Casino, sei anni e otto mesi ad Andrione

Casino, sei anni e otto mesi ad Andrione Casino, sei anni e otto mesi ad Andrione E' la sentenza per lo scandalo di Saint-Vincent - L'ex presidente della Valle d'Aosta condannato per truffa aggravata - Dei 51 imputati soltanto cinque assolti TORINO — Accordo illecito tra politici e casinò, peculati, evasioni fiscali, furti ai tavoli verdi: per il tribunale è tutto -provalo* e dopo quasi nove mesi di processo la sentenza per l-affaire- della casa da gioco valdostana di Saint-Vincent è di condanna. Dei 51 imputati soltanto cinque sono assolti. I giudici cancellano la concussione, il reato più grave, la derubricano in truffa aggravata, ma le condanne sono pesanti. La più alta è per Mario Andrione, ex presidente della giunta valdostana, oggi consigliere regionale (è stato rieletto a giugno, a processo già cominciato da un mese ) nelle file dell'union valdòtaine, movimento autonomista che ha la maggioranza relativa ( 12 seggi su 35): sei anni e otto mesi di reclusione (gli sono stati condonati due anni), dieci milioni di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Otto mesi in più rispetto alle richieste del pubblico ministero. Erano tre i manager della casa da gioco rinviati a giudizio, ma Bruno Masi, considerato dai giudici -il cervello* del piano criminoso è «uscito» dal processo nelle prime udienze: è malato ed è costretto a letto nella sua villa di Civitavecchia. Gli altri due sono stari condannati. Franco Chamonal a cinque anni e sei mesi (due anni di condono) e 15 milioni di multa (il pm aveva proposto sette anni e quattro mesi); Paolo Giovannini a tre anni e due mesi (due condonati) e otto milioni, due anni e due mesi in meno delle richieste dell'accusa. Condannati anche gli altri quattro personaggi politici implicati nella vicenda, tutti per peculato. Le pene però variano: due anni e sei mesi (tre anni di interdizione dai pubblici uffici) per Sergio Ramerà (de), ritenuto responsabile anche di corruzione; un anno e sei mesi (due anni di interdizione) a Guido Chabod (de); nove mesi e un anno di interdizione dai pubblici uffici a Giuseppe Borbey, anch'egli democristiano e attuale presidente della Finaosta, finanziaria regionale; un anno a Angelo Pollicini (movimento autonomista adp). Luigi Vegezzi, commercialista di Saronno, ex amministratore della Saiset, società che gestiva a Saint-Vincent i giochi americani, è stato condannato a quattro anni (due condonati) e 12 milioni per estorsione, evasioni fiscali e furti. Un anno, invece, ai 22 controllori regionali (la casa da gioco è della Regione Valle d'Aosta) per corruzione (il reato iniziale era malversazione) per aver percepito circa mezzo milione il mese -fuori busta» dalla società del casinò. Il difensore di Giovannini, Graziano Masselli, commenta: -Sentenza dura, anche se noi siamo moderatamente soddisfatti*. Per il pm, Bruno Tinti, -sono state accolte le tesi dell'accusa*. La concussione, imputata a Andrione, Chamonal e Giovannini, è caduta, ma è stata accolta la tesi della parte civile (avvocati Vittorio Chiusano, Ennio Festa e Giuseppe Zanalda) della truffa aggravata. La vicenda del Casino de la Vallèe comincia la notte dell'll novembre 1983. Trecento agenti della Finanza armati di rnitraglietta e protetti da giubbotti antiproiettile fanno irruzione nella casa da gioco dopo la mezzanotte. L'operazione non è isolata: alla stessa ora vengono bloccate le roulette di Sanremo, Venezia e Campione. I quattro casinò italiani sono accusati di essere «banche» della malavita organizzata. Le prime imputazioni sono di riciclaggio di denaro «sporco» e di associazione per delinquere di stampo mafioso. Chamonal e Masi finiscono in carcere, Giovannini fugge in Francia e verrà arrestato nel 1987 a Lugano, in Svizzera. A dicembre gli imputati salgono a oltre settanta e Andrione fugge sulla Costa Azzurra a Nizza poche ore prima dell'arrivo della Finanza nel palazzo regionale ad Aosta. L'istruttoria dura cinque anni: «perde» parecchi imputati e il reato più grave, lo stampo mafioso. Rimane ia concussione ora cancellata dalla sentenza. Enrico Martine.