L'altra Italia nelle foto di Antonicelli di Pier Franco Quaglieni
L'altra Italia nelle foto di Antonicelli Una raccolta di istantanee scattate agli intellettuali antifascisti dal 1938 al 1942 L'altra Italia nelle foto di Antonicelli Con le immagini di Benedetto Croce ritratto durante la villeggiatura nel Biellese quelle di molti altri personaggi che in lui riconoscevano un maestro di libertà: Bobbio, Mila, Zini, Salvatorelli, Ada Gobetti TORINO — Domani alle ore 21 al Circolo della stampa verrà presentato il volume di fotografie di Franco Antonicelli «Ricordi fotografici», edito da Bollati Boringhieri. Tra gli altri, interverranno Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone. Franco Antonicetti — come ha affermato Massimo Mila — non fu un fotografo con indulgenze estetizzanti, malgrado la sua raffinatissima sensibilità letteraria. Egli concepì la macchina fotografica come «un sussidio della ricerca storica, uno strumento di documentazione per conservare all'avveni- re testimonianze iconiche della realtà». Il libro curato da Franco Contorbia, sottile studioso dell'opera di Antonicelli, riprende, ampliandolo, il volumetto 'Ci fu un tempo» pubblicato dalia Regione Piemonte nel 1977. Ritroviamo immagini di Franco Antonicelli e della sua vita familiare e politica, fotografie scattate dallo stesso Antonicelli ed infine fotografie raccolte nel corso degli anni da Franco, squisito collezionista. La parte più viva ed interessante è comunque quella relativa all'Antonicelli fotografo: si tratta di istantanee che ritraggono quella che Bobbio definirebbe -l'Italia civile: Scattate quasi tutte nel periodo che va dal 1938 al 1942, esse sono ambientate soprattutto nel Biellese, a Sordevclo dove Antonicelli villeggiava in casa del suocero Annibale Germano e a Pollone, luogo di vacanza per Benedetto Croce e ritrovo dell'intelligenza libera di quegli anni difficili. Molti sono i ritratti di Cro- ce visto nella sua initimità domestica e quotidiana. Per Antonicelli Croce rimarrà fino alla fine un punto dì riferimento, al di là dell'impegno politico che caratterizzò gli ultimi anni della sua vita. Insieme al filosofo vengono ritratti Zino Zini, Umberto Cosmo, Mario Fucini, Luigi Salvatorelli, Francesco Bernardini, Ada Gobetti, Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, tanto per citare qualche nome. E' l'immagine complessiva di un'Altra Italia, quella che, in pieno fascismo, rimaneva fedele agli ideali della libertà senza piegarsi al conformismo e alla retorica imperanti. Franco Contorbia sottolinea come Antonicelli si avvicini a molti di loro «con la oietà che si conviene ad un . .'reo d'ombre». E' difjicile concordare con il curatore su un'affermazione cosi categorica perché Franco in quegli anni era tenacemente legato a quel mondo. Sarà solo la Resistenza ma soprattutto le profonde delusioni del dopoguerra a portare Antonicetti ad un distacco — neppure poi del tutto traumatico •jnei confronti di quella borghesia liberale a cui egli —- a pieno titolo — apparteneva. Giustamente Alessandro Galante Garrone ha sostenuto tempo fa, che anche nelle scelte più marcatamente di sinistra (come la candidatura al Senato nelle liste del pei) Franco restò sostanzialmente un liberale, eretico sé si vuole, ma liberale. Se si può in parte accogliere il giudizio di Contorbia riferendolo alla vecchia classe dirigente liberale sconfitta dal fascismo e legata ad un passato •irrevocabilmente estinto», va tuttavia ricordato che molti di quegli uomini e di quelle donne che Antonicelli ritrasse, rappresentavano i 'Compagni e i maestri» a cui molti guardarono in momenti tragici della storia del Paese. Anche uomini come Alessandro Casati e Marcello Soler! non possono essere liquidali come ultimi, nostalgici epigoni del naufragio pre-fascista. Interessante è anche vedere i gusti dell'Antpnicelli collezionista: oltre a fotografie dell'amatissimo Gozzano, ritroviamo immagini di Carducci, di D'Annunzio, di Pascoli, di Slataper, di Onofri, di Pavese, di Augusto Monti, dì Calamandrei, di Camilla Ravera... Se pensiamo alla distanza abissale tra D'Annunzio e la Ravera, ci appare abbastanza netta la figura poliedrica di Antonicelli che non può essere visto solo in base al travaglio politico, intimamente sofferto e lentamente maturato nella sua coscienza nel corso degli anni. n libro rivela un Antonicelli che, come è stato osservato, fu un finissimo letterato ma fu anche un uomo d'azione, ebbe le arti ammaliatrici del conferenziere, ma seppe anche tenere infiammati discorsi sulle piazze.. Questa è la più autentica ricchezza umana di Antonicelli, non la sua ambiguità. Su questa linea la riscoperta della sua opera è in parte ancora da interpretare e forse consentirà di tratteggiare un ritratto a tutto tondo di Franco meno legato alle contingenze ùltime della tua vita che pure rappresentano una scelta degna del massimo rispetto. Pier Franco Quaglieni Benedetto Croce in una rara immagine a Sordevolo, nel Biellese, con Franco Antonicelli
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