Brunetta pittrice di fantasia e pazienza

Brunetta, pittrice di fantasia e pazienza Un ritratto della stilista scomparsa attraverso i suoi ricordi, le lettere, gli aforismi Brunetta, pittrice di fantasia e pazienza « D IO nella sua clemenza infinita, ha creato il gatto per permettere all'uomo di carezzare il leone». Con questa sentenza, quasi un motto da antico emblema, si potrebbe aprire la silloge degli aforismi di Brunetta, al secolo Bruna Matel-' di Moretti, pittrice, caricaturista, nonché straordinaria disegnatrice di moda e di costume, scomparsa a Milano il primo gennaio scorso. Altrettanto utilmente, si potrebbero raccogliere anche le sue poesie d'amore, gli articoli di moda e le singolarissime lettere traboccanti di fiori, gatti e cuori scritte agli amici. Quest'artista, inclusa nel 1960, dal «Sunday Mirror» di Londra fra le Exghteen ofthe World's most Powerful women e unica italiana invitata a collaborare sulle pagine di «Voglie» e «Harper's Bazaar», offre una serie di note che definiscono il suo rapporto con l'arte: "Disegnare vuol dire avere il coraggio di cimentarsi in una delle cose più difficili che esistano; sì, perché a disegnare non si impara mai: si disegna per la vita, è come un matrimonio, non un concubinaggio» e ancora: •Per disegnare occorre che l'occhio si abitui a sottolineare il più possibile delle cose» ma soprattutto «per riuscire d disegnare bene occorre una volontà di ferro, una modestia a prova di bomba e occorre possedere un'autocritica spietata». Concludendo: «Ho fatto migliaia di disegni, ne ho scartati moltissimi, le mie mani, la mia mente non sono mai state inattive. Ho molto letto, studiato, guardato, ascoltato. Io sono fatta di poesia e di pazienza». L'universo della moda suggerisce a Brunetta una serie di spunti che denunciano le sue predilezioni culturali: «Se Balzac ha consacralo nella letteratura il valore della moda, soltanto Proust ne ha poi scoperto il si- ■jn infinitn hn nnifinnin in/jm/i Nell'olmi,i^iinno ^>/-»tW,'*h»jh< gnificalo intimo. Nell'evoluzione continua degli abiti indossati dai suoi personaggi vi è una tale ricerca che si può definire quella delle mode perdute»; e dopo orge di colore, Brunetta dice: 'Confesso di andare ogni tanto a sfogliarmi una pagina della pittura spagnola per rivedere i neri luminosi della ripetizione ossessiva del quadro di El Greco, con gli uomini in nero e collarina bianca di pizzo, nel quadro del "Seppellimento del conte d'Orgaz" che sta a Toledo. In pittura abbiamo il nero "scolpito", un granite di Seraut, un nero Goya allucinante, un nero ovattato e profondo di Odilon Redon. I sarti decretano che il nero è luce, sole nero esplosivo, forma e cosa vivente che regola un colore viva- Ali» _!■ f1_ ce, insomma ha bisogno di compagnia, se non di diamanti. Nel "Cortegiano" Balthazar Castiglione annota che il nero dona più grazia all'abito che nessun'altra tinta. Rifiuto del colore anche per la Venezia in bautta. In Spagna le damazze si fanno ritrarre da Goya vestite di nero con pizzi neri che fanno risaltare la loro pelle ambrata. Nell'Ottocento Théophile Gautier ironicamente commenta che il lutto è una bella fortuna per la donna». Note fulminee sono riservate anche ai protagonisti della moda, come il sarto-cuoco, che quando è sufficientemente esperto 'Sta vicino all'osso, per poterlo rivestire come più gli aggrada» e che "mangia sempre ama¬ „nl ^,.j,K.„ 41 f/^,,, ni nMn«n; »„I7a ro nel dubbio che il suoflan si afflosci sulla pedana. Ma tutto, si sa, è sempre cibo squisito per le donne, le poverine accettano ricette sballate o pepate a seconda dell'umore, ma non abbandonano mai la mensa, non si saziano mai». E se «il sarto è uno che cerca sempre e la donna è una che aspetta sempre» Brunetta potrà concludere affermando: "Sono stata la prima a far muovere le donne nei disegni. Se ne stavano immobili, fino allora, nei loro vestiti di moda, con le loro collane e cappelli e piume, in posa come santini sulla carta», mentre -indomabili» le appaiono invece 'le giornaliste che da anni sema mai darsi un turno stanno intorno alle pedane di mezzo mondo, e che finiscono per assumere un certo aspetto di eternità, un senso di eternità infine come la esprime la moda stessa. I sarti amano-odiano queste necessarie ninfe della penna». Della sua vita — ironicamente definita «come un romanzo» — ricorda se stessa in un sincopato brano autobiografico: 'Dal seggiolone, guardando il castello di re Arduino in quel di Ivrea, anticamente Eporedia, grazie al Cesare (che ancora mi ricordai!!). Cullata dalla Dora Baliea, naturalmente il più bel fiume del mondo. Non si ricordano date, se non alberi, campagna ineguagliabile, Brunetta andava a cogliere violette e tra una passeggiata da Medioevo, sbirciava le signore con veletta, donne che avevano una storia di amori e di maldicenza. Così sono poi nati gli scarabocchi e i geroglìfici sui quaderni di scuola e allora anche l'amore per il cinema ha dato una spinta al racconto, che è poi tutto un correre per inquadrare la più captàbile delle creature, quella che a parere della "bambina" — che lo è ancora giacché scarabocchia sempre — era degna di essere disegnata a memoria, ma "giusta" -jj j l— _ , , r 1 — : di atteggiamento e abito. La zia ricca mandava alla bambina povera delle riviste di moda estere». Il racconto prosegue frantumandosi nel rivoli di mille ricordi: dalla famiglia di orìgine veneta, ricca d'arte e di musica, con la madre 'donna eccezionale, piena d'amore per tutti, con più estro della Duse», il padre, militare di stanza ad Ivrea, clarinettista esperto in tutti gli strumenti a fiato, uno zio nell'orchestra di Toscanini 'Che giurava solo su Mozart» e una zia ballerina alla Scala, i fratelli arrampicati sul pianoforte e lei, Brunetta, che esordisce suonando la chitarra e studiando danza classica. Poi gli studi artistici a Bologna e a Torino, rincalzare delle prime collaborazioni, l'incontro con il pittore e illustratore Filiberto Mateldi, animatore del Teatro Futurista di Marinettl, maestro e marito maggiore di venticinque anni, grande genio e grande amore dal carattere impossibile, che assisterà per sette anni e l'incredibile mole di lavoro al segno di un rigore e di una genialità inconfondibili. Il gatto dell'aforisma iniziale rappresenta tutti i gatti, ma è soprattutto il ritratto di Pucci, «amico della penna e del pennello», persiano leggendario dipinto mille volte e mille volte raccontato da giornalisti e scrittori amici. Narratrice d'istinto, nella sua vita solitaria e intrepida, Brunetta sembra potersi collocare accanto ad un'altra famosa piemontese: la cantante Emilia Mignone in arte Milly, alla quale, oltre ad una volontà ferrea racchiusa in una taglia mignon, l'accomuna quell'ironica intelligenza Innovatrice della propria arte, che ne ha fatto una delle più raffinate interpreti e protagoniste del proprio tempo. Paola Pallott ino Illustrazioni di Brunetta

Luoghi citati: Bologna, El Greco, Ivrea, Londra, Milano, Spagna, Toledo, Torino