La cercan qui la cercan là la Primula Rossa ritornerà di Alberto Ongaro

La cercan qui la cercan là la Primula Rossa ritornerà Per i 200 anni della Rivoluzione francese ritorna il personaggio inventato dalla baronessa Orczy e portato sullo schermo da Leslie Howard La cercan qui la cercan là la Primula Rossa ritornerà EVOCATA dalle celebrazioni del duecentesimo anniversario della Rivoluzione francese è ricomparsa maliziosamente in questi giorni una figura popolare dimenticata da qualche tempo. Si affaccia dalle pagine di un libro con l'aria di dire 'C'ero anch'io, vi piaccia o non vi piaccia non potete parlare di quegli eventi senza menzionarmi né prendere sotto gamba il molo che vi ho avuto». Non è una figura storica come Robespierre, Danton o Saint-Just, ma un personaggio immaginario di gentiluomo inglese, un sofisticato eroe della conservazione, una sorta di Robin Hood dei ricchi che guarda ai borghesi incattiviti e al popolo con aristocratico disprezzo. Seco come il libro lo presenta' «Più alto della media anche in Inghilterra dove le alte stature sono all'ordine del giorno, largo di spalle, robusto e massiccio di forme, egli sarebbe passato per un tipo completo di bellezza virile se non fosse stato per una certa espressione sonnolenta e annoiata degli occhi azzurri profondamente incavati nell'orbita e per il perpetuo riso vuoto e frivolo che sembrava quasi sfigurare la bocca dalla linea energica. Era passato quasi un anno da quando il baronetto Percy Blakeney, uno dei più ricchi possidenti d'Inghilterra, il re della moda e dell'eleganza, l'amico intimo del principe di Galles, aveva stu¬ pito tutta l'alta società londinese conducendo in patria di ritorno da uno dei suol lunghi viaggi all'estero, una moglie francese, un'attrice drammatica bellissima..,». Non occorre di più per capire che si sta parlando della Primula Rossa, l'inafferrabile protettore della monarchia, il gentiluomo apparentemente fatuo, vile e un po' cretino, dietro il quale si nasconde in realtà il più audace, pericoloso e beffardo nemico della rivoluzione. La casa editrice Salani cui va riconosciuto il merito (assieme alla Sonzogno, alla Corbaccio, alla Treves/Treccani/Tumminelli) di aver portato la leggerezza dell'avventura nella pesante infanzia e nella ancora più pesante adolescenza di chi ora si aggira attorno alla sessantina, ha avuto la spiritosa idea di riproporre la Primula Rossa quale figura con tutte le carte in regola per partecipare in qualche modo alle celebrazioni del bicentenario della rivoluzione borghese: un po' di frivolezza reazionaria nella seriosità della ricorrenza. Del resto nella memoria collettiva il personaggio reato nel 1905 dalla baronessa Orczy, scrittrice inglese di lontana origine magiara, sembra avere lo stesso spessore dei personaggi in carne ed ossa che fecero la rivoluzione o la subirono. E chi ricorda il «e? ira, cà ira!» rivoluzionario non ha certo dimenticato i versetti della canzone che i partigiani della monarchia messi al mondo dalla baronessa avevano composto per esaltare le gesta del gentiluomo inglese che aveva sposato la loro causa e che cercava di salvarli dalla ghigliottina portandoli oltre Manica: «La cercan qua la cercan là/ dove si trovi nessun lo sa / che impadronirsi mai non si possa / della dannata Primula Rossa?». Il tempo finisce per omologare e mettere sullo stesso piano personaggi reali e personaggi immaginari, amici e nemici, rivoluziona¬ ri e monarchici, suggerisce riabilitazioni che sembravano impossibili come ad esempio quella recente di Maria Antonietta fatta dal pubblico e da alcuni grandi giornali francesi (fra i quali Le Mondej cfte definiscono calunniose tutte le voci che da un paio di secoli circolano sul suo conto e che la assolvono in nome della storia. La Primula Rossa va comunque assolta per avere appassionato tre o quattro generazioni, cosa non da poco che la riscatta dalla colpa di aver fatto fare delle figuracce ai sanculottes. Certo, al consolidamento del personaggio e ad assicurargli una durata hanno largamente contribuito le varie fortunate versioni cinematografiche e televisive di cui è stato oggetto, i volti di Leslie Howard, di Barry Barnes, di David Niven, di Marius Goring. Sfogliando il libro della nuova edizione della Salani viene soprattutto in mente Leslie Howard nel doppio ruolo della Primula Rossa e del frivolo baronetto e la nonchalance con cui riusciva a nascondere la propria attività clandestina anche alla propria moglie nel film del 1935 che ha fatto palpitare le platee di ragazzetti e di adulti cui non importava nulla delle sorti della monarchia né di quelle della rivoluzione ma che si accontentavano di godersi un bel drammone ricco di colpi di scena e di suspense. Ma anche il libro è molto divertente; se non altro perché tutta la retorica del romanzo popolare nel quale abitualmente i poveri sono i «buoni» e i ricchi i «cattivi» vi è rovesciata e i nobili francesi sono dei bravi ragazzi esposti alla capricciosa e feroce tirannia di una classe di maleducati mascalzoni che, oltre a non essere inglesi e a non spper star bene a tavola, si divertono a tagliare la testa alla gente di rango. 'Non vedete che al di là della Manica (dice uno dei personaggi minori del romanzo) quei maledetti francesi passano il tempo ad ammazzare tutta la nobiltà; tengono in prigione il loro re e la reale famiglia, commettono ogni sorta di indegnità mentre intanto i nostri saggi ministri leticano tra di loro per decidere se noi inglesi dobbiamo lasciar correre o dare una buona lezione a quelle canaglie?: Quando uscì nel 1905, Le avventure della Primula Rossa ebbe un tale successo in tutto il mondo che la baronessa Orczy, scrittrice fino ad allora impegnata in storie d'amore, si affrettò a scrivere uno dopo l'altro altri dieci romanzi che avevano per protagonista sir Percy Blakeney. La formula del gentiluomo dalla doppia vita aveva funzionato bene e valeva la pena di sfruttarla fino in fondo. I romanzi successivi confermarono il successo del primo. La formula era davve¬ ro azzeccata, cosi bene azzeccata che più tardi fu ripresa da altri. Sicuramente figlio della Primula Rossa è don Diego de Vega, alias Zorro, il giovanotto californiano che combatte contro gli spagnoli creato nel 1919 da Johnston Mcculley. Anche lui come sir Percy sembra molle e imbelle, anche lui lascia dopo ogni impresa il proprio segno (la Z iniziale del soprannome adottato) così come sir Percy lasciava il marchiò di una primula rossa come traccia del suo passaggio. E in qualche modo sono figli della Primula Rossa anche l'Uomo Mascherato di Lee Falk e Superman e tutti (tanti, troppi) gli eroi popolari che nei romanzi per ragazzi, nel comics, nei film nelle serie televisive vivono una doppia esistenza e nascondono deliberatamente la propria audacia dietro facce di indolenti cretini. Si ringrazia qui la benemerita Salani per aver riportato alla luce 11 modello originale. E' probabile che, passato il bicentenario, la Primula Rossa torni a sparire per comparire magari più avanti. D'altra parte non può farne a meno: sparire e comparire è il suo destino segnato nei versetti della canzone che celebra le sue imprese: 'La cercan qua la cercan lai dove si trovi nessun lo salche impadronirsi mai_ non si possa/della dannata Primula Rossa?». Alberto Ongaro Leslie Howard in una scena del film «La primula rossa»

Luoghi citati: Galles, Inghilterra