Un'italiana

Fisco dietro sulle critiche, quindi, anzi la rivendicazione dì una coerenza nell'averle affacciate fin dal primo momento. In questo contesto, la difesa dell'accordo diventa appunto la difesa «obbligata» di un atto politico non condiviso, della quale lo stesso ministro aveva parlato in commissione. I sindacati, naturalmente, hanno taciuto, non avendo nessun interesse a provocare il governo sulle sue contraddizioni, almeno fino a che questi mostrerà di voler onorare l'impegno assunto con loro. La Malfa ha detto che la parziale rettifica di Colombo «annulla il caso, ma non il malessere che c'è nel governo-. Palazzo Chigi ha benevolmente giustificato il ministro delle Finanze, spiegando che forse il suo sfogo è derivato dai troppi attacchi subiti da più parti senza replicare per senso del dovere e della responsabilità. Nella de si fa notare che l'uscita di Colombo, azionista del Grande centro ma politicamente piuttosto solidale con De Mita, non può certo essere spiegata in chiave di movimenti pre-congressuali. Però molti hanno osservato come il governo appaia sempre più simile a una barca in grave difficoltà dalla quale tanti cercano di scappare per mettersi in salvo. Paolo Passarmi Un'italiana la luce del sole, la prigioniera avrebbe «cantato». E' accaduto altre volte, sia nei confronti di imputati di reati di mafia, sia di condannati per spionaggio. Si pensa che con le dovute pressioni venga fuori qualche altro nome. E ci si imbatte nella violazione della legge. Gli investigatori sanno di essere fuori dalla lettera e dallo spirito della Costituzione americana, ma «ci provano». E infatti non è raro negli Stati Uniti che toccni ai gior¬ nalisti, alle stazioni televisive, persino alle chiese di suonare l'allarme. Di solito l'indignazione dell'opinione pubblica è immediata e il tentativo di premere su un carcerato, al di fuori dei percorsi consentiti dalla legge, viene troncavo. Nel caso della Baraldini non è accaduto perché non è mai stata sollevata l'attenzione dell'opinione pubblica intorno a lei, perché i suoi avvocati non hanno saputo (non so neppure spiegarmi il perché) chiedere quell'attenzione che persino il famoso Manson, assassino di Sharon Tate e del bambino racchiuso nel suo ventre, ha avuto (se Manson non circola libero per le strade d'America si deve a lui: ha dichiarato all'ente che ha facoltà di rilasciare un condannato in libertà vigilata che aveva intenzione di riprovare). Infine, credo, perché il governo italiano ha ritenuto che la storia fosse di quelle da non toccare. Una scelta ingiusta, sia perché la Baraldini, nella buona e nella cattiva sorte, è cittadina italiana. Sia perché — nonostante la si possa sospettare di aver progettato di tutto, nonostante non sia né il colmo della simpatia né quello della comunicativa (i ouoi atteggiamenti sonc duri, venati di disprezzo per la «società colpevole», e questo certo non le ha giovato) —, Silvia Baraldini non ha ucciso, non ha usato violenza e non ha, che si sappia, messo fisicamente in pericolo la vita di alcuno. Infine manca nel suo caso ogni equo parallelismo con altre situazioni confrontabili. Ho citato Manson — che nonostante la sua storia orrenda non è mai stato in isolamento — ma potrei fare un elenco di mercanti di droga all'ingrosso che non hanno mai dovuto patire ciò che ha patito la Baraldini. A molti di essi si applica una speciale attenzione: quella di scambiarli fra Paesi diversi, in modo che vadano a scontare la pena nel luogo della loro cittadinanza. Credo sia il momento di far sapere che Silvia Baraldini non è figlia di nessuno, come forse hanno pensato nei sotterranei della prigione di Lexington. Credo sia il momento di chiedere che, come è accaduto per importanti spacciatori i cui nomi non sono difficili da trovare nei registri giudiziari del mondo, la Baraldini possa essere estradata in Italia. Il rapporto fra reati, condanne, scelta di far scontare la pena in «termini» successivi, c la speciale durezza del trattamento riservato, appare danneggiato da squilibri fra fatti, forma, diritto e condizioni di analogia. Lo squilibrio è specialmente grave di fronte allo spirito e alla lettera della Costituzione americana. I lettori che già conoscono | questa storia avranno notato che non ho fatto cenno della malattia (liuc interventi per cancro all'utero) e alla probabile inadeguatezza di cure per un simile male o almeno alla mancanza di ogni controllo in proposito. Non l'ho fatto perché questa è comunque una storia alla quale si deve dedicare attenzione giuridica e politica. Si può aggiungere, volendo, un senso di compassione per il dolore, che non dovrebbe essere sentimento vietato. Ma viene prima il dovere dello Stato italiano di affacciarsi fra le sbarre di quella prigione (adesso Silvia Baraldini è a New York), di dirle che non è sola, e di cominciare, sia pure in ritardo, un dialogo fra Stati di diritto per risolvere il caso. Non è impossibile, non è neppure difficile. Basta ispirarsi alle due nobili Costituzioni democratiche italiana e americana. Basta ricordare che dobbiamo al modello americano i principi di piena libertà e di piena garanzia della persona che ci ispirano. Basta cominciare a parlare in nome di quei principi. Ma finora, sfortunatamente, tutto ciò non è stato fatto. Furio Colombo