Che cinema ragazzi Ma è tutto vero...

Museo delle immagini in movimento a Londra Museo delle immagini in movimento a Londra Che cinema, ragazzi! Ma è tutto vero... UNA breve lotta con il velluto rosso cupo che soffoca il respiro e impedisce i movimenti. Nel buio della sala un silenzio strano, interrotto da un lontano rumore di catene trascinate, lamenti, rintocchi funebri. Lo spettacolo è appena iniziato: sulla parete di fondo appare un teschio ghignante, che svolazza su un paio di ali. Poi un fantasma con la falce in spalla, e un diavolone cornuto che diventa sempre più grande. Il pubblico assiste attento e alla fine della proiezione gli spettatori delle prime dieci file non si alzano; restano immobili al loro posto. Una debole luce illumina i copricapi ornati di piume e fiori, e le alte acconciature alia moda di duecento anni fa La platea ovviamente è composta di statue, che hanno assistito impassibili a un vero spettacolo di fantasmagoria — realizzato per mezzo di un antico proiettore che si chiama lanterna magica — insieme ai visitatori del MOMI, ovvero il Museum of the Moving Image, il più nuovo museo del cinema e della televisione, che si trova a Londra, nella zona di South Bank. n MOMI, che fa parte del serissimo British Film Institute — è non solo un museo divertente, ma anche un posto magico, in cui è facile perdersi — dietro a uno spezzone tremolante come agli abiti di scena dei divi — e dimenticarsi di uscire. Racconta la storia di un sogno vecchio come l'uomo: creare immagini in movimento di noi stessi e del mondo che ci circonda, dai primi spettacoli di prassinoscopia, fenacistoscopia c zaumatropia, ai dischi laser delle ultime tecnologie. Dall'ingenuo fantasma della lanterna al cartoon ad alta definizione «Chi ha incastrato Roger Rabblt», tut¬ ta la storia del cinema e della televisione, raccontata attraverso gli strumenti di proiezione, i film, gli attori e gli oggetti a loro appartenuti, le «affiches», le ricostruzioni degli studi di ripresa, e i grandi e piccoli miti di tutti noi, quelle «immagini che si muovono» che ogni tanto ci fanno pensare e sognare. il fascino del MOMI sta nel suo assomigliare poco a un museo, e molto a un cine- Londra: una replica del r ma, o a un set in cui id sta girando un film. Come la sezione dedicata alle prime produzioni: vi si possono vedere brani di film ormai mitici, come «Intolerance» di Grifflth e «Cabiria» di Pastrone, seduti in piccole sale ricostruite secondo il gusto di quegli anni, tra pavimenti a mosaico e le grandi foto di attrici dagli occhi bistrati. «Cinema goes to war». Ai film prodotti durante la Grande Guerra è dedicata una vera e propria trincea: assi di legno e sacchetti di sabbia che si intravedono appena nell'oscurità, e i film si vedono solo attraverso piccole e scomode feritoie nei muri Al «Tempio degli Dei» si accede salendo uno scalone luccicante sormontato da sei gigantesche cariatidi — vi si riconoscono Buster Keaton, Mary Pickford e Douglas Fairbanks. Sul soffitto i ritratti degli dei, da Greta Garbo a Francerca Bertini da Ramon Novarro a robot di «Metropolis» al Monti Ben Turpin, Tom Mix, Stan Laurei e Oliver Hardy, RlnTin-Tin compreso. Tra la sala dedicata a Charlie Chaplin e quella dell'espressionismo (tutta nera, se si escludono 1 bagliori dell'automa di «Metropolis» e il rosso violento del divismo con la forma della bocca di Mae West, creato da Salvador Dal!) ecco il treno della rivoluzione russa, sul quale si prende posto per visionare il meglio della produzione di Eisenstein e Vertov. Il MOMI's Control Centre è invece una sala fantascientifica: sembra finta, eppure è l'unico ambiente vero. Da qui un potente calcolatore controlla i 93 videoschermi e le sofisticate apparecchiature che fanno funzionare il museo, e che permettono la proiezione simultanea di altrettanti film. Poco più in là, il vero King Kong — grosso come una bambola è riposto in una bella scatola elegante, ma perde a ciocche il pelo di coniglio di cui è ricoperto — e tutti i trucchi di ripresa di questo film; il camerino del make-up (dove è possibile farsi trasformare in vamp o in Frankenstein), il cinema d'autore, il Cinerama, le prove di telegenia (sconsigliate ai timidi: le riprese sono immediatamente visibìli a tutti), l'abito nero indossato dalla Monroe in «A qualcuno piace caldo» e i falpalà vittoriani di «Camera con vista». «Window on the world», la finestra sul mondo, ovvero la televisione, dai primi, ingombranti apparecchi mal funzionanti alle antenne-satellite piazzate in cima all'edificio del museo. Dalle serie «nere» di Alfred Hitchcock alle interminabili «soap opera». Ma la tecnologia del MOMI supera se stessa nella sala di prolezione: una delle più innovative nel mondo, con quattro schermi (3D compreso) Abbacinati dalla, luce estema, si esce dal MOMI leggermente confusi — il cinema, a volte, è come un incubo — e quasi certi di averci smarrito dentro spazio e tempo. E allora i ragazzini che si sfidano con lo «skate» sulle scale di cemento, sembra che si muovano, anche loro, come in un film

Luoghi citati: Francerca Bertini, Londra, Salvador