Alberi e letteratura

Alberi e letteratura Alberi e letteratura (Segue da pagina 1) utili sono quelli che mescolano le conoscenze. Altrimenti il sapere non comunica più con il sapere». La vita professionale di Brosse è sempre stata nel segno di un approccio orizzontale e non specialistico. Ha studiato Storia, Diritto, Lettere orientali, Scienze politiche. E' stato corrispondente per la radio francese da New York. Tornato in Francia nei primi Anni Cinquanta, è entrato nel mondo editoriale parigino, sostando a lungo da Bernard La/font. Ha diretto opere collettive dedicate a tutto l'orizzonte dello scibile. Ha scritto di suo una ventina di libri, occupandosi, tra l'altro, di Cocteau, dello Zen, dei sogni, dei sensi, Cina, spezie e Hitler. (Per l'insieme delle sue opere ha ricevuto nell'i! il premio dell'Accademia francese) . — A quale esperienza è più affezionato? «Ho partecipato, come capo della redazione di Laffont, alla versione francese del Grande dizionario delle opere e degli autori di Bompiani. E' stato un lavoro molto importante». — Avrà avuto occasione di imbattersi in molte descrizioni letterarie di piante... «Numerose, ma ne ho trovato poche ricche come nel Barone rampante di Calvino. Abbondano netta letteratura russa, In Turgenev e Tolstoj. Troviamo l'albero al centro di molti romanzi di romantici tede- seni e inglesi. Sono straordinari anche i resoconti di viaggio di Humboldt. In Francia sceglierei Rousseau e Bernardin de SaintPierre. Ma in generale, nei Paesi cattolici, gli alberi e la cultura pagana che li celebrava sono stati messi in secondo piano dal Cristianesimo. La memoria pagana è scomparsa». — E il più bell'albero della letteratura qual è? «Non saprei. E' difficile scegliere. Credo sia in un racconto di Rittce. Non ricordo il titolo: il protagonista a un certo punto si appoggia a un grande albero e sente un'energia che entra in lui, ma non capisce da dove viene. E' l'estasi». Il Barone rampante sale su un elee. Poi passa su un olmo, da questo verso un carrubo, poi salta su un gelso. E' la scoperta del regno dei rami nel parco di villa d'Ombrosa II racconto è pieno di particolari. — Ricorda altri scrittori cosi 'competenti'? •No. Gli scrittori non conoscono ormai nemmeno i nomi degli alberi. E con il nome scompare anche la possibilità di individuarli. Ne parlano come di un insieme. Perché non li hanno mai visti da vicino». — Lei come consiglia di osservarli? «Ah! Che domanda personale! Prima di tutto cer¬ co di capire bene di che tipo di "amico" si tratta. Poi mi appoggio a lui, mi siedo sotto le sue fronde. Ma forse sono influenzato dal fatto che conosco la cultura orientale e buddista Nel Buddismo l'albero è importantissimo. E' sotto un albero che Budda ha l'illuminazione». — Come Newton... «Certo. Quando si è soli, seduti sotto un grande albero, si può diventare Budda o Newton». Dopo la carriera movimentata attraverso le diverse voci dell'enciclopedia moderna (ma sempre con un debole per la natura), Brosse si è ritirato con la moglie, scrittrice anche lei, in una casa «piena di verde, spazio, silenzio, aria. Tra cavalli e dove ogni tanto capita un cervo». — • Rilegge più spesso Balzac o Newton? «Balzac. Ma 1 "miei" libri li hanno scritti LéviStrauss, Eliade, Dumézil». Autori che cercano di andare alle origini. Come Brosse. Nell'altro volume pubblicato da Studio Tesi, L'ordine delle cose, egli scrive, ansioso: «L'uomo si preoccupa meno di conoscere che di comprendere; meno di comprendere che di dominare e meno ancora di dominare che di utilizza- MicheleNeri

Luoghi citati: Cina, Francia, New York