Le pene dell'architetto

Le pene dell'architetto Altre prime: «Lei... io e lui» di Doris Dòrrie e «La segreta passione di Judith Hearne» di Jack Clayton Le pene dell'architetto LEI... IO E LUI di Doris Dòrrie con Griffin Donne, Kelly Bisbop, Ellen Greene, Carey Lovell. Direttore della fotografia Helge Weindler. Ispirato da «Io e lui» di Moravia. Produzione americana. Commedia. Cinema Gioiello di Torino. Cinema Rivoli e Capitol di Roma. E" vero, c'era già stato un film non memorabile di Salce intorno al romanzo di Moravia, ma qui si tratta di una regista donna, con una considerevole fama di autrice satirica rivolta proprio alle debolezze dei maschi (vedi il successo di Uomini). Insomma, ci si aspettava un film satirico particolarmente velenoso. Invece lo sforzo lodevole di togliere fin dall'inizio qualunque sospetto di volgarità ha Indebolito l'autrice, annacquando la sua commedia sul sesso. Come si sa. il protagonista della storia è lui, l'organo maschile, uscito da secoli di silenzio e finalmente autorizzato ai commenti, libero di fare e disfare (diciamo, disfare per fare). Naturalmente, lui non si vede mai, tolti alcuni disegni, non considerando il profilo fallocratico dei grattacieli (ma non suggente l'idea a un regista a luci rosse, cadrebbe, all'opposto, nel culto della personalità). Sì sente la sua voce (il doppiaggio, troppo ammiccante e sguaiato, è di Leo Gullotta), si sentono i suoi giudìzi e se ne avverte il peso nella vita professionale dì Dunne, architetto di New York con molte ambizioni. Diurne si accorge una certa sera che lui parla e deve sottrarsi agli infermieri che evidentemente non hanno questo beneficio, da quel momento si lascia guidare in un turbinio di donne e di provocazioni. Lui (architetto) perde il diritto alla costruzione del suo porticciolo turistico per colpa di lui (sesso) che non sa distinguere tra la moglie del capo e una segretaria d'ufficio. Ad un certo punto, lui (architetto) pensa di ridurre al silenzio lui (non laureato) nel modo più radicale, con un coltello elettrico proteso minacciosamente. Ma deve tornare ai colloqui e alle spavalderie di lui, ormai s'è abituato e ha capito che tutti ce l'hanno parlante. E' allontanato dal vecchio studio, ma realizzerà il progetto da solo e, per riconoscenza, il grattacielo principale sarà un fallo gigantesco. Gli pare che adesso anche le belle segretarie sul marciapiede cantino una canzone di Marley: 'Non c'è una donna senza amore...' Satira, certamente dell'universale fallocratico. O sorridente constatazione di come va il mondo, dalla parte di lui? E Griffin Dunne non ha un faccino troppo disorientato e «fuori orario»? E le bellissime donne non dovrebbero avere un ruolo più determinante? Nell'incertezza, la Dòrrie sogghigna, come se «noi e lui» fosse il titolo di ogni film a venire. S.T.

Luoghi citati: New York, Roma, Torino