Il nero vince a Sun City Las Vegas del deserto

Il nero vince a Sun City Las Vegas del deserto Il nero vince a Sun City Las Vegas del deserto LJ ILLUSIONE della libertà si chiama Sun City. La Las Vegas dell'emisfero australe è un paradiso artificiale costruito su un'area di centocinquanta chilometri nel cuore di una delle regioni desertiche dell'Africa australe, il Bophuthatswana. Sono state spianate le colline circostanti e, dove non c'era vita, è stata creata artificialmente: vegetazione tropicale, fiori di ogni tipo purché, naturalmente, coreografici, lago artificiale, splendidi prati all'inglese, un grande campo da golf e fauna d'importazione, come i fenicotteri, gli aironi e altre specie pregiate e molto rare. Tutte queste meraviglie finto-naturali circondano il complesso mega-galattico che costituisce Sun City: tre hotel superlusso della catena Sun International (The Cabanas, The Cascades, The Sun City Hotel), e un gigantesco Entertainment Centre. E' la fabbrica del divertimento, il regno della frivolezza, della proibizione lecita, dell'impossibile possibile. E questa è la vera operazione di Sun City: creare qui in pieno Sud Africa (Paese per eccellenza delle restrizioni) una specie di porto franco della prostituzione e del gioco d'azzardo, della integrazione razziale e di tutto dò che nel resto del Pese è vietato. Ed è diventato, sì, un luogo diverso all'interno del Sud. Africa: qui tutto è consentito persino ai neri, ammesso che questi possano permettersi il lusso del gioco o gli alti costi dei biglietti degli spettacoli. Nato nel 1979, il complesso di Sun City ha una capacità di 2178 posti letto distribuiti nei tre hotel, per un numero di visitatori che raggiunge i due milioni all'anno. Dietro le quinte di fiori e palme i paperi neri sudafricani sguazzano nelle pozze artificiali, mentre gli umani si rilassano nelle piscine, si fanno massaggiare dall'acqua delle cascate (anch'esse finto-naturali) o del gigantesco Jacuzzì. Oppure si dilettano in sport acquatici molto socializzanti da fare sul Waterworid, 11 lago artificiale lungo 750 metri, con tanto di molo e barche ormeggiate. Ci si può spingere nell'avventura, prendendo la mongolfiera, il mezzo più giusto per avere una ricca panoramica su quanto l'uomo ha creato dal nulla. A Sun City nulla è lasciato al caso. Sono stati studiati' degli spazi appropriati per non dare il senso dell'affollamento, anche quando il complesso è superfrequentato. n foyer del Sun City Hotel, per esempio, è più grande di un campo da rugby. E poi specchi fontane, giochi di luci spettacola¬ site e piccoli ponti che collegano un isolotto all'altro, n tutto in un giardino scavato per 50 mila metri quadrati sulle colline adiacenti formato da rocce e fiori, palme dal tronco esilissimo, grotte, piante speciali, piscine naturali e angoli variamente addobbati per far sentire a loro agio i pregiatissimi volatili abitanti del luogo. Terrazze panoramiche e ristoranti chic che si possono trovare al The Cabanas, 11 terzo albergo che ha anche la piscina e la vista sul lago. Gli edifici sono collegati fra loro- da un trenino volante, lo Skytrain, il treno del cielo, una monorotaia sopraelevata che impiega circa sette minuti per fare il giro del complesso, con tre fermate, e può trasportare 4000 persone all'ora. A Sun City è facile dimenticare di essere in Sud Afri- ri. Architettonicamente questi edifici sono ultra moderni: grattacieli di acciaio e marmo, bar sopraelevati che si affacciano sul luccichio di denaro delle sale da gioco, ascensori trasparenti come capsule di vetro che attraversano lo scenario di laghetti e isolotti di palme, cascate dì acqua e di fiori. n Sun City Hotel fu costruito per primo, e inserito nel cono di un cratere vulcanico, circondato dalle montagne del Pilanesberg. E' un modernissimo edificio a sei piani e custodisce un casinò con 68 tavoli, 284 macchinette mangiasoldi, un centro per conferenze da G00 posti quattro ristoranti e svariati bar, di cui uno «fluttuante» sull'area centrale, l'Acquarius Bar. La notte del gioco e degli spettacoli, delle belle dorme e del denaro sonante prose- Repubblica di Bophuthatswana, veduta notturna di Sun City gue all'Entertainment Centre. Questa è una macchina del divertimento che pulsa 24 ore su 24: c'è il Superbowl, una sala stratosferica adattabile per congressi, banchetti, ma anche grandi spettacoli (come i concerti di Frank Sinatra e Liza Minnelli); ci sono una discoteca tutta luci e specchi dorati, cinque bar, tre ristoranti, sei fast food, tre cinema e una Bingo Hall da 200 posti totalmente computerizzata. Ci sono slot machine a non finire: 604 per l'esattezza che, sommate alle 284 del Sun City Hotel, fanno 888, un numero magico, quasi un portafortuna L'ultimo e il più avveniristico complesso è The Cascades (1984): 15 piani su due piramidi gemelle che si affacciano su prati e cascate spettacolari, giochi d'acqua alimentati da pompe appo- ca. Questo è un emporio che può contenere qualsiasi desiderio irrealizzabile altrove nel Paese, mentre qui è palpabile come un bel corpo esposto al sole: come l'alcol, il gioco d'azzardo, le donne. Questa è la vera faccia di Sun City, creata come valvola di sfogo per l'afrikaner e come polo d'attrazione intemazionale per rompere l'isolamento del Sud Africa. In questo regno del possibile, si ha l'illusione di essere in un Paese libero, quasi un mondo a parte: artisti di fama mondiale hanno accettato di cantare qui ma altre rockstar americane (il gruppo Artists United Against Apartheid) hanno cantato «I ain't gonna play Sun City» (Non andrò a suonare a Sun City), vedendo nella Las Vegas sudafricana una trappola camuffata da oasi di libertà. Rafrella Rizzo

Luoghi citati: Africa, Las Vegas, Sud Africa