Tragica «love story» di provincia

Strangolato in prigione Che facevano le guardie? Due brigadieri tò| carcere di Cuneo sotto inchiesta Strangolato in prigione Che facevano le guardie? Vittima, 7 anni fa, il piellino torinese Giorgio Soldati - «Negligenza e inosservanza dei regolamenti» hanno agevolato l'esecuzione? CUNEO — Giorgio Soldati, 25 unni, il giovane torinese di Prima linea strangolato sette anni fa nel carcere di Cuneo, avrebbe potuto essere salvato dall'esecuzione dei suoi carnefici se la sorveglianza fosse state meno negligente? Secondo il sostituto procuratore della Repubblica Giorgio Giraudo, che ha rinviato a giudizio due brigadieri degli agenti di custodia, Olindo Miele, 34 anni, e Santo Mosca, 31 anni, il tribunale dovrà pronunciarsi sull'inosservanza delle norme del regolamento carcerario che il magistrato contesta agli imputati. La vicenda è uno strascico del processo principale celebrato il 27 novembre '86 in Corte d'assise contro i responsabili materiali della morte di Giorgio Soldati, strangolato nel refettorio alle 16,45 del 10 dicembre '81 dopo un «processo» aperto dai suoi compagni di terrorismo. Perché fu ucciso il giovane piellino? -Perché aveva parlato dopo l'arresto', si giustificarono i terroristi, ma la circostanza venne poi smentita. Il processo contro gli esecutori materiali si era concluso con la condanna a 23 anni di Carlo Bersini, Claudio Piunti, Salvatore Ricciardi e Mario Fracasso, allora tutti brigatisti irriducibili; 21 armi furono inflitti a Vittorio Alfieri e Giorgio Semeria, che sì era dissociato dalla lotta armata. Altri due detenuti, Alfredo Bigiani e Sergio Magrassi, furono assolti per insufficienza di prove. Una guardia, Michele Di Muro, al quale si addebitava di non avere impedito la barbara esecuzione, venne assolto con formula ampia, n dottor Giraudo, che al processo contro i brigatisti aveva sostenuto l'accusa aveva chiesto alla corte la trasmissione degli atti per accertare altre responsabilità colpose emerse dal dibattimento. Dalla nuòva indagine nasce quindi il processo contro i due sot- (.ufficiali, che però si protestano innocenti. Quando i sei brigatisti decisero di uccidere Giorgio Soldati lo attirarono con una scusa nel refettorio, n giovane, come raccontarono in seguito Vittorio Alfieri e Giorgio Semeria, dopo avere negato la presunta «collaborazione» con la magistratura aveva affrontato con grande coraggio il supplizio. Gli assassini per evitare di essere visti dalle guardie avevano ostruito gli spioncini delle poi-te del refettorio. Ora, a Olindo Miele e Santo Mosca (che sono difesi dagli avvocati Luigi Jannettone e Bruno Dalmasso), il decreto di citazione a giudizio addebita di avere -agevolato per colpa l'esecuzione dell'omicidio volontario di Giorgio Soldati' omettendo -per negligenza e inosservanza del regolamento' di eUminare immediatamente l'occlusione degli spioncini delle porte. Gianni De Matteis Zi ,w ite; Giorgio Soldati, nel riquadro e al momento nell'arresto

Luoghi citati: Cuneo