Musei come opere d'arte l'ultima bizzarria tedesca

Visita alle nuove gallerie della Germania Occidentale Visita alle nuove gallerie della Germania Occidentale Musei come opere d'arte l'ultima bizzarria tedesca Inuovi musei tedeschi, ovvero la stravagante Bellezza degli oggetti superflui. Concepiti a metà degli Anni 70, realizzati negli Anni 80, sono il prodotto di una società che non manca più di nulla. Ingeborg Flagge, giornalista specializzata nella ricerca architettonica, parla di «fenomeno yuppie»: «La loro funzione primaria non è più quella di ospitare opere d'arte, come negli Anni 60, ma di essere un luogo dove si passa qualche ora». Un nuovo modo di consumare l'arte in Germania, dunque: 11 contenitore deve eguagliare se non superare il contenuto, ri museo è ormai concepito come uno spazio in cui tutto ha la sua importanza, anche la cucina. Tutti i tedeschi vi raccomanderanno il ristorante della Staatsgalerie di Stoccarda, per esempio, alcuni addirittura prima di consigliarvi l'eccellente collezione del museo. Una concezione che James Stirling, l'architetto britannico al quale Stoccarda deve la sua nuova Staatsgalerie — il museo regionale del Baden-Wùrttemberg — condivide pienamente, tant'è che ribadisce: «Oggi i musei sono luoghi di ricreazione. Alcuni loro elementi architettonici, evocando i centri commerciali, possono' ricordarci — perché no? — l'aspetto mercantile dell'arte e delle esposizioni». In ogni caso, come faceva notare Ingeborg Flagge, è a partire dalla costruzione di questi nuovi edifici «stravaganti» a Stoccarda, Francoforte, Mdnchengladbach e, in misura minore, Dusseldorf— dove il museo realizzato dal danese Otto Weltling si rifa piuttosto a un certo classicismo — che i musei tedeschi hanno acquisito una dimensione internazionale. Senza però aver arricchito le loro collezioni in maniera spettacolare. Questi musei costano cari ma muovono la gente: i visitatori sono aumentati dell'80 per cento rispetto agli Anni 60, quando furono costruiti i primi musei «funzionali». Le enormi somme spese dai Comuni e dalle Regioni per questi musei d'avanguardia non sono mai davvero un problema: secondo' Andreas Wlesand, che dirige a Bonn 11 Centro per la ricerca culturale, «la loro costruzione crea posti di lavoro a livello comunale. Più problematiche sono invece la manutenzione e l'acquisto delle collezioni Comperare quadri non porta vantaggi a nessuno». I nuovi musei hanno anche la funzione di «pubbli¬ che relazioni». L'architettura impressiona più delle collezioni. I turisti arrivano in massa a Mónchengladbach, alla periferia della Ruhr, per visitare il museo Abteiberg, gioiello insolito di questa ' città senza fascino, la cui principale risorsa è l'industria tessile. Quanto al museo di Stoccarda, era al quarantunesimo posto nella graduatoria dei musei della Germania federale. Sei mesi dopo l'inaugurazione della Staatsgalerie è balzato al primo posto, senza che sia stato comperato un solo quadro nuovo... A Stoccarda poi c'è una particolarità: l'ingresso di tutti i musei è libero, un privilegio che risale ai tempi in cui il Wùrttenberg aveva un re. n museo come «esperienza architettonica»: ecco una filosofia a cui aderisce volentieri l'architetto americano ' Richard Meier, che ha progettato il Museo delle arti decorative di Francoforte. Secondo lui, il ruolo dell'architetto è quello di «incoraggiare il pubblico ad andare al museo per far conoscenza sia con il supporto architettonico che con le opere esposte». La realizzazione dei nuovi musei tedeschi è diventata cosi una sfida che hanno raccolto alcuni «architetti artisti». L'austriaco Hans Una sala del museo di M _ A _ AMBURGO*'" A _GERMANIA > Oca I Or, n s ifiSSSSSL t, ^ MÓNCHÉNQLADBACHJl FRANCOFORTE «STOCCARDA MONACOq SVIZ AUSTRIA ITALIA Hollein, che ha progettato il museo municipale Abteiberg di Mdnchengladbach, concepisce l'architettura come arte autonoma, «un'arte che non deve rinunciare al suo valore intrinseco ' neanche quando l'edificio' ha una vocazione sociale e ancora meno quando l'architettura entra in concorrenza con le arti plastiche». Ciò che sorprende