A sangue caldo la vera storia di Bonnie & Clyde

A sangue caldo la vera stona di Bonnie & Clyde Per la prima volta in Italia, «Ladri come noi» scritto da Edward Anderson nel '37 A sangue caldo la vera stona di Bonnie & Clyde SI intitola «Ladri come noi» l'ultimo giallo di antiquariato riscoperto in America e pubblicato adesso da Longanesi. Il penultimo (ricordate?) era stato l'anno scorso «Donna nel buio», una dura e sentimentale avventura di Dashiell Hammett del 1933. Stavolta il racconto, praticamente inedito, arriva dal 1937. Scritto da un giornalista errabondo e irrequieto delle tme story magazines, Edward Anderson, morto del tutto dimenticato nel 1969: la critica aveva parlato di lui, quando uscì il libro, come di un altro Faulkner, dì un secondo Hemingway. La storia che ci descrive noi l'abbiamo già vista al cinema, tradotta in ombre bianche e nere da Nicholas Ray nel 1948 in «La donna del bandito» e in ombre colorate da Robert Altman in «Gangster Story» nel 1974; ci ricordiamo soprattutto quest'ultima (la triste e feroce storia, la breve ma felice e ferina avventura di Bonnie & Clyde) per la bianca pelle di Faye Dunaway, il berretto a visiera di Warren Beatty. Una ballata, una favola amara degli Anni Trenta. Ma gli Anni Trenta sono esistiti davvero; e davvero banditi improvvisati, artigiani del delitto in vecchie auto polverose con fucili e pistole, doppiette e mitra, jeans e berretti o vecchi feltri avevano svaligiato banche, travolto cittadini, vissuto avidamente alla giornata fino allùltima breve battaglia coi poliziotti: traditi dall'alcol, da una donna o da un compagno e soverchiati dieci contro uno. Poveri che rubavano ai bottegai, braccianti del delitto, ragazzi come tanti. Bonnie & Clyde erano addirittura due innamorati. Allo stesso modo degli Anni Trenta di film e leggende, un libro capace di mettere poi in moto tutte quelle immagini e quei miti popolari c'era proprio stato. Ed era questo «Ladri come noi». Il suo autore, Edward Anderson, aveva allora trent'anni e raccontava cose che poteva anche avere visto e provato di persona. Aveva fatto, come tanti negli anni della Depressione, il bracciante in cerca di lavoro e il vagabondo sui treni merci che strisciavano lunghi e lenti nella pesante polvere del¬ l'America impoverita e messa a nudo. Anche questa è una immagine che conosciamo dal cinema di quel neorealismo che come sempre venne subito dopo. Così ad Anderson gli riusciva di scrivere (ve ne accorgerete, ad apertura di pagina) una prosa e dei dialoghi veri, «piatti come la prateria e limpidi come il vasto cielo». Se c'è un libro capace di far dimenticare il suo film, quasi con gli stessi mezzi espressivi, è proprio codesto «Ladri come noi» dove la ballata, la leggenda di Bonnie & Clyde si racconta come un reportage in diretta, un «A sangue caldo» che nei suoi secchi paragrafi riproduce dal vivo i discorsi, i gesti, i pensieri e le crudeltà fredde, le diffidenze, l'ignoranza, il sospetto, e finalmente anche il semplice e noncurante coraggio contadino di una generazione di piccoli gangster autodidatti che crivellarono in quegli anni la piccola provincia americana avviata a rimettersi in piedi. Edward Anderson era nato nel Texas nel 1906 e crebbe lì e nell'Oklahoma, e cominciò a lavorare nei giornali. Ma tra una redazione e l'altra si imbarcò su un mercantile, fece il pugile, suonò il sax. Fece anche il commesso e scrisse romanzetti d'avventura. Nella Depressione fu lavoratore stagionale su e giù dai treni coi vagabondi d'America. Nel 1934 si sposò, si stabilì a New Orleans e nel 1935 pubblicò il primo romanzo «Hungry Men» (Uomini affamati). «Ladri come noi» («i politici, disse T-Dub: ladri come noi. Solo che hanno più giudizio e usano la lingua» ) è il suo secondo e ultimo libro. Anderson andò anche a Hollywood a fare sceneggiature, ma non gli piaque e tornò ai giornaletti di provincia: morì che ne dirigeva uno a Harlingen, nel Texas. Non pubblicò più nulla, anche se si sa che scriveva, «Ci si chiede sempre — dice Lawrence Block che lo ha riscoperto — perché uno scrittore smetta di scrivere. A volte penso che dovremmo meravigliarci di più di quelli che non smettono». Claudio Savonuzzi Edward Anderson: «Ladri come noi». Longanesi, 211 pagine 22.000 lire. Warren Beatty e Faye Dunaway nel film «Gangster story»

Luoghi citati: America, Hollywood, Italia, New Orleans, Oklahoma, Texas