Una nuova minaccia: gli ecofurbi
Una nuova minaccia: gli ecofurbi I verdi denunciano: sempre più aziende fingono di smaltire rifiuti tossici Una nuova minaccia: gli ecofurbi Autocisterne che percorrono l'autostrada Torino-Piacenza con il rubinetto aperto lasciando sul cemento la scia dei rifiuti industriali liquidi e tossici che avrebbero dovuto trasportare in un'azienda specializzata nel loro trattamento. Altri camion che sulla stessa autostrada, alle tre del mattino, scaricano ai margini delle piazzuole. Imprese che ritirano gli scarti nocivi delle produzioni industriali per 500-1000 lire al chilogrammo e li seppelliscono nella campagna, con la copertura di fittizie attività di bonifica agraria, li depositano presso vecchie cascine, in cave o capannoni abbandonati. C'è stato anche chi ha finto di riutilizzare come fertilizzanti nelle campagne di Pomaro, in provincia di Alessandria, i fanghi di depurazione civile. Cresce la montagna di rifiuti da smaltire: soltanto quelli industriali nocivi — il problema più serio — sarebbero stati nel 1988, in Piemonte, qualcosa come 160 mila tonnellate in base alle stime della Regione (la fonte è la Fiat Engineering). Oli impianti seri si contano sulle dita di una mano e le imprese che li gestiscono sono messe alle corde da un mercato schizofrenico, condizionato dall'assoluta competitività di chi finge di disinquinare. Lo dimostra il caso della ditta di Antonino Ferrara di Robassomero che, sottoposta a verifica fiscale dalla Guardia di Finanza, non è stata in grado di spiegare dove e come, per vie legali ovviamente, avesse smaltito fusti di pericolosissima polvere d'amianto. A quella stessa impresa, assai attiva nel trasporto dei rifiuti in Africa via Romania e già dirfida ta in passato, la Provincia aveva rilasciato una nuova autorizzazione il 10 settembre scorso. Oltreché sulla Ferrara, «interrogazioni urgentissime» sono state presentate in Regione sulla Biotto di Cirio (che occupa l'area della vecchia Ipca, la fabbrica del cancro), sull'Interchim dello stesso paese, sull'Elma-di Moncalieri... n consigliere regionale della Lista Verde, Nemesio Ala, denuncia «il moltipliaarsifuordi ogni controllo delle aziende che intervengono nel campo dello smaltimento e del trattamento dei rifiuti. Imprese che in parte hanno rapporti fra loro tali da far pensare ad un gioco dell'oca, con i rifiuti che passano dall'una all'altra come partite di giro e ad un certo punto non si capisce più dove finisca¬ no. Si tratta di società di subappaltatori, veri avventurieri lanciatisi sul business dei rifiuti». Ala vuol scrivere un libro sul materiale raccolto: «I casi più clamorosi di illegalità sono stati quelli della Ecosistem di Pontestura e della Ecolibarna di Serravalle Scrivia, che provocarono lo scandalo delle discariche abusive del Tortonese. Il titolare della Ecosistem è stato condannato in tribunale ma continua a svolgere un'analoga attività: con un'altra denominazione sociale ha riottenuto l'autorizzazione dalla Provincia di Alessandria. Altro problema è quello delle possibili sanzioni: pochi mesi con la condizionale e multe modeste». Per cominciare a mettere ordine in questo settore delicatissimo, propone Ala, occorre molto più rigore nel concedere le autorizzazioni (punendo severamente eventuali casi di benevolenza) e una legislazione che prenda in ben altra considerazione il grave rischio ambientale. «Altrimenti si continuerà a non incoraggiare gli imprenditori seri e a mantenere generalizzata la diffidenza dell'opinione pubblica verso gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti: al. gai.
Persone citate: Antonino Ferrara, Biotto, Nemesio Ala, Pomaro
Luoghi citati: Africa, Alessandria, Moncalieri, Piacenza, Piemonte, Pontestura, Robassomero, Serravalle Scrivia, Torino
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