Liubimov: «Ritorno con rabbia» di Emanuele Novazio

Liubimov: «Ritorno con rabbia» Incontro con il regista che prova alla Taganka di Mosca lo spettacolo «Jivoi» Liubimov: «Ritorno con rabbia» Ha un permesso di tre mesi per mettere in scena la commedia «che i burocrati non sopportano» - Dice: «Cinque anni fa avevo ottenuto il permesso di curarmi all'estero, invece mi cacciarono, fu un inganno» - «Devo tutto a Gorbaciov» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — La sua voce corre insieme al tremito di luce gialla, attorno ai quattro personaggi vestiti da contadini poveri. -Più piaiio, ancora un po', e piegatevi all'interno-, dice col tono di chi ha già vi sto tutto, «prima», e cerca l'atmosfera d'allora. La sua voce insiste: «Le luci, le luci più sciolte». Dal palcoscenico qualcuno vuol sapere come va adesso, e lui dice che le luci sono come i personaggi, in questa scena, e vanno comprese come si fa con loro, ma che adesso è tempo di una sosta. A vederlo qui, dirigere le prove di Jivoi in blusa di tela bianca e pantaloni di velluto neri, sembra che Iuri Liubimov non sia partito mai dalla sua Taganka: questa commedia dissacrante sulla vita nei kolkoz, scritta nel '67 da Boris Mojaev, lui tentò di metterla in scena già due volte; nella primavera del 1968, quando -lutto era pronto-, il ministro Katerina Furtzeva disse di no. Nel '75. quando responsabile della Cultura era Piotr Demichev, -si provò ogni cosa- un'altra volta: ma dopo qualche speranza, il divieto diventò definitivo. Non è un caso, dunque, che nel contratto di tre mesi che 10 lega di nuovo alla Taganka 11 regista abbia preteso l'edi¬ zione originale di Jivoi. Perché, come al suo primo -ritorno autorizzato- dall'esilio, in maggio, anche questa volta c'è un conto da saldare: allora, erano stati lo spettacolo Visotski e poi Boris Godunov, tutti e due già respinti dalla censura. Adesso, è la commedia che *i burocrati non sopportavano, forse perché la sorte del protagonista è la stessa della gente in sala». Ma per quest'uomo di settant'anni dai capelli bianchi e mozzi, rifare Jivoi è come tornare, all'improvviso, a quegli anni roventi d'entusiasmo: 'Ogni giorno alle prove viene gente, e le reazioni sono le stesse di quando la provammo per la prima volta-. Resterà tre mesi. Ma con quale animo? Quello dell'esu¬ le, ancora: perché, domanda, -che altro potrei sentirmi, se non esule?». Quello che accadde «allora», cinque anni fa, 'resta un atto contrario alla legge: avevo il permesso di restare all'estero per curarmi. Invece mi cacciarono, un uomo di 65 anni con un bimbo di quattro. Mi hanno tolto tutto, fu un inganno e dei più vili». E' tornato con rancore, dun- que? «Ho rancore, certo. Per me e per la mia famiglia, soprattutto per mia moglie che non capiva, che non poteva accettare quell'offesa». E adesso? Adesso si vedrà: •Il mio repertorio è tornato, e sono qui. Ma il futuro non dipenderà da me. C'è voce che la Dichiarazione dei diritti dell'uomo sarà messa in pratica anche in Urss, e allora il problema si risolverà da solo». E poi, -dipenderà da come andranno le cose con la Taganka, e da cosa diranno gli uomini dai quali dipende la soluzione del mio problema. Quando mi cacciarono sigillarono tutto, il mìo studio, la mia casa. Anche i miei archivi sono spariti». In cinque anni c'è tempo di domandarselo e rispondere: che cos'è un russo all'estero? 'Soljenizin mi ha detto una cosa interessante: "Con la testa capisco che non tornerò indietro, col cuore sento che ci torneranno i miei libri e ci tornerò anch'io". Il fatto è che non si può generalizzare, il destino di ognuno di noi è diverso. Ma anche qui deve valere la "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo". Anche qui non deve più essere considerato un reato vivere dove si vuole. Scegliere dove vivere è un diritto elementare». La prima volta, a maggio, il visto lo raggiunse a Francoforte, all'aeroporto, quando già era in partenza per casa sua, a Gerusalemme, e 'questo basta a spiegare cosa succede dietro le quinte», a "far capire che c'era chi non mi voleva-. Allora, 'C'erano ancora Gromyko e ministro della Cultura era Demichev, un uomo che ha fatto del male a centinaia di nomi illustri-. Questa volta è andato tutto calmo», il suo ritomo è stato salutato dalla Tass. Come un qualunque uomo d'arte invitato a far cultura in Urss. Che pensa del suo Paese, allora, questo esule-acclamato? «Si possono leggere cose interessanti, vedere in tv programmi interessanti, e quando sento discorsi che non si era mai osato fare qui, mi sembra che sarà molto difficile far tornare indietro tutto. E' un processo non facile ma duraturo, ed è l'unica via d'uscita. E c'è un'altra speranza: it mondo capisce e appoggia». E di Gorbaciov, che l'ha voluta qui? 'Per quel che so lavora molto, capisce i problemi, ma mi è difficile dire quel che penso: potrò dirlo se lo incontrerò. Certo ha favorito il mio arrivo: senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile tornare». Ma essere esule dall'Urss di Gorbaciov è certo diverso che esserlo dall'Urss di Cernenko, in tutti i sensi. 'Senza dubbio, ma il problema non può essere risolto, diciamo così, geograficamente: sono in Occidente da cinque anni ma sono sempre rimasto un rappresentante della cultura russa. E sono in Occidente da cinque anni perché mi ci hanno costretto: non sono mai fuggito. In vent'anni di lavoro, avrei potuto andarmene con contratti molto vantaggiosi. Anche adesso ho dei contratti, ma questo non cambia la mia situazione: questo teatro è mio, l'ho fondato insieme ai miei allievi nel '64, e non lo si può portare via. E poi, la mìa vita è strettamente legata al teatro russo: non è servito avermi "cancellato", il destino mi ha fatto ritornare». E' stato'difficile portare tutto questo all'estero? Vivere lontano da tutto questo, con tutto questo per bagaglio? 'Non posso lamentarmi della mia vita in Occidente: ho sempre avuto lavoro nonostante la barriera della lingua, e se ce l'ho fatta è per la mia esperienza di attore, che mi consente di mostrare quel che voglio anche senza la parola. Ma è difficile, davvero. Perché è come una pianta strappata e viva, con le radici che sono rimaste li e non si sa se riuscirà a vivere altrove». Emanuele Novazio

Luoghi citati: Francoforte, Gerusalemme, Mosca, Urss