I! Paradiso è dei bracconieri

I! Paradiso è dei bracconieri I! Paradiso è dei bracconieri LA situazione meteorologica di questo inverno, caratterizzato da bel tempo e quasi inesistenti precipitazioni in quota, può apparire favorevole alla vita dei selvatici protetti nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. In effetti poche sono le segnalazioni di decessi naturali della grossa fauna protetta, che si è sparpagliata alle quote alte, là ove le scarse precipitazioni nevose permettono un pascolo invernale discreto. Qualche vecchio stambecco, che ormai mal sopporta le alte quote, nei suoi spostamenti, può precipitare | non avvertendo l'insidia del ghiaccio coperto dagli aghi dei larici. Camosci e stambecchi, terminati gli scontri amorosi e gli accoppiamenti, non frequentano come ogni anno i versanti di svernamento, ma cercano con ossessiva disperazione le festuche meno secche, si disperdono nei canaloni o nei pressi delle sorgenti, dove il tepore del sole e l'umidità favoriscono il rigetto delle graminacee, che in queste zone particolari rinverdiscono. C'è però un fenomeno preoccupante e sgradevole che colpisce la grande famiglia degli abitanti delle vette: il bracconaggio. L'assen- gabbiano tridattilo che, privo di predatori del nido, non si preoccupa di allontanare i gusci rotti dopo la schiusa. Questo secondo modo di analizzare un comportamento, osservandolo in specie parenti che si sono adattate ad ambienti diversi, co- ' stituisce il metodo comparato, la metodologia che — a integrazione della sperimentazione — Tinbergen ha introdotto nell'etologia. Nel gabbiano reale, per esempio, che nidifica sulla sabbia, il nido è un semplice avvallamento dove la femmina depone uova rotondeggianti e dove, poiché forte è il pericolo della predazione, vengono rimossi i gusci dopo la schiusa. Nel gabbiano tridattilo, invece, che nidifica sulle scogliere a strapiombo sul mare, il pericolo maggiore è di cadere giù. Il nido allora è a forma di piccolo catino con i bordi rialzati per impedire che i nidiace! precipitino dalle rocce e le uova hanno un profilo ovoidale con un polo molto acuto che impedisce loro di rotolare. Supponendo che tutte le Il mostriciattolo sacrifica creatività e fantasia e port a za di neve di fatto permette su tutto il territorio le scorribande di sconsiderati, che approfittano della situazione per realizzare il disgustoso crimine dell'uccisione e della sottrazione della fauna protetta. Il servizio di sorveglianza moltiplica le proprie forze, con estenuanti controlli diurni e notturni, ma i pochi uomini di cui dispone l'Ente Parco stentano a far scudo al progressivo e spavaldo bracconaggio. Ma ciò che maggiormente addolora, oltre all'impossibilità di bloccare questo fenomeno, sono le modalità con cui gli atti fraudolenti vengono perpetrati. Da settembre a gennaio nelle valli di Cogne, Savarenche, Rhèmes sono stati uccisi otto stambecchi e otto camosci, maschi e femmine, che, inconsapevoli del pericolo, vengono sottratti di notte alla distruzione sa approfittando della luce della luna. I bracconieri abbattono, decapitano, sventrano, spolpano le loro vittime. Evidentemente indisturbati piazzano la loro preda a non meglio identificati committenti. Nel loro piccolo, vere stragi con anche quattro vittime per ogni azione. Al di là del fenomeno grave e sintomo di ignoranza e inciviltà, i bracconieri o chi consuma le carni di questi animali non considerano un aspetto sanitario da non sottovalutare. Al termine dell'autunno, infatti, camosci e stambecchi escono sfiniti dalle lotte d'amore e dagli accoppiamenti e l'acido lattico e l'acido urico si accumulano nelle fibre muscolari. Sono sostanze tossiche che si aggiungono a quelle provocate dallo stress quotidiano determinato dalla vita di branco e dalle ferree leggi che la determinano e a quelle che accumula la disalimentazione invernale del tutto priva di sali minerali. Non per nulla le leggi sulla caccia prevedono lo stop degli abbattimenti prima dell'inizio dell'inverno o sospendono la caccia in presenza di nevicate precoci, perché qualsiasi cacciatore o buongustaio non consumerà mai carne di selvaggi¬ dica del mondo fonte scientifica da cui proviene, la tesi che l'uomo non possa dirigersi oltre la neutralizzazione o la soddisfazione di istinti. L'uomo è aggressivo, ma non vorremmo vedere l'aggressività come una componente che deve inevitabilmente esprimersi e che non può essere direttamente indirizzata in senso positivo. Preferisco vedere il bambino come un'infinita potenzialità di comportamenti capaci di portare a un rapporto utile e produttivo con gli altri. E credo possibile educarlo a trasformare i propri logici e naturali impulsi aggressivi in creatività. Una creatività anche competitiva, o addirittura lesiva se è il caso di difendersi, ma sempre all'interno di quelle norme che presentano e impongono il rispetto per l'altro. L'affermazione che non si può impedire al mondo di svolgere il suo corso mi sembra un'esplicita affermazione di impotenza o, nella migliore delle ipotesi na abbattuta durante l'inverno o di primavera. Si consideri poi che Io spolpamento degli animali, il loro trascinamento, il mancato dissanguamento favoriscono i pabula ideali per il rapido sviluppo di saimonelle listerie, clostridi nonché di altri gerirà. Questi nella pur breve loro vita a scapito dell'ospite, eliminano quantità impressionanti di tossine e veleni appunto :in quei tessuti muscolari, che vengono poi consumati dagli sprovveduti, in banchetti, con la inseparabile polenta. I danni all'uomo sono facilmente elencabili: nausea, dissenteria, uremia, uricemia, tireotossicosi, chetonuria, acetonuria, poliuria, disturbi del sensorio, nonché danni renali clamorosi. Senza contare che queste carni non vengono, come quelle di normale consumo, controllate dai veterinari come prevedono le leggi vigenti. Questi pericoli esistono. Il danno per la comunità si aggrava: alla sottrazione di animali protetti da una parte, si aggiunge la necessità inevitabile, spesso inutile in soggetti predisposti, del ricorso all'assistenza medica e costosissime terapie che paga la comunità. Vittorio Peracino Vincenzo Prunelli Neuropstchiatra Psicoanalista adieriano

Persone citate: Paradiso, Tinbergen, Vincenzo Prunelli, Vittorio Peracino

Luoghi citati: Cogne