatore sparato da un soldato dell'Armata Rossa, probabilmente irritato dal fatto che quest'ultimo, insieme con due colleghi, fotografava la scena di militari russi che mercanteggiavano con alcuni giovani afghani. L'inviato, Jean Francois Leven del settimanale parigino L'Express, sottoposto ad un intervento chirurgico, lascerà oggi Kabul con l'aereo che evacuerà i diplomatici inglesi e francesi, nonché i funzionari della Croce Rossa. Laurent Zecchini, il corrispondente di Le Monde da New Delhi, ha assistito alla scena. Racconta che «improvvisamente uno dei soldati ha sparato quattro o cinque colpi per terra con il suo Kalashnikov. Noi gli abbiamo detto che andavamo via subito, cercando di raggiungere l'auto». I tre giornalisti erano già in macchina, quando un altro colpo spaiato dallo stesso militare ha colpito Leven, fortunatamente in modo non grave. n presidente afghano Najibullah ha intanto rivolto un appello alla popolazione, in cui ribadisce la sua offerta di •un governo di coalizione largamente rappresentativo», invitando i comandanti e. st. I dimostranti attaccano la polizia che presidia il teatro: 52 feriti «Le imprese speculavano»