In testa al capopopolo diamo una patatata

In testa al capopopolo diamo una palatala Alla ricerca delle parole con tre sillabe ripetute sullo Zingarelli In testa al capopopolo diamo una palatala LA puntata precedente si chiudeva su alcuni -oggetti inventati»: Inventati per via di palindromo. Inventare un oggetto per via di palindromo implica lavorare pazientemente su una parola, un prefisso, un suffisso, fino a costruirne un'altra, leggibile anche da destra verso sinistra. Una parola che sui dizionari non c'è, ma che, in un mondo non eccessivamente fantascientifico, potrebbe anche esserci: perché no. Marzio Basaglia (Torino) ha lavorato su «-teca», ottenendo lo splendido palindromo «acetoteca», che viene fatto di immaginare come un locale sotto il cui usbergo si raccolgano i più raffinati fra i conditori di insalata, bisognosi come sono di conforto, protezione, Esiste l'idea del locale, perché esiste il nome: e il nome esiste perché serve a farci un bel palindromo, grazie all'ingegno di un Marzio Basaglia. Tutto ciò a una rubrica di giochi linguistici basta ed avanza: ci pensino poi i filosofi a dimostrare che così non va bene. Non è la prima volta, a dire il vero, che parlando di giochi linguistici si incontra la questione delle parole inventate. Inventate: oppure, ma è lo stesso, sorte per combinatoria linguistica dalle pieghe di una struttura giocosa, come è il palindromo, o l'anagramma. Il palindromo pare in particolare molto adatto alla bisogna. Una settimana fa, oltre aU'acetoteca di Basaglia ci siamo perversamente goduti Votturarutto, gli ippopotopoppi (-esseri dotati di poppe pachidermiche») e l'ac- cavallavacca («strumento per caricare mucche su cavalli, o anche mucche su mucche»), tutti di Marco Morello (Castiglione, TO). Parole deliziose, ma anche nomi di oggetti che sicuramente potrebbero semplificarci la dura vita quotidiana. Questa settimana ne ho in serbo un'altra: la carotata. Ricordate ancorale «sagome bifronti»? E' un gioco in cui bisogna togliere a una data parola la prima (o le prime) e l'ultima (o le ultime) lettera, per poi leggere da destra verso sinistra ciò che rimane. Ho in deposito molte sagome bifronti dei lettori, e le vedremo tutte con calma, per poi parlare (finalmente) di un altro gioco che ho più volte annunciato: le «sagome non bifronti», o «sagome» tout court. Tra le sagomi bifronti che ho in cartella, ce n'è una che anticipo qui, perché toma utile per il discorso delle parole inventate. Tempo fa ho ricevuto una bella lettera di Roberto Morraglia (Sanremo, IM), che delle sagome bifronti è un vero cultore. Me ne manda un po', affastellate tra antipodi, cambi e scambi di lettere, false etimologie {■■Stradivario: differenza abissale»). Confusa fra le altre, e senza alcuna delucidazione, spicca questa sagoma: «metatoracelcarotate». La prima parola ha dieci lettere, la seconda otto: come lunghezza è una sagoma del tutto rispettabile, e ha anche un suo ritmo, una sua cadenza che denuncia il buon gusto enigmistico dell'autore. Già, mi direte voi, ma cosa diavolo saranno le «carotate»? Una domanda così può riempire se non la vita, almeno quota parte delle vacanze. Consultiamo il dizionario. Lo Zingarelli ci spiega che l'operazione del carotaggio consiste nel prelevare carote allo scopo di ottenere informazioni sul sottosuolo; non siamo certo aH'accavallavacca di Morello, all'acetoteca di Basaglia: ma poco ci manca. Direste mai, voi: «non carotare quel terreno, che l'ho già carotato io»? Suona inconsueto. Questo chiedevo innanzitutto a me stesso, quando l'onda dei ricordi mi ha depositato sulla battigia di altre vacanze. Sono passati alcuni anni, e mi trovavo a Napoli. Mi ospitava, conducendomi per le vie della sua città e sottoponendomi quesiti linguistici da emicrania, l'enigmista Guido Iazzetta. In particolare ricordo che, in un giorno di quel non lontano dicembre, Iazzetta mi sfidò a trovare parole in cui una stessa sillaba fosse ripetuta tre volte consecutivamente. Sorrisi con sussiego, e si¬ bilai: capopopolo: po, po e po (si trova anche nelle Bizzarrie letterarie di Anacleto Bendazzi, Ravenna 1951: il repertorio enigmistico e giocoso che non mi stanco mai di citare). Era l'unica parola italiana che, a mia insufficiente scienza, mostrasse la caratteristica richiesta. Iazzetta sorrise con sussiego ancora maggiore: «Capaci tutti, di leggere il Bendazzi. Di parole così ce ne sono almeno altre due». Ovviamente mi arresi. D. trionfante Iazzetta mi rivelò subito la seconda parola. Non è una bella parola. e Bendazzi non credo l'avrebbe pubblicata. Non la si può scrivere sui giornali, e non c'è neanche sullo Zingarelli (per aiutare 1 maliziosi dirò che la sillaba ripetuta tre volte è ca. La terza volta è solo una parte di sillaba). Al contrario, e incredibilmente, l'altra parola analoga a capopopolo sullo Zingarelli c'è. Si tratta di potatala. Da: Il Nuovo Zingarelli, XI edizione, ristampa 1986 (Zanichelli, Bologna), pagina 1349. 'Palatala: raro. Colpo dato con una patata, specialmente lanciandola». Che risate, quella volta, con Iazzetta! E, non contenti, abbiamo esplorato poi assieme il dizionario, fino ad approdare ad aranciata (ibidem, pagina 114), Aranciata si definisce prima come la bevanda che tutti conosciamo, ma poi è gratificato di un'ulteriore accezione, arcaica, che recita con bella concisione: «colpo d'arancia». «Orsù: diamo una patatata (un'aranciata) a quel ca... del capopopolo!». Purtroppo neanche un vocabolario può essere perfetto, e perfettamente esaudire i nostri più segreti desideri: tra gii articoli ortofrutticoli oggetto di lanci — si immagina verso una ribalta maldestramente occupata — inutilmente si cercherebbe, sullo Zingarelli, la carota di Morraglia. Forse si ritiene che estendendo la possibilità di funzionamento contundente alla nobile radice tutte le massime sulla «politica del bastone e della carota» prenderebbero una sfumatura ambigua. Né del resto me la sento di escludere che Morraglia, coniando una parola così bella, pensasse a qualcos'altro. Però in cuor suo, secondo me, aspetta anche lui una prossima edizione di un vocabolario che (dopo Carotaggio, Carotaio, Carotare) aggiunga: 'Carotata: raro, arcaico. Colpo vibrato mediante una carota». E se non lui, l'ottimo Morraglia che qui saluto con amicizia, lo sogno io. Scrivete a Tuttolibri, redazione Giochi, via Marenco 32,10126 Torino. Stefano Bartezzagfai alatala

Luoghi citati: Bologna, Napoli, Ravenna, Torino