Vlady, 40 anni di cinema di Piero Zanotto

Vlady, 40 anni di cinema Ha terminato «Splendor » di Scola e ripreso a scrivere Vlady, 40 anni di cinema Esce anche in Russia il suo libro sul manto contestatore, il cantautore Vissotskij VENEZIA — E' a Venezia ma non per il carnevale (che del resto sta srotolando le sue giornate stancamente, ovattato inoltre dalla persistente nebbia). Marina Vlady, cinquantanni splendidamente portati, s'è presa un intermezzo diverso, finito il film dì Scola «Splendor» e prima di tornare sulle scene e davanti alle telecamere a Parigi. Si è incontrata con Gianni Da Campo, suo regista (veneziano) dell'ancora recente «Il sapore del grano», visto due anni 'a sullo schermo del Lido, che è anche traduttore del libro di lei, edito con successo a Parigi da Fayard, e che uscirà il 25 gennàio, grazie alla perestrojka, pure a Mosca. Dedicato al poeta contestatore Vladimir Vissotskij. — Di cosa tratta? Vladimir, anche cantante e pure lui attore, fu suo marito». Una biografia? • «Non proprio una biografia. Descrivo i dodici anni che abbiamo trascorso insieme, in Russia, sino alla sua morte nell'80, a quarantadue anni. "Un volo interrotto" è il titolo, preceduto dal nome: Vladimir Vissotskij... ma non soltanto questo. Anche com'era la vita laggiù sotto Breznev. Vladimir era molto amato da tutti. E' stato durante il mio impegno nel film su Cechov di Serghej Jutkevic, nel 1968, che lo conobbi. Ci sposammo senza che gli venisse concesso di espatriare». — Coinè si è scoperta questa sua voglia di darsi alla letteratura? «Questo libro in particolare, che è già anche nelle librerie finlandesi e svedesi e di cui è pure pronta la traduzione .inglese e giapponese,' fu Simone Slgnoret a incoraggiarmi a scriverlo. Ed ora sento'per lei una grande riconoscenza». . ' — E' soddisfatta della traduzione italiana di Da Campo? Chi lo editerà nel nostro Paese? «É* una versione assai fedele, anche (Cosa importante) nello spirito. Si è preso contatto con più di un editore. Per ora siamo allo stadio del pour parler. La spinta in Italia sarà data dalle vendite in Francia. Centomila copie pubblicate, sino adesso. Non c'è male, vero?».- Marina Vlady sorseggia il whisky nel bar dell'hotel sulla Riva degli Schiavoni, dove avviene il nostro colloquio. Una piccola pausa. Poi... «La mia prima esperienza di scrittrice la condivìsi con le mie sorelle maggiori: Olga, Odile — pure esse attrici: Odile mori di cancro nell'80 — ed Hélène. Scrivemmo a quattro mani un libro intitolato "Babuska", che in russo vuol dire nonna. La storia avventurosa della nostra famiglia, i Poliakoff-Baidaroff. Dalla fuga da Mosca durante la Rivoluzione nel 17 di mio padre al suo soggiorno in Jugoslavia, dove conobbe colei che sarebbe diventata mia madre e quindi alla sistemazione a Parigi. Mìo padre, morto nel 1952, era un baritono. Aveva conosciuto il successo a Parigi e a Montecarlo, oltre che in Sudamerica. Si chiamava Vladimir. Cono: sciuta mia madre, che era una ballerina classica, per lei lasciò il canto e divenne pure lui ballerino». — Ed ora? Visto il suo film appena terminato con Scola, e la molta attività in Francia, teatrale e televisiva, ha rinfoderato la penna? «No. Potrei semmai smet¬ tere di recitare, visto che festeggio proprio ora i miei quarantanni di attività: cominciai infatti a soli undici anni, nel 1948, in un film francese — "Orage d'été", diretto nella versione italiana da Jacopo Comin — che da noi si chiamò "Due sorelle amano". Entrai nel cinema correndo sui pattini... ma contìnuo, e con inalterato entusiasmo. Con registi di successo e con esordienti. E' recentissimo il film "Seguimi", diretto dalla giovane tedesca Maria Knilli: sull'emigrazione in Germania dai Paesi dall'Est e la de¬ vastazione dei sentimenti, il senso di straniamento che ciò comporta in chi non può più vivere a casa sua». — Sta forse scrivendo qualcosa di nuovo? «n prossimo aprile uscirà a Parigi il mio secondo libro: "Récits pour Militza", composto di trenta racconti. Militza è il vero nome di mia sorella Hélène Valier». — E un libro su di lei, sulla sua attività? Settanta film (circa) all'attivo, oltre a tanto teatro e senza contare i tvmovie, sarebbero un bel pretesto... «Ad un libro così sta lavorando da tempo Gianni Da Campo. Progredisce molto bene. Per esso bisognerà trovare l'editore giusto, specializzato». — In «Splendor» si è ritrovata insieme a Marcello Mastro ianni col quale fece, lei appena quindicenne, «Penne nere». Primi Anni Cinquanta... Cosa ci può dire? «Con Marcello s'interpretò anche "Giorni d'amore". E' straordinario. Scola ci ha fatti ringiovanire, solo impostando diversamente il modo di porgere le battute, senza autentici maquillages. Il film è una cavalcata attraverso il cinema, dagli Anni Trenta. E io sono in esso una ballerina francese: recitando in italiano, ho dovuto caricare il mio accento d'oltre Alpi. Imitando me stessa di molti anni fa». x Piero Zanotto Marina Vlady con Massimo Troisi sul set di «Splendor»