I colossi giapponesi coalizzati per cancellare la piccola Bimota

I colossi giapponesi coalizzati per cancellare la piccola Bimota Manovra per escludere la Casa riminese dal mondiale Superbike I colossi giapponesi coalizzati per cancellare la piccola Bimota Sfiorato il titolo lo scorso anno, ora rischia di essere messa al bando con argomenti cavillosi I giapponesi vogliono cancellare dal motomondiale Superbike la Bimota, la piccola-grande Casa di Rimini, specializzata nella produzione di supermoto stradali adatte anche all'uso in pista. Vediamo perché. Nel 1988 la Bimota si è vista sfuggire in modo rocambolesco, all'ultima gara, la conquista del Campionato Mondiale Superbike, dopo essere stata in testa per 8 delle 9 prove. II campionato Superbike è stato istituito per la prima volta lo scorso anno ed ha rappresentato una meta ambita per le molte Case impegnate: Honda, Yamaha, Ducati, Kawasaki hanno partecipato direttamente o grazie ai più fidi team privati, mentre per 1*89 si annuncia anche la partecipazione della Suzuki, che ha affidato a Pop Yoshimura il compito di preparare le proprie moto. In questo quadro generale positivo per lo sport, purtroppo è presente una nota nettamente stonata, dovuta all'iniziativa della Federazione Motociclistica Tedesca (OMK) che ha fatto ricorso alla Federazione Internazionale, riunita lo scorso ottobre al congresso di Rio de Janeiro, chiedendo l'esclusione della Bimota dal Campionato Mondiale Superbike. La proposta tedesca ha dell'incredibile (a quanto ci risulta nella storia del motociclismo nessuno ha chiesto mai la «messa al bando» di una Casa) e sicuramente l'OMK, la cui proposta è stata bloccata a Rio dalla Federazione Italiana, ritornerà alla carica al prossimo congresso di marzo a Ginevra. Ma su quali basi si poggia questa ri¬ chiesta tedesca? La Bimota produce il modello per la Superbike, denominato YB4 EX, in quantità largamente maggiore al numero mìnimo di pezzi richiesto per l'omologazione (200 unità prodotte per anno) ed impiega un motore di provenienza Yamaha, il 750cc, 4 cilindri, 20 valvole montato all'origine anche sulla Yamaha FZR 750. Tra Bimota e Yamaha vi è un accordo commerciale, che permette alla Casa italiana, che ha una produzione totale di circa 1000 moto/anno, di montare i motori provenienti dal Giappone, dopo averli elaborati per le proprie esigenze sportive. Il punto centrale dell'elaborazione consiste nella sostituzione dei carburatori con un impianto di iniezione elettronica realizzato in Italia dalla Weber-Marelll, che permette di fornire una coppia motrice molto più sostanziosa per tutto l'arco di utilizzazione del mctore. In questa maniera la Bimota, così come la Ducati, anch'essa dotata di iniezione Weber-Marelli, è risultata estremamente competitiva nei confronti delle Honda RC 30 ufficiali e delle altre moto giapponesi, comprese le Yamaha 750 R che, per motivi di omologazione, sono obbligate a correre con l'impianto di alimentazione a carburatori montato all'origine. Ai giapponesi, ed in special modo all'Honda, non è piaciuto vedersi battere in pista dalla moto italiana, un piccolo Davide di fronte ai Golia giapponese. L'importatore tedesco della Suzuki si è rivolto alla propria Federazione e questa non ha trovato di meglio che chiedere alla Federazione Intemazionale l'esclusione dal Campionato della Bimota per la semplice ragione che, montando un motore non di sua produzione, la ditta italiana non può considerarsi una Casa produttrice. Come un'argomentazione simile stia in piedi è un mistero, quando tutte le Case produttrici cercano di uniformare le produzioni, adottando anche componenti di altre Case, in nome delle "Sinergie». Nel settore auto la Saab 9000 ha in comune con Lancia Thema ed Alfa 164 il pianale, la Volvo monta motori francesi, la De Tomaso i grossi 8V americani. Forse che la Lotus, che adotta motori Ford, o la Porsche, che iniziò con i Volkswagen, non sono degne di correre per i signori dell'OMK? In questa bagarre la Federazione Motociclistica Italiana è scesa in campo difendendo a spada tratta la posizione della Bimota ed anche il senso comune. Il presidente della Federazione, Francesco Zerbi, ha dichiarato apertamente che, anche facendo valere il suo peso di vicepresidente della Federazione Internazionale, si opporrà nettamente ad una tale manovra che potrebbe risultare anche un pericolosissimo precedente nel caso che le tesi avverse alla Bimota venissero accolte in sede internazionale. A sua volta Morii, titolare della Casa riminese, dichiara di aspettare le decisioni della Federazione Internazionale ma di essere pronto a difendere il diritto di partecipazione della Bimota affidandosi alle vie legali. Fabio Fazi

Persone citate: Fabio Fazi, Francesco Zerbi, Golia, Kawasaki, Marelli

Luoghi citati: Giappone, Ginevra, Italia, Rio