L'orrore di un giocattolo tutto negativo
L'orrore di un giocattolo tutto negativo bbi L'orrore di un giocattolo tutto negativo bbi re un bambino «sperimentatore», freddo e distaccato, quando lo sperimentatore che c'è nel bambino crea, modifica e costruisce con gioia e interesse, e non distrugge. I mostriciattoli o l'alleno freddo, meccanizzato nella sua struttura morta, che vuole distruggere il mondo, sono lontani dalla realtà psicologica dell'adulto ma non da quella del bambino che, per la sua natura, dà vita a tutto. L'alieno, dunque, non resta una specie di oggetto disumanizzato, ma diventa il nemico che fa paura, l'altro che bisogna odiare e annientare. La distanza emotiva e l'estraneità della vittima, che dovrebbero consentire di distruggerla senza provare sentimenti di colpa, diventano estraneità sociale del bambino. Non vorrei cadere in un tono retorico, ma lo squartatore o il chimico pazzo che la vita adulta e al rapporto sociale non può che essere considerata diseducativa. L'educazione trasmette invariati molti modelli di comportamento: in questo caso, il modello aggressivo, accettato, condiviso e addirittura donato dall'adulto, non può che essere assimilato dal bambino senza alcuna critica. Non voglio raccomandare di proteggere il bambino dalle esperienze sgradevoli e potenzialmente negative, né di schermargli il mondo o di attendere che sia l'età più adulta a offrirgli i mezzi per difendersene. Segnalo solo che mi riesce difficile immaginare che un genitore chp offre questo genere di stimolazioni, così poco attento da non interrogarsi sui propri comportamenti educativi, egli stesso rapito e compiaciuto dell'onnipotenza distruttiva del gioco, sia poi capace di fornire al bambino quelle dissolve nell'acido ci ricordano Mengele che, ad Auschwitz, usava i prigionieri come oggetti per esperimenti, senza un odio specifico e indipendentemente dai «pazienti» con cui aveva a che fare. O il sicario che giustizia la vittima senza chiedersi se esista, se abbia sentimenti o gioie ancora da vivere, se possa anche soffrire. Qui non esiste neppure un obiettivo o la soddisfazione di un interesse o di una curiosità. L'educazione per il genitore è trasmissione dei propri caratteri di adulto e delle norme che consentono di essere adeguati al proprio ambiente; per il bambino, è collaudo in vista dell'autonomia e annullamento della distanza che lo separa dall'educatore. Se si accetta questa definizione, se ne deve concludere che qualsiasi stimolazione che proponga comportamenti estranei al¬ rassicurazioni e quella presenza matura necessarie per neutralizzare e rielaborare in spinte positive l'esperienza e le emozioni vissute. Mi sembra più probabile che finisca per offrire questo suo piacere come modello di comportamento. Riesce anche difficile immaginare la presunta innocuità del gioco. Non accetto una figura di bambino tanto debole da essere dominato da impulsi aggressivi e incapace di indirizzarsi in senso produttivo, ma non posso neppure considerarlo tanto forte da criticare e abbandonare il modello aggressivo dopo averlo sperimentato o da trasformare lo stimolo distruttivo in spinta evolutiva. Vedo piuttosto il rischio di un indirizzo non felice dello sviluppo. Il giocattolo-horror mi conferma che ci sono giocattoli esclusivamente negativi. La stessa pistola, che mi auguro scompaia dall'elenco dei regali, può servire al bandito e a chi garantisce gli interessi collettivi, mentre il giocattolo-horror non lascia scelta: ha un percorso obbligato che sacrifica creatività e fantasia e porta alla distruzione sadica del mondo. E, anzi, proprio questa distruzione è l'essenza del gioco. Alla luce di queste considerazioni, non pare negativamente moralistico un mondo in cui prevalgono la solidarietà e la capacità di identificarsi positivamente con gli altri e i rapporti produttivi. Nel quale l'altro sia considerato nella sua individualità e non un oggetto repellente che, proprio per questi suoi caratteri, possiamo squartare, decomporre nell'acido a nostro piacere o far soffrire facendogli schizzare gli occhi dalle orbite. Forse oggi è da rivedere, con tutto il rispetto per la
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