Viareggio: conto alla rovescia e poi i carri levano l'ancora

Viareggio: conto alla rovescia e poi i carri levano l'ancora Viareggio: conto alla rovescia e poi i carri levano l'ancora NELLA nebbia dell'inverno, al confine tra Viareggio e l'autostrada, due costruzioni grigie e industriali, disposte l'una davanti all'altra, hanno un aspetto spettrale. Grandi calchi di gesso abbandonati davanti e nove nomi dipinti sui portonclni d'ingresso alimentano un'atmosfera ambigua. Figure alte più di dieci metri, piedi penzolanti dal soffitto, ginocchia in flessione, nasi cartacei e giganteschi, pance rosee e rigonfie ancora mutilate delle gambe disegnano i contorni di una scena lillipuziana che attende il tocco magico che le dia corpo. I sorrisi già dipinti su alcuni faccioni, il via vai caotico di chi si arrampica fino al soffitto o sguscia da sotto un busto di cartapesta, i suoni metallici di trapani e martelli invitano a restare per il risultato finale. Per gustare il sogno a lieto fine occorrerà aspettare fino all'ultimo momento quando, il 22 gennaio alle 14, si aprirà il portellone e i nove carri usciranno in strada. Solo allora i volumi colorati, finalmente assemblati, si espandono e si mettono in funzione: il pistone idraulico, nascosto sotto 1 corpi di cartapesta, fa salire in tutta la sua. altezza la parte centrale (fino a quindici metri) le coulisse e le leve mimetizzate sotto i mascheroni azionano i movimenti di occhi, seno, mani, coni e gambe. Cento persone, mascherate e formicolanti sul carro, completano la scenografia. Teatri colorati e in movimento,- i nove carri sfilano dai capannoni fino ai viali a mare, in un percorso di andata e ritomo, per quattro volte: il 22 gennaio per il sta che ha sfidato il tempo per vedere materializzato il suo sogno. In quattro mesi ha presentato il bozzetto del carro, passato la censura del Comitato per 11 Carnevale e lavorato di mano, carta, colla, ili di ferro e pennello per vederlo ultimato. n carnevale a Viareggio comincia a ottobre quando del carro precedente è rimasta solo la carretta e tutte le attività legate al mare sono ferme. Oli stabilimenti balneari chiusi e i bagnini disoccupati, i pescherecci sono in secco e i pescatori in attesa della buona stagione. In quel mese scoppia la febbre del carnevale e il movimento si sposta dalla spiaggia ai capannoni dove rinascono, di anno in anno, équipes di lavoro sotto la guida del maestro carrista Mago della cartapesta, pittore e scultore, ingegnoso artigiano del ferro e del legno, inventore di meccanismi, il carrista non nasce ex novo né si improvvisa. A sua volta è stato «a bottega» e per almeno trent'anni ha prestato la sua manualità per realizzare il progetto di un carro, per plasmare la carta riciclata dei giornali e farne mascheroni, per manovrare nella sfilata quel gigantesco veliero di terra. Il legame tra il carnevale e il mare a Viareggio è strettis¬ Corso mascherato delle Nazioni, il 29 per il Corso mascherato della Fantasia, il S febbraio per quello notturno di chiusura. Solo questi, detti di 1* categoria, partecipano al premio milionario dovuto agli incassi della lotteria di Viareggio. Chi più di tutti freme per l'uscita in strada, prima ancora di raggiungere i viali a mare per la sfilata, è il carri- simo. Anche 11 linguaggio, usato dai lavoranti e dal carrista, tradisce la natura marinara quando chiamano poppa e prua l'inizio e la fine del carro. D'altronde furono proprio i carpentieri che costruivano le navi in darsena a concepire i primi carri fatti di travi e alberi maestri. A fine Ottocento i marinai vi areggini si ritrovavano nei mesi invernali. Tesa una vela tra una casa e l'altra inventavano e costruivano piccole sculture rigide che poi giravano, per tutto il carnevale, nelle vie strette e perpendicolari della vecchia Viareggio. L'idea piacque alla borghesia e all'aristocrazia toscana tant'è che per il martedi grasso del 1873 una comitiva di giovani, frequentatori del Regio Casino, sfilò con le carrozze addobbate di fiori e festoni. Allegria e esibizionismo contagiarono tutti cosi, negli anni successivi, alle carrozze infiorate si unirono i carri figurati. I temi allora erano trionfalistici e glorificavano le nuove invenzioni, quella dei primi cerini come quella della bicicletta. Finché l'anima tra¬

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