è la tendenza tedesca degli Anni 80 ad aprire le porte alla sperimentazione di creativi spesso reclutati all'estero: Gran Bretagna, America, Danimarca... Alcuni vedono in questa scelta un segno di snobismo da parte di un Paese ricco. Di fatto, ancora una volta la Germania si confronta con la sua storia. Gli architetti d'avanguardia che oggi progettano i nuovi musei tedeschi sono stati segnati, se non influenzati, da Ludwig Mies van der Rohe e Walter Gropius, i due più brillanti architetti tedeschi degli Anni 20, che si rifugiarono negli Stati Uniti perché Hitler detestava la loro modernità. C'è dunque una certa logica nel «ritorno» in Germania delle concezioni architettoniche postmoderne, anche se la continuità dell'architettura tedesca è avvenuta fuori dalle frontiere della Germania. Quanto al recente Borire di nuovi musei, è anch'esso la conseguenza logica dell'evoluzione culturale della Germania dopo il '45. Nell'immediato dopoguerra non furono certo i musei ad avere la priorità nella ricostruzione del Paese. Prima vennero le case, le scuole, gli ospedali, le palestre, le piscine... e soprattutto le chiese. Per strano che possa sembrare, il governo spese molto negli Anni SO, un'epoca di miseria e di fame, per costruire chiese moderne. I primi musei comparvero negli Anni 60. Avevano un carattere funzionale. L'esempio forse più bello e più riuscito è il Museo WilhclmLehmbruck a Duisburg, nella Ruhr. La costruzione è di Manfred Lehmbruck, il figlio dell'artista, che all'inizio pensava solo a una sistemazione per le sculture del padre. Nel nuovo progetto della Villa Metzler (una costruzione dell'800 a Francoforte) e della nuova Staatsgalerie di Stoccarda (edificio neoclassico del XIX secolo), gli architetti hanno dovuto tener conto delle «rovine». Dice James Stirling: «Stoccarda è stata distrutta dai bombardamenti e ancor più, forse, dalla ricostruzione del dopoguerra. La salvaguardia degli antichi edifici della Galleria era un criterio im- portante per vincere il concorso. Ho fatto in modo che il pubblico potesse circolare tra il corpo nuovo dell'edificio e quello antico senza sentire una rottura fisica né psicologica». Resta il problema delle collezioni Quelle del museo Abteiberg — l'interno di Hans Hollein è di rara bellezza e la sistemazione è unica — vanno dall'espressionismo all'arte minimale. La maggior parte delle tele espressioniste che il vecchio museo possedeva prima della guerra furono confiscate dai nazisti e il museo ha potuto riacquistarne soltanto una parte. Ma il direttore del museo guarda ancora più lontano dell'arte d'avanguardia esposta nelle sale. Pensa che l'artista dovrebbe venire a creare le sue opere nel museo, in funzione del museo. Un'idea molto avanzata che Werner Schmalenbach, direttore della Kunstsammlung, il museo regionale della Renania-Westfalia a Dusseldorf, non condivide: «Quando si è trattato di costruire un nuovo museo a Dusseldorf, ho rifiutato il progetto di James Stirling perché lo trovavo troppo egocentrico. Per me conta soprattutto il contenuto del museo». Una teoria che mette in pratica da 26 anni comperando, come ama dire, «opere, non nomi». L'anno scorso ha speso più del suo budget annuale per un Matasse. I direttori dei musei oggi sono obbligati a comperare le opere allo stesso prezzo dei privati Ed è un prezzo molto alto. Secondo Andreas Wiesand si può parlare di una vera Borsa dei collezionisti: «Molte opere esposte nei musei non appartengono al museo, vengono prestate dai collezionisti. Ci sono degli impresari che valutano e negoziano il prezzo». Prestando le loro opere ai musei i collezionisti non fanno soltanto una buona azione. Tele e sculture acquistano valore.per il solo fatto di essere passate per quelle sale. In cambio, il rischio per il museo è quello di vedersi ritirare le opere senza preavviso. Un problema che conosce bene il direttore di Abteiberg: soltanto un piccolo numero delle opere attualmente esposte è di proprietà del museo. Marie-France Calle Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» &nchengladbach con sculture dell'artista americano George Segai