«Con Najib trattiamo solo la resa» di Emanuele Novazio
Cina-Urss, tra i due Grandi è già primavera Cina-Urss, tra i due Grandi è già primavera Shevardnadze è a Pechino • Cambogia, Afghanistan e confini: stanno cadendo le pregiudiziali alla normalizzazione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — L'«ultima tappa» verso la definitiva normalizzazione delle relazioni fra Unione Sovietica e Cina è cominciata: da ieri sera, il ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze è a Pechino per tre giorni di colloqui che metteranno a punto calendario e temi del vertice di primavera fra Gorbaciov e D3ng. E' la prima visita in trent'anni del capo della diplomazia sovietica: un «fatto storico» dunque, come si nota con soddisfazione a Mosca; e risponde a quella del ministro Qian Qichen in Urss nel dicembre scorso, la prima dal '59 e un'altra «prima» dunque. H summit, che potrebbe svolgersi entro maggio nella capitale cinese, darà sostanza e forma a questa normalizzazione, nel modo enfatico e simbolico che soltanto i vertici sanno esprimere; ma sarà il naturale sbocco di tre anni di sforzi della diplomazia sovietica, di tentativi, di aperture e concessioni. Sarà, anche, una svolta: che davvero, come ha detto ieri sera all'arrivo Shevardnadze, 'aprirà un nuovo capitolo nella storia di due Paesi vicini». A Deng, che incontrerà sabato mattina a Shanghai, Shevardnadze consegnerà una lettera personale di Gorbaciov, il cui contenuto non è noto. Anche per questo avvenimento, che chiuderà 1 colloqui con i dirigenti cinesi, il ministro sovietico ha mostrato una particolare enfasi, ieri, assicurando di essere 'pienamente consapevole della sua importanza», e confermando dunque quel clima di grandi attese che da due anni almeno accompagna l'attenzione della diplomazia sovietica verso Pechino. Pochi dubitano ormai che il summit si farà e sarà un successo. Proprio per questo la visita di Qian a Mosca e quella di Shevardnadze a Pechino sembrano avere, entrambe, la funzione di un'ultima precauzione prima dell'incontro di primavera. Shevardnadze discuterà scfrmSgamtmtslnspmHaozaabnltmvPnVs soprattutto del problema cambogiano, il più spinoso fra i due Paesi. Ma difficilmente incontrerà il principe Sihanuk, il leader cambogiano in esilio che a Pechino alloggia a poche centinaia di metri dalla villa di Doaoyutai messa a disposizione del ministro sovietico. Si fa notare a Mosca che l'incontro sarebbe poco opportuno, all'indomani del ritiro di Sihanuk dalle trattative e della sua manifesta irritazione per il piano di pace del primo ministro cambogiano Hun Sen, filovietnamita e appoggiato da Mosca. Ma Cina e Urss sarebbero ormai prossime a una soluzione politica nel Sud-Est asiatico; secondo varie fonti a Mosca, anzi, la Cina avrebbe deciso di portare a termine la normalizzazione con l'Urss anche prima del ritiro totale delle truppe vietnamite dalla Cambogia, si trovi o no un accordo politico a Phnom Penh. Secondo fonti nella capitale sovietica, 11 Vietnam potrebbe ritirare le sue truppe entro settembre. contemporaneamente alla fine degli aiuti cinesi alla coalizione della guerriglia, dominata dai khmer rossi. Uno dei segnali più chiari è stata la visita a Pechino del vice ministro degli Esteri vietnamita Dinh Nho Liem, dal 15 al 20 gennaio. Gli altri due «ostacoli» posti da Pechino sulla strada della normalizzazione, dispute di frontiera e Afghanistan, sembrano appartenere ormai al passato: l'Armata Rossa lascerà Kabul entro il 15 febbraio e forse anche in anticipo sulle scadenze previste dagli accordi di Ginevra. Una decisione che ha contribuito non poco ad accelerare il dialogo fra Mosca e Pechino. Quanto alle tensioni alle frontiere, le più lunghe del mondo con settemila e cinquecento chilometri, sono recenti un accordo sulla "maggior parte del tracciato dei confini orientali- e un'intesa fra Pechino e la filosovietica Mongolia per la soluzione di 'Ogni disputa sulle frontiere nella com¬ prensione t cooperano/ne reciproche-. In questa chiave, Shevardnadze discuterà anche degli «scambi militari» con la Cina: i due Paesi hanno già creato a dicembre un 'gruppo di esperti militari e diplomatici» che dovrebbe negoziare un accordo per la riduzione delle truppe lungo le frontiere (oltre due milioni di uomini, secondo stime occidentali) per la notifica di tutte le manovre e lo scambio di delegazioni militari per reciproche ispezioni regolari. A favore di un'intesa giocherà certo il recente annuncio che Mosca ritirerà dalla Mongolia 11 settantacinque per cento delle proprie truppe, pressapoco centomila uomini. Sulla strada di ritorno a Mosca, sabato, Shevardnadze farà una sosta in Pakistan per 'colloqui sull'Afghanistan». Una tappe importante, che potrebbe anticipare di poche ore appena la partenza degli ultimi soldati sovietici da Kabul. Emanuele Novazio
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