La voglia di Barocco alla Corte dei Savoia

La voglia di Barocco alla Corte dei Savoia Pregevole documentazione sulla cultura del '600 a Torino La voglia di Barocco alla Corte dei Savoia In un volume edito dalla Cassa di Risparmio il ritratto del secolo d'oro del Piemonte TORINO — n patrimonio di opere, di arredi, di strutture architettoniche legate alla storia delle regge sabaude, e più in generale alla cultura figurativa piemontese, si è ora arricchito di un nuovo e pregevole volume della Cassa di Risparmio: 'Figure del Barocco in Piemonte. La corte, la città, i cantieri, le province». Terza pubblicazione della collana curata da Giovarmi Romano, preceduta da 'Bernardino Lanino e il Cinquecento a Vercelli» e -Arte di corte a Torino da Carlo Emanuele III a Carlo Felice; questa testimonianza di esperienze operative consente di rinnovare l'incontro con documenti di assoluta importanza che contribuiscono a tracciare la mappa di un impegno e di un discorso sicuramente costruttivo intorno alla 'produzione figurativa piemontese (e i suoi rapporti con la società circostante) negli anni centrali del Seicento». Un impegno che, in diversa misura e angolazione, si può rilevare a proposito della mostra 'Orologi negli arredi del Palazzo Reale di Toiino e delle residenze sabaude» aperta a Palazzo Reale o, per altri versi, nelle ricerche, anche se non tutte di elevato livello scientifico, che tendono a valorizzare gli aspetti del passato, nella presentazione, Romano lamenta, tuttavia, la mancanza di un istituto di ricerca e di 'documentazione in campo artisiico, affine agli istituti tedeschi di Roma e di Firenze»; mentre la •giovane generazione non trova invece una collocazione stabile, tale da garantirle una progettazione del proprio futuro...». Una generazione di studiosi che dovrebbe, quindi, garantire quella continuità del lavoro di ricerca base insostituibile per migliorare, approfondire, divulgare i segni indelebili di una realtà storica che merita indubbiamente appropriati interventi e un ben preciso dibattito metodologico. Al di là di tali considerazioni, che In ogni caso investono il clima di una determinante politica culturale, il libro, realizzato dalla Editris di Torino, concorre a porre l'accento sulla lettura del fenomeni e degli aweni menti che hanno caratterizza to gli interessi della società e della corte del tempo, che hanno guidato le scelte e le acquisizioni formando il tessuto bri, di gazzette, di abiti e di tessuti che arrivavano, per Vittorio Amedeo I, da Parigi: «di tabbi canginate di color d'opale come s'usa qua alla pramaticha, cioè gruppo, mantello foderato del medesimo tabbi, et calzze il tutto guarnito di passamani di setta». E in un altro documento si legge: •Monsieur il conte fece vedere domenicha al cerchio della Regina una nuova moda di passamani d'oro argento.et. setta a ponto come di Spagna sopra un vestito di panno negro d'Inghilterra che fu molto approvato da la Maestà suddetta...». Inq' ìl'ambìente trovarono ospiti, ita, lavoro, riscontri, scultori, pittori, stuccatori, minusieri, ingegneri come il Castellamonte e il Guarini della Sindone, Giovanni Paolo Recchi, 'accreditato dal buon disegno; e 11 nipote Giovanni Antonio; i luganesi Giacomo e Giovanni Andrea Casella; Bartolomeo e Caravoglia e il Dauphin; Giuseppe Maria e Covarmi Domenico Cartone, autori del gruppo marmoreo «Vergine annunciata e angelo annunciante», della Parrocchiale di Roccadebaldl, in cui si avverte un 'gusto severo e prezioso che lasciò una impronta duratura nelle chiese torinesi: U libro ripercorre, quindi, i momenti che attestano, la vitalità della corte che, alla Venaria Reale, si configurava con la caccia al cervo, intesa e interpretata quale «divertimento», li complesso architettonico fu perciò fondato «per avvezzar gli strali/della Dea delle Cacce à quei di Marte/chela Caccia e la Guerra è un'istess'arte». Nell'ambito degli interessi in campo artistico si rileva, da una lettera, del 1672, di Carlo Emanuele II al conte Gazelli, la volontà di "havere delti quadri di prospettiva, paesi, frutti, battaglie, marine, bambocci, faccie di belle donne istoriate... ma non voglio spendere più di tre in quattro doppie il pezzo...». E fra i quadri si annoverano 1 cartoni di Gaudenzio Ferrari (attualmente all'Accademia Albertina) eseguiti 'maestrevolmente e con gran facilità al solito di tanto autore...», i putti di Bianchi e Jan Miei che dipinse «San Filippo Neri in adorazione della Vergine», ora alla «Sabauda»; Lorenzo Dufour, con il ritratto di «Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours», e Anthon, van Dyck che, nel 1635, dipinse «I figli di Carlo I d'Inghilterra e di Enrichetta di Francia (Maria, Carlo Maria e Giacomo)». Giovenale Boetto, Andrea Pozzo, con 1'-Adorazone del pastori» nella Cappella dei Mercanti, il Sacchetti e Francesco Cairo, il Collegio del Nobili e San Lorenzo, rappresentano un itinerario che si svolge con misura e continuità in questa revisione, corredata da una ricca serie di illustrazioni che completano i saggi di Isabella Massabò Ricci e Claudio Rosso, Michela di Macco, Camilla Barelli e Silvia Ghisotti, Giuseppe Dardanello, Simona Cerutti, e Giovanni Romano che è atteso per un prossimo appuntamento sull'arte in Piemonte. Angelo Mistrangelo connettivo di una visione in cui — notano Isabella Massabò Ricci c Claudio Rosso — "forse più di ogni altra dinastia italiana i Savoia sentirono costantemente di affermare e far riconoscere la loro dignità di sovrani che si ritenevano non solo pari ma per molti versi superiori agli altri potentati della penisola... Vi prevaleva indubbiamente una cultura funzionale al progetto politico dinastico, di volta in volta orientato verso l'espansione o verso la stabilizzazione delle posizioni acquisite nel conlesto internazionale...». In una Torino che nel 1571 contava poco più di 14 mila abitanti, saliti poi a più di 43 mila nel 1702, la corte diede un impulso rilevante attraverso l'attività manifatturiera e finanziaria, l'acquisizione di li¬