«Sono il re delle parale assurde» di Simonetta Robiony

«Sono il re delle parale assurde» Salvatore Marino il «giornalista vaniloquente» parla di Poe International Club «Sono il re delle parale assurde» Ventinove anni, nato ad Asinara da madre africana e padre italiano, è il primo comico di colore che fa il «mezzobusto» in tv - Dice: «Bisognerebbe spegnere il Video» - «Ho inventato il mio personaggio guardando la tv durante una malattia» - «Faccio cabaret, perché in teatro potrei solo essere Otello» - Deve la sua fortuna a Renzo Arbore ROMA — E' il giornalista vaniloquente ed aggressivo, efficace ed mutile di Doc International Club, programma per élite insonni di Renzo Arbore e compagni, in onda a mezzanotte su Raidue, proprio come Indietro tutta, dal lunedì al venerdì. In un linguaggio che imita a perfezione tono e suoni, pause ed enfasi, quello degli anchor men della tv di Stato, Salvatore Marino, ogni sera, mette in fila parole senza alcun significato, belle solo perché suonano bene e sono pronunciate meglio, e costruisce così una crudele parodia del mezzo televisivo che porta alle estreme conseguenze il discorso di McLuhan su contenuto e contenente. Ma è davvero tanto inutile tentare di capire quel che vien detto in televisione. Marino? "Non lo so. Certo che a me pare che lutti i linguaggi in tv finiscano per trasformarsi in una pappa informe: negli occhi restano spezzettamenti di immagini, nelle orecchie un ritmo indistinto. Soprattutto con i telegiornali: la professionalità dei conducenti finisce per prevaricare sull'importanza delle notizie». Che fare allora di questa tv? "Spegnerla e uscire di casaandare al cinema, farsi una pizza, vedersi con gli amici». Usarla è Impossibile? "Qualcuno ci riesce, ma sono pochi perché sconfiggerla è duro». Ventinove anni, nato ad Asmara, figlio di madre africana e padre italiano, unico maschio in mezzo a cinque sorelle, un diploma da ragioniere chiuso nel cassetto, Salvatore Marino è il primo comico di colore approdato sul nostro teleschermo. "Faccio cabaret perché in teatro per medie sono evidentemente un sangue misto non esistono ruoli: se non faccio l'Otello di Shakespeare o Calibano nella tempesta che posso fare? Nessuno mi affiderebbe mai la parte in un Pirandello, anche se poi Pirandello per la sua universalità lo può fare un cinese». Ex dilettante assai appassionato specialista nell'animar serate, ex laboratorio di Gigi Proietti con cui ha girato in teatro con il Cyrano, Marino è approdato al grande pubblico attraverso la rassegna Riso in Italy, ohe si è tornita la primavera- scorsa al teatro Sistina di Roma. Il suo numero si intitolava Marocco e i suoi fratelli: faceva un intellettuale africano che difendeva i suoi contro le angherìe dei bianchi ma anche un venditore ambulante costretto a battere le spiagge per piazzare la sua merce. A far da collegamento tra una macchietta e l'altra s'era inventato 11 personaggio dello speaker tv capace di dire cose assolutamente scollegate dalla realtà ma assolutamente credibili al suòno. -L'idea m'era venula durante una malattia — spiega —. M'ero rotto un braccio, dovevo stare a casa, guardavo la tv, mi annoiavo molto. Di tutto quel che ho visto in testa mi sono rimasti solo alcuni documentari scientifici. Il resto è uno sfacelo. Però ho inventato un personaggio nuovo». Renzo Arbore l'ha scelto proprio dopo averlo visto al Sistina ma il merito 'del suo successo, dice Marino, sta nella cornice che gli ha saputo costruire intorno. Con Arbore é Ugo Porcelli hanno inventato alcuni tormentoni fissi: da quello sugli scioperi dei voli a quello .dei. sondaggi Docsa Domoskopà, da Ma De Mita non replica a Robasera Epaminonda per aprire e chiudere il monologo. Doc è cominciato il 7 dicembre: per qualche sera Salvatore Marino, in perfetta confezione TG2 Flash, è stato scambiato per un vero mezzobusto. Poi ha cominciato a far ridere, il suo modello è Enrico Mentana, rampante vicedirettore di testata: "La mia comunque non è la caricatura di un singolo: è lo sfottò di un modo di fare». ■ Accolto benissimo anche dalla redazione dèi Tg2 che lai ha voluto'suo ospite, allenato quotidianamente dal gruppo di Doc a far piccole variazioni sullo stesso tema, prescelto da Pasquale Squitieri a fianco di Carolina Rosi per il suo prossimo film. L'arabo, una storia sugli immigrati di colore nel nostro Paese, Salvatore Marino ha un solo cruccio: non piace' a sua madre. «La mia è una famiglia di profughi: siamo arrivali in Italia nel 75 da Asmara. Mio padre è morto subito. Naturale chemia madre per il Suo unico figliò maschio avrebbe voluto un lavoro fisso, anche se poi, quando ho avuto il posto in una ditta farmaceutica, l'ho lasciato per tornare a recitare. Comunque non è solo questo. Mio padre e mìa madre hanno vissuto una vita insième ma come lui non ha mai né parlata né capito la sua lingua cosi lei non ha mai né accettato né capito la sua cultura. Mia madre è rimasta profondamente africana. Non guarda mai la ' televisione perché non la capisce. Non solo, considera disdicevole farsi vedere in pubblico, esibirsi, mostrarsi. Quello che faccio la disturba». Ma quando la vede che dice? Marinò ride: «Mi vede poco e quando lo fa ne soffre». Simonetta Robiony Salvatore Marino ha lavorato con Proietti nel «Cyrano»

Luoghi citati: Asinara, Asmara, Italia, Marocco, Robasera Epaminonda, Roma