Poveri alberi dimenticati dalla letteratura

Poveri alberi dimenticati dalla letteratura Intervista con Jacques Brosse, saggista della natura, che oggi riceve il «Premio Nonino» Poveri alberi dimenticati dalla letteratura LES EYZIES (PERIOOBD) — Per entrare nel paese delle meraviglie, Alice s'infila in un buco sotto una siepe. Cosimo Piovasco di Rondò inaugura la sua vitadabarone rampante salendo su un elee. Mentre per descrivere il primo amore tra Julieti Sorci e Madame de Renai, Stendhal sceglie, nel Rosso e il nero, il grande tiglio nel giardino di Vergy. Alberi, arbusti, siepi, a mondo vegetale, a parte rare eccezioni come quelle citate, è un ospite dimenticato della letteratura. Non è protagonista, spesso non ha nome ma è solo unità non identificata del gruppo 'alberi'. Sullo sfondo. E cosi i boschi non sono minacciati solo nella realtà inquinata: rischiano di scomparire anche dalle pagine. Un rimedio c'è: un libro. Lo ha scritto un autore francese ancora sconosciuto da noi. Per essere tradotto, Jacques Brosse ha dovuto attendere il suo ventiduesimo titolo e una convocazione in Friuli, a Percoto. Qui riceverà oggi il Premio internazionale Nonino 1989 per i due libri Storie e leggende degli alberi e L'ordine delle cose, entrambi in uscita a giorni da Studio Tesi, il primo con prefazione di Sciascia, il secondo di Soldati. (Il Premio Nonino risit d'aur viene invece assegnato a Carlo Sgorlon, mentre un premio speciale viene destinato quest'anno alla rivista Time per la sua copertina dedicata alla Terra malata). Il Premio internazionale Nonino, riservato a chi promuove attraverso le lettere la civiltà contadina, non poteva arrivare più giustamente. Dopo Amado, Senghor, Lévi-Strauss, Henry Roth e Gurevic, ecco questo naturalista, bo¬ tanico, geografo, saggista della natura e al suo libro sugli alberi, un lessico preciso e leggero delle piante più comuni. In Storie e leggende degli alberi, robinie e ontani dimenticati dall'uomo ritornano. Attraverso la rievocazione dell'arrivo in Europa, i loro mitici poteri curativi, con il percorso affascinante del loro nome in una poetica genealogia vegetale. Per saperne di più abbiamo raggiunto Jacques Brosse, ora sessantaseienne e con una tuga carriera nell'editoria alle spalle, nella sua casa di campagna di Les Eyzies. In pieno Périgord, la regione più 'naturale» di Francia. — Nel suo libro lei insiste sulla necessità di rispettare gli alberi. In che senso? •<I1 mio è un invito a difendere gli alberi da un punto di vista metafisico. Vorrei che la gente si ricordasse che nelle civiltà antiche era vietato danneggiare gli alberi perché erano considerati divini. E davano all'uomo molto più di quanto non offrano oggi, anche se vengono sfruttati industrialmente. Ogni pianta aveva il suo posto insostituibile nel ritmo e nella vita del pianeta. Come dimostra per esempio il Calendario degli alberi dei celti. «Ma è anche una questione pratica, di economia Un biologo indiano ha dimostrato che il valore reale di un albero (per esempio l'ossigeno che fornisce) è trecento volte maggiore di quello commerciale». Nel racconto di Brosse ci sono sorprese per ogni tipo di lettore. L'agnocasto era considerato dai greci un anafrodisiaco. E non sbagliavano: i biochimici vi hanno trovato una sostanza con potere sedativo. Secondo la credenza popolare il biancospino non veniva mai colpito dai fulmini, quindi ci si poteva assopire vicino senza paura. La più bella descrizione letteraria è di Proust, quando narra di Combray. Se il nocciolo fornisce il rametto dei rabdomanti, è grazie al legno di olmo e ontano che Venezia si regge ancora in piedi. Scienza e magia, viaggi, folclore e gioco degli etimi si mescolano in un tentativo di guardare la natura dal punto di vista della natura. Quasi liberati dalla presunzione di conoscenza dell'uomo. «Sa perché i mìei libri non sono molto conosciuti? Perché non viene accettato il mio eclettismo. Non è amato dalle case editrici, dalle istituzioni. Di fronte alla ricerca interdisciplinare che è alla base di questo libro, 1 miei colleghi si sarebbero messi le mani nei capelli. E' un guaio: i lavori Michele Neri (Continua a pagina 3)

Luoghi citati: Europa, Francia, Friuli, Venezia