Grosz: il '56 ungherese non si liquida con battute

Grosz: il '56 ungherese non si liquida con battute Grosz: il '56 ungherese non si liquida con battute BUDAPEST — Dopo dieci mesi al vertice del pc ungherese, Karoly Grosz denuncia divisioni e contrasti tra i dirigenti, che rallentano il passo alle riforme e renderanno forse necessario -un rimpasto». Per attaccare quanti ostacolano la sua politica dall'interno del partito, Grosz ha rilasciato un'intervista pubblicata contemporaneamente dal giornale del partito, Nepszabadsag, e da quello del governo, il Magyar Hirlap. Grosz parla di-una guerra combattuta tra noi stessi» e afferma: -Io credo che le differenze di natura e di stile di lavoro esistenti nella dirigenza e che derivavano finora da fattori soggettivi... incominciano a diventare differenze politiche-. E cita i giudizi su fatti passati, certe accentuazioni nazionalistiche e la valutazione sui tempi di attuazione delle riforme come esempi di temi «sui quali io vedo che sta emergendo una differenza di opinioni nell'ambito più ristretto del vertice». Queste divisioni stanno provocando un "deterioramento- dell'efficienza del partito sul piano dell'attuazione politica e perciò Grosz prospetta un intervento del comitato centrale che potrebbe decidere cambiamenti ai vertici. "Il comitato centrale dovrebbe valutare t'operato della dirigenza e se giunge alla conclusione che l'ufficio politico o la segreteria generale... non sono in grado di adempiere al loro compito dovrebbe trarne le opportune conclusioni». -Un vertice e un capo devono fare i conti con questa realtà». Grosz, impegnato a proseguire sulla strada delle riforme imboccata dall'Ungheria, ma con gradualità, in modo da scongiurare eccessive reazioni dei settori più legati al passato, ha coinvolto nelle sue critiche uno degli esponenti più liberali del nuovo corso, Imre Pozsgay, per una dichiarazione che ha fatto sensazione nel Paese. Pozsgay ha detto sabato alla radio che l'insurrezione anti-comunista del 1956 non va giudicata come una controrivoluzione, termine con cui viene condannata da sempre dal partito comunista ungherese, ma come un genuino moto popolare. Grosz giudica prematura questa valutazione e riferendosi all'opera di revisione storica degli ultimi 40 anni, condotta da un'apposita commissione di partito guidata da Pozsgay, ha affermato che spetta al vertice del partito trarre le conclusioni: -Le conseguenze politiche che noi traiamo dalla valutazione scientifica non possono per ora essere decisive. La conclusione politica viene tratta non dalla singola persona né da una commissione ma dal comitato centrale». In un'intervista trasmessa alla tv lunedì sera, lo stesso Grosz non aveva escluso che il comitato centrale potesse giungere alle stesse conclusioni di Pozsgay «se i fatti lo giustificano-. La parola d'ordine ufficiale, tuttavia, sembra quella della prudenza su un tema così scottante per la vecchia classe dirigente e per i partiti fratelli. In sintonia con questa linea, il primo ministro Miklos Nemeth, parlando alla Camera del commercio, ha definito «are grosso errore» affibbiare etichette di una sola parola a complessi avvenimenti storici e un atteggiamento del genere, ha ammonito, può fare incorrere in errori ancora più gravi. Nemeth ha lasciato intendere che il giudizio del partito sui fatti del '56 potrà essere modificato solo parzialmente. -Il termine "insurrezione popolare" può trovare un posto nel riesame, come anche (quello di) rivolta terroristica anti-socialista che ha provocato una tragedia nazionale, perché l'inizio è stato totalmente diverso dalla fine-. Nemeth è parso voler dire che il partito non metterà in questione l'opportunità che le truppe sovietiche intervenissero a soffocare la rivolta. (Agi)

Luoghi citati: Budapest, Ungheria