Selvaggia e tenera splende la Walkiria di Bernhard Haitink

Selvaggia e tenera splende la Walkiria di Bernhard Haitink Con un ottimo cast ripresentata l'opera di Wagner Selvaggia e tenera splende la Walkiria di Bernhard Haitink ECCO una nuova Walkure, incisa nel marzo scorso e pubblicata or ora dalla Emi (4 CD). La si ascolta con trasporto e una punta di rammarico: ma perché Bernhard Haitink, per anni direttore celebrato del Concertgebouw di Amsterdam, ora stabile al Covent Garden, è così raramente in Italia? Chi l'ha mai ascoltato dal vivo? Personaggio privo di appeal pubblicitario è un musicista di primissimo ordine, come si può capire sin dalle prime battute di questa Walkiria così impetuosa, libera, selvaggia nello scatenarsi delle sonorità orchestrali splendidamente espresse dall'Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese; ma anche tenera, intima, delicata senza smancerie, profonda nello scavo psicologico necessario per approfondire i complessi rapporti tra i personaggi. La concertazione di Haitink ha tre doti. Prima di tutto una grande naturalezza nel "montare» quello che Nietzsche definiva il miniaturismo del discorso wagneriano. La frantumazione della musica nello snodarsi della forma aperta, la successione dei temi e dei raccordi tra un tema e l'altro sono organizzate con un raro senso della continuità: Haitink non perde l'occasione permettere in rilievo quell'elemento principale che, magari due battute dopo, sprofonderà sotto l'insorgere di altre idee ma la cui presenza segreta fonda l'unità del discorso; oppure, quando ciò non è possibile, punta sui contrasti, scoprendo in ogni momento sonorità nuove, armonie inattese, striature cantabili solitamente trascurate. La seconda dote di Haitink è la chiarezza, la trasparenza della concertazione resa possibile dalla meravigliosa orche¬ stra tedesca, guidata con dominio assoluto; la terza un senso spiccato della "modulazione» ritmica, cioè la capacità di mantenere vivo l'impulso anche nei passi più lenti: ne risulta, in tal modo, un senso di rara scorrevolezza, molto difficile da raggiungersi in Wagner. A queste caratteristiche va aggiunta la scelta felice del cast. Protagonista è Eva Marion, una Brunhilde piena di fuoco e di temperamento drammatico, possente negli acuti ma anche in grado di cesellare la parola nella consapevolezza del suo peso semantico. Il duetto finale con il Wotan di James Morris, sorretto, spronato, avvolto dalla meravigliosa orchestra di Haitink s'innalza a veri vertici di vera commozione. Molto buona è pure la Siegliende di Cheryl Studer: voce fresca, pura, trepida nel tratteggiare la delicatezza lirica del sublime personaggio cui Reiner Goldberg si affianca nei panni di Siegmund, sfoggiando un timbro particolarmente luminoso anche se la voce, talvolta, è un poco instabile. Ottimo il basso Matti Salminen nella parte di Hunding tratteggiata con voce robusta ed un'impassibilità volutamente ottusa, carica di selvaggia rozzezza, mentre il personaggio di Fricka trova inVIaltraud Meier un'interprete duttile, dedita ai chiaroscuri e plastica come raramente accade di sentire. Nel complesso, quindi, una registrazione di grande livello, frutto d'un reale approfondimento interpretativo: se ad essa seguiranno quelle delle altre due giornate e del prologo dovrebbe uscirne una Tetralogia da non dimenticare negli annali della storia del disco. Paolo Gallatati \6j /// Una caricatura di Richard Wagner

Luoghi citati: Amsterdam, Italia